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Vite contadine - Inea

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26 MONICA CAGGIANO<br />

stato il terreno e a dicembre dello stesso anno ci siamo sposati. Eravamo tutti e<br />

due a lavorare alla SIP a Cagliari, partivamo la mattina e poi tornavamo qui,<br />

perché questa era la nostra vita, quello che sognavamo: vivere in campagna.<br />

«Una delle prime cose appena arrivati qui è stata quella di cercare le<br />

api. Siamo andati in montagna, anche di notte, a raccoglierle sotto le pietre,<br />

abbiamo fatto delle cose assurde. A un certo punto, abbiamo deciso che uno<br />

dei due dovesse licenziarsi per dedicarsi alla campagna e ho lasciato io, quindi<br />

abbiamo iniziato a moltiplicare le famiglie di api, a fare l’orto per consumo<br />

familiare e anche lì l’inesperienza... Ricordo che all’inizio misi settanta piante<br />

di melanzane, non sapevamo più cosa farcene, chiamammo tutti gli amici<br />

per la raccolta. L’unica cosa che avevamo era l’uliveto, che ci dava e non dava<br />

olive, perché la passione era tanta, però mancava l’esperienza. Le conoscenze<br />

necessarie sono venute con la pratica, la lettura di diversi testi di agricoltura e<br />

anche grazie all’ERSAT 1 , a cui mi sono rivolta diverse volte per avere informazioni.<br />

Ho fatto alcuni corsi con loro, come quello di potatura degli olivi o<br />

di coltivazione e trasformazione di piante officinali. Contrariamente a quanto<br />

dicono in molti, ci siamo trovati benissimo con l’ERSAT, ogni qualvolta ne<br />

abbiamo avuto bisogno.<br />

«Intanto Roberto continuava a lavorare alla SIP e io mi occupavo delle<br />

api. A un certo punto cominciammo a produrre anche un bel po’ di miele e,<br />

quindi, dovevamo pure spacciarlo. Allora cominciammo a fare i mercatini<br />

nei dintorni, a Iglesias, Teulada, Sant’Antioco. Tutte le mattine facevo dei<br />

mercatini nella zona, nel pomeriggio lavoravo con le api e nell’orto, poco per<br />

volta ci siamo ingranditi, fino a quando siamo arrivati a non poter fare più<br />

le cose in modo artigianale. Allora abbiamo pensato di fare un progetto per<br />

aprire un laboratorio meglio organizzato e lo abbiamo presentato alla Regione<br />

per ottenere un finanziamento. Nel frattempo, abbiamo scoperto che qui<br />

le fioriture per le api non bastavano più e allora abbiamo iniziato a portarle<br />

in giro, così producevamo miele di diverse qualità. Ci hanno fatto, poi, la<br />

proposta del negozio in una località turistica molto frequentata, Villasimius,<br />

dove una tessitrice di Villamassargia aveva già un negozio e aveva saputo<br />

che si liberava un locale. Certo, era un po’ complicato perché era molto caro,<br />

per giunta a cento chilometri di distanza, quindi uno dei due doveva trasferirsi<br />

lì. Nel frattempo abbiamo anche adottato un bambino di undici anni di<br />

Nuoro. La scelta del negozio è stata fatta con mille incognite. È stata una vita<br />

durissima, ma non potevamo farne a meno perché per costruire il laboratorio<br />

ci siamo indebitati fino al collo e bisognava lavorare, lavorare e lavorare per<br />

pagare il mutuo. I primi anni pensavamo di lasciare il negozio a ogni fine<br />

stagione, perché era molto dura, un negozio che vende unicamente miele<br />

non rende molto. Le erbe aromatiche sono arrivate solo in seguito. All’inizio<br />

le coltivavamo per le api, la cui fioritura è molto importante, poi abbiamo<br />

ALLA FINE ARRIVANO LE DONNE E COMINCIANO A CANTARE<br />

cominciato a raccoglierle, a proporre qualche vasetto e abbiamo visto che<br />

piacevano. Via via abbiamo iniziato a proporre cose sempre più diversificate,<br />

ad esempio il vasetto più ricercato che può essere anche un regalo, a confezionare<br />

dei sottopentola con il tessuto sardo riempiti di erbe aromatiche, così<br />

quando sono in tavola si sprigiona il profumo del finocchietto, della salvia e<br />

via dicendo. Queste produzioni si vendono molto. Ho sempre raccolto le erbe,<br />

anche quand’ero a Torino in montagna, poi quando ho deciso di lavorare con<br />

le erbe in modo più serio, circa undici anni fa, abbiamo telefonato all’ERSAT<br />

per chiedere lumi e ho frequentato un corso specifico. Pratico anche la tintura<br />

naturale, ma non per scopi commerciali. Mi piacerebbe tantissimo sviluppare<br />

questo filone, ma per ora non abbiamo tempo.<br />

«Tutte le nostre produzioni sono biologiche, ma non certificate. Negli<br />

anni abbiamo fatto delle grandi battaglie per l’autocertificazione del biologico.<br />

Abbiamo iniziato nei mercatini, in cui esponevamo i nostri prodotti con<br />

un cartello in cui dichiaravamo di non utilizzare sostanze di sintesi in tutto<br />

il ciclo produttivo; non potevamo dire che facevamo produzioni biologiche,<br />

perché il biologico è solo quello certificato e questo ci faceva arrabbiare molto.<br />

Facendo la vendita diretta abbiamo la possibilità di raccontare, spiegare ai<br />

clienti; non siamo un supermercato, dove la gente arriva in continuazione e<br />

non hai il tempo di dargli retta. Dietro a ogni vendita c’è sempre un racconto;<br />

la gente fa molte domande, è curiosa sul mondo delle api, poi Roberto è molto<br />

disponibile, io di meno, forse perché sono un po’ nordica, un po’ tedesca sotto<br />

quest’aspetto e quando bisogna lavorare si lavora».<br />

«I sardi parlano poco, però quando parlano…», aggiunge Roberto.<br />

Facciamo, quindi, un giro per l’azienda e visitiamo il laboratorio pieno degli<br />

odori e dei colori delle erbe aromatiche in essiccazione. Nel frattempo si fa ora<br />

di pranzo e la discussione prosegue tra i fornelli. Anna riprende: «Se penso<br />

al contadino penso al vecchio contadino tradizionale, quello di una volta; se<br />

penso all’agricoltore penso a colui che lavora con la tecnologia, in grande,<br />

con tanti ettari tutti coltivati, senza riposo dei terreni, che guarda molto più<br />

avanti ed è molto più organizzato. Noi ci inquadriamo nel piccolo, siamo<br />

molto legati alla tradizione. Sicuramente tra i due c’è una differenza molto<br />

forte anche a livello culturale, ma io non conosco quel tipo di agricoltura, sono<br />

arrivata qui per amore della terra, per il piacere di usare le mani e di lavorare<br />

con il corpo e con le mani. L’agricoltore invece oggi vuole lavorare con i mezzi<br />

meccanici, pensa in grande, anche perché a volte solo così può sopravvivere.<br />

Io non sono nata e vissuta in un’azienda agricola, ma ci sono venuta per mio<br />

piacere, è vero poi l’ho trasformato in una professione, ma è rimasto sempre<br />

un lavoro-hobby. Devo lavorarci per vivere, il fatto che dobbiamo pagare i<br />

nostri debiti fa sì che invece di avere trenta arnie ne abbiamo ottanta. Questo<br />

significa che tu non guardi più le arnie come quando ne avevi trenta. Anziché<br />

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