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VeneziaMusicaedintorni 48 - RIVISTA COMPLETA - Euterpe Venezia

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20<br />

focus on<br />

le biennali 2012 — musica<br />

«+Extreme-»,<br />

il primo Festival<br />

di Ivan Fedele a cura di Leonardo Mello<br />

Ivan Fedele è il nuovo direttore del settore Musica della<br />

Biennale, dopo i quattro anni di Luca Francesconi<br />

(2008-2011) e di Giorgio Battistelli (2004-2007). Gli<br />

chiediamo di raccontarci le linee guida di questa sua prima<br />

edizione, a partire dal titolo.<br />

Il titolo «+Extreme-» dà un’indicazione, parla appunto<br />

degli «estremi» presenti nella musica d’arte d’oggi. Nei<br />

miei viaggi degli ultimi anni mi sono reso conto che la giovane<br />

musica si orienta verso le regioni estreme del linguaggio,<br />

quelle che ho chiamato massimalismo o minimalismo:<br />

da una parte ho incontrato compositori il cui pensiero musicale<br />

si esprime attraverso un linguaggio estremamente complesso<br />

dal punto di vista concettuale, oppure estremamente<br />

d’impatto dal punto di vista sonoro, quindi con una compo-<br />

nente timbrica e fonica decisamente importanti. Dall’altra<br />

mi sono imbattuto in interessanti autori che adottano strategie<br />

diverse, il loro pensiero e la loro poetica hanno la necessità<br />

di esprimersi tramite un linguaggio musicale ridotto<br />

all’osso, partendo da un nucleo minimo di elementi, come<br />

per esempio due note che piano piano si distanziano l’una<br />

dall’altra creando battimento, e questo battimento da semplice<br />

fenomeno acustico diventa storia o racconto. Oppure<br />

un solo accordo, quindi un lessico estremamente ridotto che<br />

in realtà viene letto e osservato da più prospettive ma – come<br />

nel pezzo di Kirill Shirokov – è l’unica struttura linguistica<br />

presente in un brano, e le sue varianti, cioè le variazioni, sono<br />

soltanto di tipo temporale. O ancora il pezzo su un solo bit<br />

dell’americano Tristan Perich, con il quale arriviamo al massimo<br />

dell’economia espressiva. Ma se dietro c’è un’idea forte,<br />

anche questo atteggiamento ha una sua valenza e un suo<br />

valore. Così come, per fare un altro esempio, sul versante del<br />

massimalismo la corrente della saturation – di cui Raphaël<br />

Cendo e Franck Bedrossian sono i rappresentanti più in vista<br />

– affonda le radici in un pensiero molto profondo in senso<br />

storico, estetico o direi anche etico. Ci si potrebbe chiedere<br />

cosa vi sia in mezzo a questi due «estremi». Be’, sostanzial-<br />

1.<br />

mente nel mezzo stanno altre due tipologie di compositori:<br />

la prima è rappresentata da coloro che hanno una certa propensione<br />

al compendio, che cercano sempre delle coniugazioni<br />

o delle mediazioni creative degli opposti (e questo è un<br />

fatto interessante, di casi del genere nella storia della musica<br />

ne abbiamo avuti tantissimi). La seconda tipologia comprende<br />

chi si fa tentare da una sorta di manierismo di una nuova<br />

koiné, di un nuovo codice, e spesso scivola nell’accademismo<br />

del pezzo che «funziona» e «suona bene». Quel politically<br />

correct che non vuole disturbare nessuno e che pretende allo<br />

stesso tempo<br />

di svolgere un<br />

ruolo di punta<br />

dal punto di vista<br />

del linguaggio.<br />

Vorrei però<br />

fare una precisazione:<br />

il fenomeno<br />

che ho semplificato<br />

in due<br />

formule, massimalismo-minimalismo,<br />

non è<br />

solo attuale, ma<br />

è già presente,<br />

in modi diversi,<br />

nella musica<br />

del dopoguerra.<br />

Per esempio<br />

viene da pensare<br />

che il serialismo<br />

integrale sia una<br />

forma di massimalismo<br />

degli<br />

anni cinquanta,<br />

così come la<br />

musica di Morton<br />

Feldman –<br />

che comunque<br />

aveva frequentato<br />

Darmstadt<br />

– può in un certo<br />

modo cristallizzarsi<br />

in un’idea<br />

di «minimalismo»dove<br />

la funzione<br />

del tempo non<br />

è più narrativa<br />

ma espositiva,<br />

e ci porta in<br />

una dimensione<br />

più contemplativa<br />

dell’evento.<br />

2.<br />

3.<br />

E poi c’è John Cage, che riunisce in sé i due aspetti: se ascoltiamo<br />

i Freeman Études ci troviamo di fronte a una composizione<br />

di mirabolante virtuosismo, mentre se analizziamo il<br />

meccanismo compositivo di altri suoi pezzi, dal punto di vista<br />

concettuale non c’è quel furore della scrittura che invece<br />

si può ritrovare in un rappresentante della nuova complessità<br />

quale è Brian Ferneyhough. Gli anni novanta sono stati<br />

un po’ all’insegna del politically correct, cui accennavo prima,<br />

invece tra la fine del secolo scorso e quest’ultimo decen-<br />

1. Ivan Fedele.<br />

2. Raphaël Cendo (champdaction.be).<br />

3. Franck Bedrossian (lalettredumusicien.fr).

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