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I riflessi letterari dell'Unità d'Italia nella narrativa siciliana

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è libero di badare ai fatti propri. Dopo ,invece,avremo libertà,la facilità, il commercio. Tutti<br />

staremo meglio: i preti soli ci perderanno.[...] “ Villa Salina sarà sicura come una roccia, Vostra<br />

Eccellenza è il nostro padre,ed io ho tanti amici qui. I Piemontesi entreranno solo con il cappello<br />

in mano per riverire Le Eccellenze Vostre. [...]Tutto sarà meglio, mi creda, Eccellenza. Gli uomini<br />

onesti e abili potranno farsi avanti. Il resto sarà come prima “ 208<br />

Don Fabrizio è prima arrabbiato, ”umiliato” perché ora si sentiva come uno che doveva farsi<br />

proteggere dagli amici di Russo poi comprende che<br />

Molte cose sarebbero avvenute, ma tutto sarebbe stato una commedia, una rumorosa romantica<br />

commedia, con qualche macchia di sangue <strong>nella</strong> veste buffonesca. Questo era il paese degli<br />

accomodamenti,[...] "Ho capito benissimo: voi non volete distruggere noi, i vostri 'padri'; volete<br />

soltanto prendere il nostro posto. Con dolcezza,con buone maniere, mettendoci magari in tasca<br />

qualche migliaio di ducati. 209<br />

“Solo i preti ci perderanno”ed ha ragione il soprastante perché i conventi verranno chiusi e verrà<br />

confiscata la manomorta, Russo rassicura don Fabrizio che tutto resterà “come prima”, quindi il<br />

principe potrà pensare che ci sarà<br />

soltanto una lenta sostituzione di ceti. Le mia chiavi dorate di gentiluomo di camera, il cordone<br />

ciliegia di S. Gennaro dovranno restare nel cassetto, e poi finiranno in una vetrina del figlio di<br />

Paolo, ma i Salina rimarranno i Salina; e magari qualche compenso lo avranno: il Senato di<br />

Sardegna, il nastro pistacchio di S. Maurizio. Ciondoli questi, ciondoli quelli 210<br />

Don Fabrizio dopo avrà tempo per interrogarsi sulla legittimità della monarchia nuova, per<br />

giungere alla conclusione che “ Del resto neppure Giove era legittimo re dell'Olimpo”. Finalmente<br />

arriva la notizia dello sbarco di Garibaldi<br />

Aprì il giornale. “Un atto di pirateria flagrante veniva consumato l’11 maggio mercè lo sbarco di<br />

gente armata alla marina di Marsala. Posteriori rapporti hanno chiarito esser la banda disbarcata di<br />

circa ottocento, e comandata da Garibaldi. Appena quei filibustieri ebbero preso terra evitarono<br />

con ogni cura lo scontro delle truppe reali, dirigendosi per quanto ci viene riferito a Castelvetrano,<br />

minacciando i pacifici cittadini e non risparmiando rapine e devastazioni, etc... etc...” 211<br />

Il nome di Garibaldi lo turbò, si trattava di “ un avventuriero tutto capelli e barba”, di “ un<br />

mazziniano puro”ma subito il Principe si rassicurò e con disprezzo pensò<br />

Ma se il Galantuomo lo ha fatto venire quaggiù vuol dire che è sicuro di lui. Lo imbriglieranno” 212<br />

e poi, notando che Garibaldi con il suo barbone assomigliava molto al dio Vulcano rappresentato sul<br />

suo soffitto, gli rivolse un ultimo pensiero, sorridendo<br />

208 Ibidem,p.45<br />

209 Tomasi di Lampedusa ,G.,Il Gattopardo,Milano:Feltrinelli,1992 ,p.46<br />

210 Ibidem,p.47<br />

211 Ibidem,p.55<br />

212 Ibidem,p.55<br />

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