VeneziaMusicaedintorni 48 - RIVISTA COMPLETA - Euterpe Venezia
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30<br />
opera<br />
«L’occasione<br />
fa il ladro» di Rossini<br />
secondo Betta Brusa<br />
a cura di Arianna Silvestrini<br />
Venerdì 12 ottobre al Teatro Malibran<br />
andrà in scena L’occasione fa il ladro di Gioacchino<br />
Rossini, opera scritta per <strong>Venezia</strong>, di cui si celebra<br />
quest’anno il bicentenario. Abbiamo incontrato<br />
Betta Brusa, che firma la regia della nuova messinscena.<br />
Quali sono le novità dell’allestimento e qual è la poetica<br />
dell’opera?<br />
Non si tratta di una semplice messinscena, ma di un progetto<br />
più ampio che cerca di mettere insieme molte componenti<br />
e che risponde a una proposta molto intelligente<br />
del sovrintendente Chiarot. Nel 2012 assistiamo<br />
a grandi cambiamenti in tutti i settori,<br />
compreso quello della lirica. Occorre quindi porsi<br />
delle domande. Mi sono chiesta quali siano le<br />
ragioni per cui autori dell’Ottocento come Rossini<br />
resistano ai grandi cambiamenti e quali siano<br />
i motivi per cui le loro opere ancora ci commuovono.<br />
La proposta di Chiarot mira all’invenzione<br />
e alla costruzione del futuro del teatro grazie<br />
al patrimonio operistico, a partire dalla constatazione<br />
che la lirica è il frutto dell’insegnamento<br />
tra maestro e allievo. Questo progetto si<br />
compone di diversi elementi, prima di tutto della<br />
collaborazione degli studenti dell’Accademia<br />
di Belle Arti, in particolare di venti studenti molto<br />
motivati e attenti; la mia assistente alla regia<br />
per quest’opera è una studentessa di Ca’ Foscari.<br />
Il secondo elemento del progetto è il materiale<br />
stesso dell’opera di Rossini. Le sue farse sono veri<br />
gioielli teatrali, voli dello spirito di grande raffinatezza e aristocraticità<br />
che non sfociano mai nella comicità e che mirano<br />
al sorriso più che al riso.<br />
L’allestimento sarà articolato in un percorso che comincia<br />
già all’esterno del teatro, proprio perché ogni luogo ha<br />
una sua ragion d’essere. Nella piazzetta di ingresso<br />
del Malibran il pubblico verrà accolto<br />
da una scritta luminosa di Giovan-<br />
ni Querini: «I libri sono un furto fatto<br />
alla legge del tempo». Il nostro furto<br />
sta nel ricorrere a questa partitura<br />
aristocratica che rubiamo al tempo<br />
e restituiamo a <strong>Venezia</strong>, città dalla<br />
quale, ai tempi di Rossini, la cultura<br />
si diffondeva in tutta Europa,<br />
anche per via delle numerosissime<br />
tipografie che c’erano allora. L’allestimento<br />
è un omaggio a <strong>Venezia</strong>,<br />
alla scrittura, alla biblioteca, ai libri<br />
e alla carta come strumento di tradizione,<br />
«furto» e trasmissione di<br />
un passato. All’entrata, nel foyer, si<br />
troveranno dei librettini, che il pubblico<br />
potrà «rubare» liberamente,<br />
che raccolgono tutti i progetti inviati<br />
dagli studenti in risposta all’intento di<br />
costituire una «bottega artigianale»<br />
di integrazione tra formazione e realizzazione<br />
scenico-musicale, come pro-<br />
<strong>Venezia</strong><br />
Teatro Malibran<br />
L’occasione fa il ladro<br />
di Gioacchino Rossini<br />
burletta per musica in un atto<br />
libretto<br />
Luigi Prividali<br />
maestro concertatore e direttore<br />
Matteo Beltrami<br />
regia<br />
Betta Brusa<br />
scene e costumi<br />
Laboratorio Accademia<br />
di Belle Arti di <strong>Venezia</strong><br />
Orchestra del Teatro La Fenice<br />
Orchestra del Conservatorio<br />
Benedetto Marcello di <strong>Venezia</strong><br />
posto da Chiarot. L’allestimento del foyer e dell’ingresso in<br />
sala è fatto con carte assorbenti, tutte le scene e i costumi saranno<br />
realizzati con la carta. La storia così esce dal libro della<br />
partitura: giunti gli spettatori in sala le figure prenderanno<br />
vita, i cantanti stessi si libereranno dalla pagina per entrare<br />
in scena, mentre sul palco, sullo sfondo, ci sarà la proiezione<br />
di una lettera di Rossini indirizzata alla madre. Una delle<br />
componenti di questo progetto è infatti anche il rapporto<br />
del figlio con la madre e l’insicurezza del primo Rossini.<br />
Ho cercato di insegnare ai ragazzi a non limitarsi alla costruzione<br />
dell’allestimento, ma di progettare una proposta<br />
più elevata, che coinvolga molti aspetti e in cui nulla è casuale.<br />
Trovo che nella nostra epoca ci sia un grande bisogno di<br />
fare rete, e forse questa può essere proprio la cifra di questo<br />
periodo storico così ricco di stimoli. La lirica può tornare a<br />
essere un punto di riferimento per le proposte culturali, perché<br />
la lirica da sempre è una costruzione e un lavoro che esige<br />
di sviluppare una rete.<br />
In questo senso l’opera può avvalersi delle nuove<br />
tecnologie?<br />
Non ne faremo più a meno, ma la vera rivoluzione<br />
sta nel nostro modo di pensare, non negli<br />
oggetti e nella tecnologia in sé, altrimenti saremo<br />
solo un’epoca di passaggio. La grande tragedia<br />
del nostro tempo consiste nel<br />
fatto che non si scrivono più opere<br />
contemporanee; invece è necessario<br />
salvaguardare la tradizione<br />
e commissionare nuovi lavori<br />
che aprano strade, poiché l’elemento<br />
fondamentale rimane<br />
il teatro e non la comunicazione<br />
o l’applicazione delle<br />
nuove tecnologie. Trovo che<br />
il teatro possa dare forma<br />
all’invisibile. Nella nostra<br />
rappresentazione non ci<br />
sarà niente di naturalistico<br />
né di realistico, nemmeno<br />
nella gestualità e<br />
nella recitazione. Troveremo<br />
un modo per<br />
unificare tutti questi<br />
elementi. ◼<br />
12, 16, 18 ottobre, ore 19.00<br />
14, 20 ottobre, ore 15.30 Bozzetti di Betta Brusa.