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VeneziaMusicaedintorni 48 - RIVISTA COMPLETA - Euterpe Venezia

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64<br />

in vetrina<br />

«Musiche<br />

Culture Identità»<br />

Il congresso<br />

della Società Internazionale<br />

di Musicologia a Roma<br />

di Emanuele Senici<br />

La diciannovesima edizione del congresso della<br />

Società Internazionale di Musicologia, che si<br />

svolge ogni cinque anni, ha avuto luogo dall’1 al 7<br />

luglio all’Auditorium Parco della Musica di Roma.<br />

Organizzata dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in<br />

collaborazione con le tre università romane La Sapienza, Tor<br />

Vergata e Roma Tre, ha visto la presenza di più di seicento relatori,<br />

che, oltre alle sedute del convegno, hanno preso parte<br />

a varie altre attività, come concerti e visite guidate ai luoghi<br />

musicalmente più rilevanti di Roma e dintorni.<br />

La maggior parte dei congressi della sim svoltisi negli ultimi<br />

decenni ha avuto un tema generale: quello proposto dal<br />

comitato scientifico dell’edizione romana, presieduto da Fabrizio<br />

Della Seta, è stato «Musiche Culture Identità» (come<br />

utile termine di confronto si pensi che il congresso precedente,<br />

svoltosi a Zurigo nel 2007, era stato intitolato «Passaggi»).<br />

Si tratta più che altro di un punto d’orientamento<br />

utile a chi propone tavole rotonde e study sessions (ogni congresso<br />

ne prevede diverse di entrambe le tipologie), mentre<br />

le sedute di relazioni libere, assemblate dal comitato scientifico<br />

stesso dopo la selezione delle proposte ricevute, sono<br />

meno vincolate al tema generale. Al termine dei lavori l’impressione<br />

è stata però che l’identità sia una delle questioni al<br />

contempo più interessanti e più calde tra quelle che animano<br />

il dibattito musicologico oggi (è bene chiarire che in questo<br />

contesto «musicologia» è termine che serve da ombrello<br />

per tutte le attività di ricerca sulla musica, dalla musicologia<br />

storica all’etnomusicologia, dalla filosofia della musica<br />

all’organologia, dall’iconografia musicale<br />

alla psicologia della musica, e così<br />

via). In un certo senso sarebbe strano<br />

il contrario, dal momento che<br />

la musicologia, come ogni attività<br />

intellettuale, riflette la cultura<br />

in cui essa si trova immersa,<br />

seppur spesso in modo indiretto;<br />

e mi pare fuor di dubbio<br />

che l’identità sia una delle<br />

categorie fondanti della cultura,<br />

nonché della società, della<br />

politica e dell’ideologia del mondo<br />

contemporaneo – una delle ragioni,<br />

immagino, per cui il comitato<br />

scientifico l’ha proposta come<br />

tema del congresso –.<br />

Igor Stravinsky<br />

n un disegno<br />

di Pablo Picasso<br />

(31 dicembre 1920).<br />

Un’altra benemerita tradizione di questi convegni vuole<br />

che al centro della giornata inaugurale si collochino due relazioni<br />

plenarie presentate da non-musicologi, che riflettono<br />

sul tema generale da punti di vista esterni alla disciplina.<br />

Non sempre queste occasioni funzionano: ricordo per esempio<br />

una lezioncina superficiale del matematico Roger Penrose<br />

a Londra nel 1997, che sembrò ancora più striminzita per<br />

essere appaiata a una profonda riflessione filosofica su opera<br />

ed esecuzione del compianto Bernard Williams. A Roma,<br />

invece, le conferenze della filosofa statunitense Martha<br />

C. Nussbaum e dell’antropologo italiano Francesco Remotti<br />

hanno offerto spunti di riflessione molto stimolanti sulla<br />

questione dell’identità. Nussbaum ha indagato il ruolo della<br />

musica e della danza nel progetto filosofico ed educativo<br />

di Rabindranath Tagore, sottolineando la portata sovversiva<br />

di queste attività all’interno di una «religione dell’umanità»<br />

costituzionalmente anti-identitaria. Remotti ha invece<br />

offerto una critica articolata ed eloquentissima del concetto<br />

stesso di identità, seguita da un appassionato plaidoyer per<br />

la categoria della somiglianza, secondo lui molto più adatta a<br />

navigare il difficilissimo contesto sociale, politico e ideologico<br />

in cui ci troviamo a vivere.<br />

Le parole di Nussbaum e Remotti hanno risuonato per tutta<br />

la settimana seguente, offrendo prospettive generali assai<br />

stimolanti da cui contemplare sedute dedicate a temi apparentemente<br />

così diversi come le tavole rotonde su «Costruzione<br />

e decostruzione dell’identità nella musica dell’Asia<br />

orientale dagli anni sessanta», «Sguardi dal di fuori sull’identità<br />

musicale italiana», «Modelli cognitivi nelle attività<br />

musicali», «Musica e visualità», «Identità europea e condizione<br />

periferica nella musica iberica antica» e «Identità<br />

musicale e cultura dell’identità in Italia nel Quattro-Cinquecento»,<br />

oppure le study session su «Papi, cardinali e musica,<br />

1450-1630», «La trasmissione della conoscenza musicale:<br />

costruire una cittadinanza europea», «Prospettive interdiciplinari<br />

sulla musica, la cultura e l’identità brasiliane»,<br />

«Immagine-suono-struttura e l’esperienza audiovisiva»,<br />

«Com’era veneziana l’opera veneziana nel Seicento?»<br />

e «Questioni di identità stilistica e di disseminazione europea<br />

nella Scuola delle Nazioni di Tartini», per citare solo<br />

Gioacchino Rossini<br />

(dipinto anonimo<br />

prima metà Ottocento).

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