VeneziaMusicaedintorni 48 - RIVISTA COMPLETA - Euterpe Venezia
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cammino: le nostre ricerche si uniscono nella volontà di abitare<br />
questa «città della conoscenza», dove abbiamo la fortuna<br />
di trovarci. Proseguendo su questa linea, la Biennale Teatro<br />
potrà diventare una sorta di «Cambridge dell’arte scenica».<br />
Sembrerà una definizione eccessiva ma, guardandosi<br />
un po’ intorno, ci si rende conto che al giorno d’oggi, in teatro,<br />
non c’è nessuno che stia lavorando a qualcosa di simile. ◼<br />
*iltamburodikattrin.com / doppiozero.com<br />
La formazione continua:<br />
una riflessione<br />
sulla Biennale Teatro<br />
di Andrea Pocosgnich *<br />
Il termine «condivisione» appare più volte nelle<br />
risposte date da Álex Rigola a Roberta Ferraresi nell’intervista<br />
che compare proprio in queste pagine. Ed è in effetti<br />
questo il senso ultimo del progetto formativo ideato dal<br />
regista catalano sin dalla prima edizione del<br />
2010. Il tiro è andato modificandosi di anno<br />
in anno, con in mezzo un festival direttamente<br />
connesso al precedente periodo formativo.<br />
Se nella prima edizione i laboratori cominciavano<br />
in ottobre e terminavano in primavera<br />
inoltrata, questa Biennale ha invece visto concentrarsi<br />
tutte le classi in meno di dieci giorni<br />
permettendo uno scambio osmotico di esperienze<br />
non solo tra i partecipanti, ma anche<br />
tra i maestri, mantenendo comunque intatta<br />
la durata di ogni workshop. È stato curioso<br />
osservare l’affermato Declan Donnellan interloquire<br />
con l’astro nascente del teatro argentino<br />
Claudio Tolcachir del quale fu maestro<br />
in un laboratorio tenuto a Buenos Aires<br />
alcuni anni fa; oppure vedere l’americano<br />
Neil LaBute incrociare il suo particolarissimo<br />
percorso (regista teatrale, drammaturgo,<br />
filmaker) con quello del teatro europeo, distante<br />
per metodo e funzione sociale.<br />
La «Cambridge delle arti sceniche» – così<br />
tra speranza e ironia Rigola chiama il futuro<br />
del suo progetto formativo – ha visto, oltre ai<br />
tre maestri citati, il teatro-danza di Peeping Tom (alle prese<br />
con un lavoro spietato, ma anche allegro e ironico, sul corpo<br />
degli allievi) e il Leone d’oro alla carriera Luca Ronconi con<br />
le sue lezioni su Pirandello che immediatamente divenivano<br />
seminari sull’arte teatrale. Personalità che vanno a comporre<br />
un mosaico eterogeneo e complesso della scena contemporanea<br />
e in parte anche interpreti di una vocazione – per lo più<br />
assente in Italia – che caparbiamente lega tradizione, ricerca<br />
e commerciabilità dell’opera.<br />
Un campus delle arti sceniche, inevitabilmente, è anche<br />
una comunità. Il che comporta una condivisione non solo<br />
degli spazi e dei tempi laboratoriali, il prima e il dopo si mescolano:<br />
la sveglia in ostello, la colazione prima del vaporetto,<br />
la cena, le passeggiate per le fondamenta, lo studio in notturna.<br />
Nel segno di questa condivisione si costruiscono le basi<br />
di un vero e proprio campus. Per ora rimane l’idea, romantica<br />
e affascinante, che deve vedersela con la consueta scarsi-<br />
Alcuni partecipanti ai laboratori (foto di Giada Russo).<br />
tà di risorse economiche. È stato un assaggio. Come definire<br />
d’altronde dei laboratori che nella migliore delle possibilità<br />
hanno avuto una durata settimanale? Cosa si porteranno a<br />
casa gli allievi di LaBute dopo tre giorni di corso? La cura del<br />
gesto e la ricerca sul corpo drammaturgico di Gabriela Carrizo<br />
possono essere appresi con meno di una settimana di lavoro?<br />
È il segno dei tempi, certo: anni in cui gli artisti debbono<br />
vivere in una condizione di formazione perenne, perché<br />
se il lavoro scarseggia bisogna sapersi adattare, fare tutto,<br />
anche impreziosire il curriculum con momenti formativi<br />
mordi e fuggi. La riuscita non è dunque misurabile proprio<br />
perché strettamente legata alle esperienze pregresse di ogni<br />
partecipante. Variegata d’altronde la platea di attori e performer,<br />
più di cento, che hanno risposto all’avviso pubblico<br />
della Biennale, anche grazie ai costi molto contenuti. Resiste<br />
come punto di riferimento principale l’accademia. Il percorso<br />
formativo di lunga durata sembra rimanere la prima tappa<br />
obbligata (quantomeno lo è per chi si è occupato di selezionare<br />
i curricula), ma anche per chi è già inserito nel mondo<br />
lavorativo l’appuntamento laboratoriale col grande maestro<br />
è d’obbligo. Non mancano però artisti che si stanno affermando<br />
tra le nuove generazioni – a seguire il workshop di<br />
Ronconi vi erano ad esempio Claudio Autelli e Licia Lanera,<br />
entrambi vincitori dell’ultima edizione del premio Nuo-<br />
ve Creatività eti, Luca Micheletti, Premio Ubu 2011, alcuni<br />
venivano invece da recenti esperienze nel cinema e nella<br />
televisione. Se escludiamo insomma quel senso di incontro<br />
e condivisione per concentrarci sulla risultante pedagogica<br />
(anche se è chiaro che mentre il primo può fare a meno della<br />
seconda non è vero il contrario) difficilmente riusciamo a tirare<br />
le somme del progetto di Rigola. A sentire i partecipanti,<br />
a parte lo spaesamento iniziale degli attori venuti per Ronconi<br />
che poi si sono trovati a lavorare in gran parte con giovani<br />
registi, l’esperienza ha portato i suoi frutti: artisti come<br />
Claudio Tolcachir e Gabriela Carrizo hanno avuto una presa<br />
immediata sui propri allievi stabilendo un rapporto empatico<br />
e di grande stima. Ma nel caso di una istituzione come la<br />
Biennale un campus estivo deve anche essere l’epicentro del<br />
dibattito artistico, luogo di eccellenza dove si misura il fermento<br />
della scena, punto nevralgico della città, realmente e<br />
per tutto l’anno, open door; l’alternativa è l’ennesimo fast-food<br />
del workshop teatrale. ◼<br />
*TeatroeCritica.net<br />
le biennali 2012 — teatro<br />
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