VeneziaMusicaedintorni 48 - RIVISTA COMPLETA - Euterpe Venezia
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Il provetto stregone<br />
Mario Bortolotto<br />
e le vie della musicologia (3)<br />
un progetto a cura di Jacopo Pellegrini<br />
Il periplo attorno a «Capo Bortolotto» (passaggio<br />
irto di perigli, infido persino, se, quando credi di<br />
aver finalmente afferrato il bandolo del discorso, una<br />
svolta improvvisa, un cambio di rotta verso un’espressione<br />
sibillina bastano a rimettere tutto in discussione, a precipitare<br />
in nuovi labirinti di senso: si veda, e si ammiri, la nota<br />
13 dello scritto di Alberto Caprioli, vero e proprio tour de<br />
force ermeneutico, in virtù del quale anche un comune «lettore<br />
ingenuo» quale lo scrivente è alfine messo nella condizione<br />
di toccare con mano l’intricatissimo congegno di allusioni<br />
e citazioni, dirette e indirette, che può annidarsi in<br />
un qualsiasi enunciato del nostro magmatico prosatore: l’esempio<br />
prescelto è l’explicit d’Introduzione<br />
al Lied romantico), questo<br />
periplo giunge finalmente a lambire<br />
la produzione libraria accumulata,<br />
in cinquant’anni precisi di attività<br />
(1962-2012, ma suoi saggi e articoli<br />
erano cominciati ad apparire un<br />
paio di anni avanti), da un insaziabile<br />
desiderio di conoscenza.<br />
Caprioli, compositore ben noto e<br />
forte studioso di letteratura comparata<br />
(in particolare esplora il rapporto<br />
poesia-musica), interroga per<br />
l’appunto il testo d’esordio, apprezzato<br />
a suo tempo da Fedele d’Amico<br />
e da Giorgio Vigolo (che, non si<br />
dimentichi, era anche poeta in proprio,<br />
e non dei trascurabili), e rileva<br />
come esso sia costituito da «una serie<br />
di microstorie dei Lieder e dei loro<br />
autori», una collana di monografie<br />
(Bortolotto non è davvero un seguace<br />
di Croce, eppure il ritratto a<br />
tutto tondo di singoli autori o opere<br />
è una sua «specialità»: si pensi a<br />
Fase seconda, a Consacrazione della casa, a Dopo una battaglia,<br />
a Est dell’Oriente) all’apparenza indipendenti, ma concepite<br />
secondo un piano unitario, a partire cioè da un’idea<br />
centrale, di solito racchiusa nel capitolo o nelle pagine iniziali<br />
e soggetta a sviluppo e dimostrazione. Libri di un musicista,<br />
quelli di Bortolotto, sostiene Caprioli: punto di vista<br />
già espresso da Stefano Catucci nel saggio comparso sul numero<br />
scorso di «<strong>Venezia</strong> musica e dintorni», e che dalla veste<br />
professionale di chi ora lo riprende e lo fa suo, invoglia a<br />
guardare sotto una luce diversa le rampogne, anche asperrime,<br />
e gli elogi indirizzati al Nostro da nomi illustri: Berio,<br />
Nono, Vlad da un lato, Boulez, Clementi, Donatoni, Pablo<br />
dall’altro. Insomma, schermaglie tra «consanguinei», gente<br />
fatta della stessa pasta.<br />
Il contributo del musicista bolognese, che, secondo un tipico<br />
(e spavaldo) processo di rispecchiamento nella materia<br />
trattata, concede qualcosa allo stile per «illuminazioni»<br />
di Bortolotto, individua nel Lied romantico una quantità<br />
di presagi e anticipazioni critiche invero sorprendente, isti-<br />
Mario Bortolotto (foto di Francesco Maria Colombo).<br />
tuendo confronti e paralleli con la più recente comparatistica<br />
e musicologia internazionale. Dal canto suo, invece, Gian<br />
Paolo Minardi da Parma<br />
(90 km appena, ma è<br />
un altro mondo) affronta<br />
Wagner l’oscuro (2003)<br />
in una prospettiva prettamente<br />
italiana. Criterio<br />
nient’affatto opinabile,<br />
trattandosi della prima<br />
monografia complessiva<br />
dedicata al compositore<br />
tedesco da un autore<br />
italiano dai tempi di<br />
Torchi (1890: ovviamente<br />
non tengo conto dei lavori<br />
divulgativi – Celli,<br />
Mila, Tedeschi – o dei tomi<br />
a firma Borrelli, Pannain,<br />
Rinaldi). In questo<br />
senso offre un inte-<br />
resse specifico la lettura<br />
di Tristano, mio Tristano.<br />
Gli scrittori italiani<br />
e il caso Wagner (1988),<br />
il sapientissimo studio di<br />
Adriana Guarnieri, ricordato<br />
anche da Minardi. Il<br />
nome di Bortolotto vi figura<br />
in rapporto ora ai<br />
«“ritorni” antiwagneriani<br />
al quadrato» (p. 347)<br />
della neoavanguardia (il<br />
Gruppo ’63, Arbasino in<br />
primis), dei quali condivide<br />
l’orrore per il «wagnerismo»<br />
idolatrico, per i<br />
«bidelli del Walhalla» 1 ,<br />
ora all’«indirizzo formalistico<br />
o polemicamente<br />
pragmatico, volto a considerare la produzione wagneriana<br />
preliminarmente in quanto “musica”» (p. 356), impo-<br />
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