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VeneziaMusicaedintorni 48 - RIVISTA COMPLETA - Euterpe Venezia

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68<br />

Mario Bortolotto e le vie della musicologia<br />

stosi negli anni settanta e ottanta: l’«affermazione della musica»<br />

su cui insiste molto anche Minardi.<br />

Ma questo indirizzo<br />

non è caratteristico del<br />

solo scenario italiano,<br />

lo si ritrova anche nella<br />

musicologia mitteleuropea,<br />

in particolare<br />

nei contributi epocali<br />

di Carl Dahlhaus. È degno<br />

di nota il fatto che i<br />

due, il tedesco e l’italiano,<br />

si accostino a Wagner<br />

quasi in contemporanea,<br />

questo con la traduzione<br />

e la cura del saggio<br />

di Adorno (uscito nel<br />

1966 per i tipi di Einaudi),<br />

quello con le indagini<br />

che condurranno, nel<br />

1971, alla fioritura pressoché<br />

simultanea della<br />

Wagners Konzeption des<br />

musikalischen Dramas<br />

e dei Richard Wagners<br />

Musikdramen 2 : entrambi<br />

partono da un retroterrafilosofico-ideologico<br />

molto solido e specifico<br />

(l’interesse per la<br />

Nuova musica che si riverbera<br />

anche in scelte<br />

lessicali riconoscibili;<br />

il riferimento costante<br />

ad Adorno, specie in<br />

funzione antagonistica)<br />

3 , entrambi nutrono<br />

un certo qual sospetto<br />

intorno alla solidità<br />

dell’impalcatura teorica<br />

wagneriana, entrambi<br />

rimarcano che nel<br />

Wort-Ton-Drama «il testo,<br />

il poema, non diversamente<br />

dalla musica,<br />

è inteso da Wagner come<br />

un mezzo del dramma,<br />

non come la sua essenza»<br />

(Dahlhaus, Wagners<br />

Konzeption des<br />

musikalischen Dramas,<br />

p. 15: anche Bortolotto<br />

affronta l’argomento nel<br />

capitolo iniziale di Wagner<br />

l’oscuro, «Temperamento<br />

e teoresi», pp.<br />

13-58), ma poi – come si<br />

diceva – si concentrano<br />

sulla dimensione musicale,<br />

privilegiando la microforma,<br />

singole componenti<br />

del discorso o<br />

momenti delimitati, rispetto<br />

alla lunga gittata,<br />

all’impianto globale di un atto o di un Drama 4 .<br />

Ora, si potrebbe pensare, date alla mano, che Bortolotto<br />

sia in debito con Dahlhaus (il cui nome in Wagner l’oscu-<br />

ro compare tre volte, a pari merito con Diether de la Motte<br />

ed Ernest Newman, una in meno di Robert Donington,<br />

mentre Egon Voss e Jean-Jacques Nattiez 5 si fermano a quota<br />

uno: più frequenti le citazioni degli ammirati Boulez,<br />

Confalonieri e Lévi-Strauss); in realtà, la loro quête wagneriana<br />

procede parallela e indipendente. L’immagine di Wagner,<br />

essenzialmente desunta da Nietzsche, quale dissoluzione<br />

della Romantik e scaturigine del «negativo» novecentesco,<br />

in Bortolotto è già del tutto definita quando le monografie<br />

di Dahlhaus vedono la luce in italiano; anzi, è proprio in<br />

quell’immagine ch’è dato distinguere il timbro inconfondibile<br />

della sua voce tra le mille e mille che formano il coro della<br />

critica wagneriana. (j.p.) ◼<br />

1. Per ricorrere a un titolo ben noto di Beniamino Dal Fabbro (1954):<br />

non a caso la Guarnieri per la letteratura degli anni sessanta parla di<br />

«ritorni» antiwagneriani, giacché essi si ritrovano «a fianco della<br />

tradizione letteraria antiwagneriana neoclassica tuttora operante» (il<br />

rondismo di Montale), laddove le origini di questa ripulsa rimontano<br />

indietro sino a D’Annunzio, al suo progetto di «mito mediterraneo»<br />

alternativo a quello «nordico» di Wagner (Il fuoco, 1900).<br />

2. Tradotti anche in italiano, l’uno da Maria Cristina Donnini Maccio<br />

per Discanto, Fiesole (FI) 1983 («Contrappunti», 17), l’altro da Lo-<br />

renzo Bianconi (anche curatore) per Marsilio, <strong>Venezia</strong> 1984 («Musica<br />

critica»).<br />

3. A partire dagli anni settanta, Bortolotto gli affiancherà il prediletto<br />

Nietzsche: «Ben pochi casi conosce la storia della musica in cui un<br />

manuale di estetica , o anzi una formulazione di poetica, sia di tanto<br />

più brillante di quelle che già erano […] le composizioni da esso ispirate,<br />

o con esso simbiotiche. Pensiamo soltanto al Caso Wagner»: Mario<br />

Bortolotto, Cocteau e il marinaio, in Id., Corrispondenze, Adelphi, Milano<br />

2010 («Saggi. Nuova serie», 65), pp. 263-68: 263. Si veda anche<br />

Friedrich Nietzsche, Scritti su Wagner, trad. it. di Sossio Giametta e<br />

Ferruccio Masini, con un saggio di Mario Bortolotto, Adelphi, Milano<br />

1979 («Piccola biblioteca», 80), la cui introduzione, Altra aurora,<br />

graziosamente resa più accessibile ai comuni mortali da pochi ma capitali<br />

interventi, è poi confluita in Bortolotto, Wagner l’oscuro, Adelphi,<br />

Milano 2003 («Saggi. Nuova serie», 42), pp. 140-196. Tutta sua anche<br />

la propensione per il mito e il sapere iniziatico, verificabile nella parte<br />

introduttiva dei capitoli sul Ring, su Tristan, e, in modo speciale, su<br />

Parsifal.<br />

4. Tema a cui ha invece prestato particolare attenzione la scuola angloamericana,<br />

da Anthony Newcomb e Carolyn Abbate in avanti. Per<br />

Dahlhaus e Bortolotto la questione viene forse data per risolta (termine<br />

da intendersi anche e soprattutto in senso etimologico) nel flusso<br />

continuo e onnicomprensivo della rete leitmotivica.<br />

5. Con le ricerche del quale non mancano punti di tangenza, con ogni<br />

probabilità del tutto casuali, ma non per questo meno sintomatici.<br />

Sopra: Carl Dahlhaus.

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