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I riflessi letterari dell'Unità d'Italia nella narrativa siciliana

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ene. Lo conosceva bene il re, almeno quello che era morto da poco; l’attuale non era che un<br />

seminarista vestito da generale. E davvero non valeva molto 196 .<br />

Don Fabrizio giudica così duramente i sovrani borbonici perché li conosce e sa quanto<br />

valgono, conosceva bene Re Ferdinando, che gli aveva concesso molte udienze, a Napoli, <strong>nella</strong><br />

reggia di Capodimonte. Un Re che lui ricorda e che ironicamente descrive come un<br />

Re col faccione smorto fra le fedine biondiccie, con quella giubba militare di ruvido panno da<br />

sotto la quale scaturiva la cateratta violacea dei pantaloni cascanti 197 .<br />

La visione che ne dà l'aristocratico e monarchico Tomasi di Lampedusa non è per nulla<br />

ossequiosa, per don Fabrizio il Re è rozzo, poco elegante, impressiona per quell'accento napoletano<br />

che “sorpassava di gran lunga in sapore quello del ciambellano”, e che Don Fabrizio Corbera,<br />

principe di Salina, non può che giudicare come un segno del declino dei vecchi costumi<br />

aristocratici, del disfacimento, della morte<br />

dialetto<br />

Ne’, Salina, beate quest’uocchie che te vedono" […] "Tu, Salina, fai onore non solo a te stesso, ma<br />

a tutto il Regno! Gran bella cosa la scienza quando non le passa p’a capa di attaccare la religione!<br />

[…]La cordialità plebea lo aveva depresso quanto il ghigno poliziesco. Beati quei suoi amici che<br />

volevano interpretare la familiarità come amicizia, la minaccia come possanza reale. Lui non<br />

poteva[...] andava chiedendosi chi fosse destinato a succedere a questa monarchia che aveva i<br />

segni della morte sul volto.<br />

Ma Salina è anche scettico sulla possibilità di un cambiamento, sarebbe cambiato solo il<br />

Il Piemonte, il cosiddetto Galantuomo 198 che faceva tanto chiasso <strong>nella</strong> sua piccola capitale fuor di<br />

mano? Non sarebbe stato lo stesso? Dialetto torinese invece che napoletano, e basta.[...]oppure la<br />

Repubblica di don Peppino Mazzini”Grazie. Diventerei il signor Corbera” 199<br />

Al pessimismo e alla passività del principe si contrappone l’intraprendenza del nipote<br />

ventenne Tancredi, di cui don Fabrizio è tutore 200 , che aveva partecipato ai moti di aprile e che<br />

decide di partecipare all’impresa di Garibaldi. Tancredi lo avverte che ci sarà “Un grande duello,<br />

zio. Contro Franceschiello”<br />

- Si preparano grandi cose, zione, ed io non voglio restarmene a casa, dove, del resto, mi<br />

acchiapperebbero subito, se vi restassi.<br />

- Sei pazzo, figlio mio! Andare a metterti con quella gente! Sono tutti mafiosi e imbroglioni. Un<br />

Falconeri dev'essere con noi, per il Re. - Gli occhi ripresero a sorridere.<br />

- Per il Re, certo, ma per quale Re? - Il ragazzo ebbe una delle sue crisi di serietà che lo rendevano<br />

impenetrabile e caro. - Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica. Se vogliamo<br />

196Tomasi di Lampedusa, G.,Il Gattopardo,Feltrinelli,1992,p28<br />

197Ibidem, p.29<br />

198Si tratta del re Vittorio Emanuele II di Savoia<br />

199Tomasi di Lampedusa ,G.,Il Gattopardo, Milano:Feltrinelli,1992 ,p.41<br />

200Il padre di Tancredi è morto dopo aver dilapidato il suo patrimonio, Tancredi è nobile ma povero.<br />

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