VeneziaMusicaedintorni 48 - RIVISTA COMPLETA - Euterpe Venezia
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44<br />
l’altra musica<br />
I Radiohead approdano<br />
a Villa Manin<br />
Atteso a Udine il concerto<br />
della band di Thom Yorke<br />
È<br />
uno dei gruppi più antisistema in circolazione.<br />
Poco amanti delle luci della ribalta, dei meccanismi<br />
del mondo delle major musicali, delle ovvietà. Sono<br />
stati tra i più bravi a dare voce al malessere esistenziale<br />
della generazione cresciuta tra gli anni<br />
novanta e il primo decennio del duemila. Sono<br />
quelli che hanno raccolto la rabbia degli ultimi<br />
punk, che hanno salvato ciò che c’era da salvare<br />
del grunge, e che oggi si riaffacciano sulla scena<br />
musicale in un’epoca che sembra fatta apposta<br />
di Giuliano Gargano<br />
per fare crescere di nuovo la pianta del malessere e della disillusione.<br />
I Radiohead, gruppo inglese nato a cavallo tra la fine<br />
degli anni ottanta e l’inizio dei novanta e formato da Thom<br />
Yorke, Jonny Greenwood, Ed O’Brien, Colin Greenwood e<br />
Phil Selway, muove con relativa facilità i primi passi. Già alla<br />
fine del 1991 la Emi mette la band sotto contratto. Le prime<br />
prove non sono però esaltanti, fino al settembre del 1992,<br />
quando viene pubblicato il singolo Creep. È un successo planetario,<br />
che esplode per primo negli Stati Uniti e poi rimbalza<br />
nel Vecchio Continente (all’inizio la radio inglese bbc1<br />
aveva deciso di non trasmetterla, perché ritenuta troppo deprimente).<br />
È l’inno di una generazione disperata, perduta,<br />
indolente, che non vede un futuro davanti a sé. La canzone<br />
diventa croce e delizia dei Radiohead: il brano più richiesto,<br />
l’esibizione che non può mancare durante i concerti. L’idiosincrasia<br />
del quintetto inglese per il successo facile e per l’isteria<br />
collettiva provocata da quella canzone li spinge a non<br />
eseguirla più nei loro concerti. Una decisione che perdura,<br />
Codroipo (Ud)<br />
Villa Manin<br />
26 settembre, ore 21.30<br />
con rarissime eccezioni, ancora oggi. In verità né l’album che<br />
contiene «Creep», Pablo Honey, né il successivo, The Bends,<br />
riscuotono lo stesso successo di quella sola canzone. La<br />
pressione sul gruppo è molto forte, e anche l’idea che si possa<br />
trattare di una one-hit-band complica le cose. Tutte le difficoltà<br />
e le perplessità vengono spazzate dalla pubblicazione<br />
di Ok Computer (1997), forse la loro opera migliore. Disco<br />
onirico, visionario, psichedelico, proiettato – già dal titolo<br />
– in un futuro fantascientifico pregno di alienazione e paranoia.<br />
Il sentimento anti-commerciale è alimentato dalla scelta<br />
– in opposizione all’etichetta discografica – del singolo<br />
da estrarre, la suite «Paranoid Android», lunga sette minuti.<br />
Ma sono soprattutto «Karma Police» e «No Surprises»<br />
a consacrare i Radiohead. La vena malinconica del gruppo è<br />
ai massimi livelli, i testi e le melodie sono intrisi<br />
di spleen di baudelariana memoria. L’intero al-<br />
bum è una summa dei temi cari alla band inglese,<br />
e a distanza di anni mantiene inalterata la sua<br />
ipnotica bellezza. Seguono anni di sperimentazione,<br />
in coerenza con il disprezzo del successo<br />
facile. Kid A (2000)<br />
e Amnesiac (2001) rappresentano<br />
le due facce<br />
di una stessa medaglia.<br />
Il primo è una raccolta<br />
di idee musicali, nelle<br />
quali quasi sparisce l’apporto<br />
umano (la voce di<br />
Thom Yorke è fortemente<br />
campionata e distorta),<br />
il secondo recupera<br />
invece l’aspetto melodico<br />
e cantato. Si arriva<br />
al 2003 e a Hail To The<br />
Thief, che segna un ritorno<br />
a sonorità già sperimentate<br />
in Ok Computer.<br />
L’album del 2007 –<br />
In Rainbows – resta negli<br />
annali soprattutto<br />
per le modalità di distribuzione:<br />
i Radiohead<br />
decidono di metterlo<br />
in vendita on-line. Il<br />
prezzo? Lo decidono gli<br />
acquirenti. Abile mossa<br />
pubblicitaria o reale voglia<br />
di andare controcorrente?<br />
La risposta la conoscono<br />
solo loro, visto che non sono mai stati diffusi i dati<br />
sugli incassi. Siamo ai giorni nostri. Gli Stati Uniti e tutto<br />
il mondo vivono ancora sotto l’ombra dell’attentato dell’11<br />
settembre 2001. Il primo decennio del nuovo millennio vive<br />
sotto questa cappa opprimente. E in due virulente tornate,<br />
la crisi economica tocca tutto l’Occidente. Terreno fertile<br />
per i Radiohead, che avrebbero l’occasione di insistere sulla<br />
precarietà di quest’epoca. Ma The King of Limbs (2011)<br />
spiazza ancora: disco compatto (trentasette minuti) e complesso,<br />
sembra destinato a restringere ulteriormente lo spazio<br />
dedicato alle concessioni commerciali. La scelta alternativa<br />
dei Radiohead, sempre più spinta verso la sperimentazione e<br />
la fruizione di nicchia, se da una parte li allontana inesorabilmente<br />
dal grande pubblico, dall’altra li proietta in una dimensione<br />
che supera l’ambito prettamente musicale e li rende<br />
testimoni del nostro tempo. ◼<br />
Radiohead, prove prima di un concerto (radiohead.com).