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VeneziaMusicaedintorni 48 - RIVISTA COMPLETA - Euterpe Venezia

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36<br />

concerti<br />

Ad Aldo Ciccolini<br />

il Premio<br />

«Rubinstein» 2012<br />

di Vitale Fano<br />

Il prestigioso Premio «Una vita nella musica»,<br />

ideato dall’Associazione «Arthur Rubinstein presieduta<br />

da Bruno Tosi (cfr. pagina a fronte), giunge<br />

quest’anno alla sua trentaquattresima edizione, e sarà<br />

consegnato il 17 settembre, nella Sala Grande del Teatro La<br />

Fenice, al pianista italo-francese Aldo Ciccolini.<br />

Napoletano di nascita, attivo nelle sale da concerto di tutto<br />

il mondo fin dal 1941, anno in cui debutta sedicenne<br />

al San Carlo di Napoli, Ciccolini lascia l’Italia<br />

nel 1971 e si stabilisce a Parigi, diventando in seguito<br />

cittadino francese. È uno dei più grandi pianisti del<br />

Novecento e continua tutt’oggi la sua intensa attività<br />

concertistica, mostrando in ogni esibizione una profondità<br />

interpretativa e una sapienza musicale di straordinaria<br />

levatura.<br />

Nel corso di sette decenni di carriera, ha inciso più<br />

di cento dischi, consegnando alla storia della musica<br />

interpretazioni di grande nobiltà ed eleganza; basti<br />

ricordare le integrali pianistiche di Debussy, Ravel,<br />

Satie, delle sonate di Mozart e di Beethoven, i cicli<br />

completi delle Harmonies poétiques et réligieuses di<br />

Liszt, dei Concerti di Saint-Saëns o Iberia di Albeniz.<br />

La sua produzione discografica rivela il grande amore<br />

per la musica francese, ma c’è anche in lui l’interesse<br />

per autori meno frequentati (Alexis de Castillon, fra<br />

gli altri) e l’attenzione particolare nei confronti della<br />

musica italiana, così trascurata dai nostri connazionali<br />

da fargli maturare la convinzione che gli italiani<br />

siano i peggiori nemici della loro cultura. Ciccolini<br />

ha inciso quattro cd di musica pianistica di Mario<br />

Castelnuovo-Tedesco, il Concerto per pianoforte<br />

e orchestra di Ildebrando Pizzetti, la musica da camera<br />

di Achille Longo e il Quintetto di Guido Alberto<br />

Fano (eseguito anche al Teatro Goldoni di <strong>Venezia</strong><br />

nel 1997 in favore della ricostruzione del Teatro<br />

La Fenice).<br />

Dal 1972 ha insegnato per diciott’anni al Conservatorio<br />

di Parigi, e continua tutt’oggi a dedicarsi a giovani<br />

pianisti di talento che guida nel perfezionamento<br />

e nella ricerca della loro personalità artistica.<br />

Come interprete, sorprendono la fedeltà al testo, la<br />

nitidezza e la precisione che sembrano rifarsi all’insegnamento<br />

di Arturo Benedetti Michelangeli, pietra<br />

miliare del suo cammino artistico. «L’osservanza del<br />

testo non limita l’immaginazione. Anzi, più si rispetta<br />

il testo, più si è liberi. Sembra un paradosso ma è così»,<br />

afferma il pianista nel volumetto Roberto Piana<br />

incontra Aldo Ciccolini (Editoriale Documenta, Cargeghe,<br />

Sassari, 2010), da cui sono tratti i virgolettati che seguono.<br />

Per il pubblico veneziano, Ciccolini ha distillato dal suo<br />

vasto repertorio alcuni brani significativi di alcuni fra gli autori<br />

più amati: Mozart, Clementi, Debussy e Castelnuovo-<br />

Tedesco, quasi a voler suggerire che il giusto ossequio per il<br />

grande repertorio non deve annullare l’interesse per la «propria»<br />

musica. Del Genio di Salisburgo, il pianista sceglie la<br />

Fantasia K475 e la Sonata K457, nate a poca distanza l’una<br />

dall’altra ed entrambe pervase dalla stessa agitazione tragica.<br />

Pensando a Mozart, Ciccolini sostiene che «anche quando è<br />

drammatico, lo è come un bimbo», perché «aveva sempre la<br />

spontaneità dell’infanzia». Dell’amato e «misterioso» Debussy<br />

(«un enigma che ci accompagna tutta la vita»), propone<br />

tre Préludes, tratti dal secondo libro.<br />

Quanto agli autori italiani, la scelta ricade emblematicamente<br />

su Muzio Clementi, padre del pianoforte (fu concertista,<br />

compositore, didatta, editore e costruttore) e capostipite<br />

dei pianisti italiani. Sono arcinote le sue composizioni<br />

didattiche, mentre di rado si ascoltano in concerto le sue Sonate;<br />

l’op. 34 n. 2 è composizione ampia e ambiziosa, forse<br />

trascrizione di un lavoro orchestrale. Ancor meno si sente in<br />

concerto la musica di Castelnuovo-Tedesco, «meraviglioso<br />

compositore completamente ignorato», costretto dalle leggi<br />

razziali a emigrare negli Stati Uniti. La suite Piedigrotta<br />

1924, intrisa di folklore e napoletanità, rielabora materiali<br />

popolari in chiave moderna e sperimentale.<br />

Ciccolini manca da <strong>Venezia</strong> dal 2002, quando eseguì al Palafenice<br />

il Quarto Concerto di Beethoven diretto da Arnold<br />

Östman. L’iniziativa di Bruno Tosi pone quindi rimedio a<br />

un lungo periodo di disattenzione della città nei confronti di<br />

un grande maestro dalla profonda cultura e dallo spirito sagace:<br />

per lui il pianoforte è «come l’aria che si respira» e Beethoven<br />

è come Dio. Nel corso di un’intervista radiofonica<br />

ebbe infatti a dichiarare: «Se Dio non assomiglia a Beethoven…<br />

non m’interessa!». ◼<br />

Aldo Ciccolini (blog.lefigaro.fr).

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