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VeneziaMusicaedintorni 48 - RIVISTA COMPLETA - Euterpe Venezia

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nio mi sembra che – seguendo quelli che sono dei riferimenti<br />

importanti di entrambe le tendenze – molti giovani abbiano<br />

fatto e continuino a fare esperienze coerenti con l’uno o l’altro<br />

tipo di atteggiamento. Non so se Alexander Khubeev conosca<br />

la saturation (probabilmente sì), ma in ogni caso il suo<br />

pezzo potrebbe essere stato scritto da un saturazionista. Non<br />

so quanto approfonditamente il ventenne Shirokov conosca<br />

Morton Feldman, però ne sembra in qualche modo il nipote.<br />

Con questo non voglio togliere nulla alla loro originalità, mi<br />

riferisco esclusivamente alla filiazione intellettuale.<br />

Come sono stati<br />

selezionati i<br />

brani, molti dei<br />

quali in prima<br />

italiana?<br />

È stato piuttostosemplice:<br />

tutti gli autori<br />

che ascolteremo<br />

durante il<br />

festival li avevo<br />

conosciuti precedentemente,<br />

durante i miei<br />

viaggi in occasione<br />

di concerti<br />

e masterclass.<br />

Altri pezzi li ho<br />

sentiti in festival<br />

e rassegne in cui<br />

ero presente come<br />

compositore<br />

oppure semplicemente<br />

come<br />

spettatore. Tutto<br />

il programma,<br />

come anche<br />

la tematica prescelta,<br />

proviene<br />

da un’esperienza<br />

personale.<br />

Com’è riuscito<br />

a organizzare<br />

un festival così<br />

articolato in<br />

tempi di crisi<br />

generalizzata?<br />

Ci sono due<br />

fattori molto<br />

importanti: il<br />

primo riguarda<br />

una nuova consapevolezzadegli<br />

artisti: in una<br />

situazione di difficoltà, non soltanto economica, ma anche<br />

sociale (si è persa del tutto l’idea di andare a un concerto per<br />

scoprire cose nuove, e c’è un’assenza grave di curiosità), il<br />

musicista ha compreso che deve cercare di esercitare la sua<br />

arte a condizioni diverse da quelle di qualche anno fa (a patto<br />

però che restino decorose). Da questo deriva un venirsi incontro<br />

reciproco, cercando da parte nostra di offrire un’accoglienza<br />

adeguata alla professionalità ma senza eccessi (anche<br />

se non credo che in passato vi fossero molti eccessi, alme-<br />

4. Morton Feldman (lastfm.it).<br />

5. Brian Ferneyhough.<br />

6. Tristan Perich.<br />

4.<br />

5.<br />

no nel campo della musica contemporanea…). Questa situazione<br />

si rivela anche un grande filtro, che fa capire chi veramente<br />

«sta sul pezzo» e chi invece preferisce trovare altre soluzioni.<br />

E devo dire che, in generale, ho avuto una buona risposta.<br />

Il secondo fattore ha a che fare con l’appeal internazionale<br />

della Biennale. La stima e la reputazione si creano<br />

con il tempo, e nei suoi più di settant’anni di vita la Biennale<br />

Musica ha, mediamente, lavorato molto bene, acquisendo<br />

sempre maggiore autorevolezza. Io farò di tutto per preservare<br />

e magari rafforzare quest’appeal. Mi sforzerò, attraverso<br />

le programmazioni, di far conoscere la vivacità della musica<br />

d’arte di oggi, a tutti i livelli. Quest’anno ho scelto un tema<br />

concettuale, che ha direttamente a che fare con il linguaggio,<br />

ma altri arriveranno in futuro, direi quasi che li ho già tutti<br />

in mente. Anzi, i temi che ho già individuato sono in numero<br />

eccedente rispetto agli anni che ho a disposizione. Ma,<br />

prendendo spunto proprio dalle difficoltà finanziarie, vorrei<br />

sottolineare un altro aspetto che considero cruciale: io penso<br />

che lo strumento-orchestra sinfonica non rappresenti più<br />

il pensiero della musica d’oggi in maniera adeguata. In primo<br />

luogo per motivi economici: per essere di buon livello,<br />

i concerti hanno bisogno di un certo numero di prove, e le<br />

prove costano. Per ridurre questi costi si prova sempre meno,<br />

6.<br />

con un conseguente, ovvio abbassamento della qualità. Va<br />

aggiunto che le composizioni contemporanee, anche quando<br />

non sono troppo impegnative dal punto di vista della scrittura,<br />

richiedono comunque molta concentrazione, perché non<br />

si tratta di musica di repertorio. E spesso le orchestre, quando<br />

si accingono a eseguire un pezzo contemporaneo, è la prima<br />

volta che lo studiano. In secondo luogo c’è la questione della<br />

competenza dello strumentista rispetto a un linguaggio<br />

che è in grande evoluzione, ma che non viene insegnato nelle<br />

scuole: ognuno si deve costruire da sé la propria esperienza<br />

e le proprie conoscenze. Se un musicista d’ensemble si focalizza<br />

su questo tipo di musica, prima di tutto significa che<br />

ha una grande passione per quel repertorio, e quindi che è disposto<br />

a studiarlo attentamente e con grande impegno. Ecco<br />

perché secondo me gli ensemble, anche allargati, sono il futuro<br />

della nostra musica. C’è poi un terzo fattore: la tecnologia<br />

– dall’amplificazione e dalla sonorizzazione all’intervento<br />

creativo dell’area elettronica – viene oggi regolarmente<br />

utilizzata. E questi sono strumenti che moltiplicano e danno<br />

spessore al colore e al timbro, oltre a fornire novità e varietà.<br />

Personalmente favorirò questa tendenza, preferendo in<br />

genere ensemble con appendici elettroniche alle orchestre. ◼<br />

le biennali 2012 — musica<br />

focus on 21

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