Vite contadine - Inea
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94 MONICA CAGGIANO<br />
poi ho trovato un giovane pastaio, Daniele, che ha una linea artigianale con<br />
piccole produzioni di qualità, essiccazione lenta, naturale. Con lui c’è condivisione<br />
anche sugli intenti, l’idea di collaborare per una valorizzazione delle<br />
tipicità locali. La pasta e le friselle vanno a integrare la nostra offerta d’olio,<br />
diciamo che si vendono da sole. I miei clienti, sapendo che lavoro in un certo<br />
modo, hanno piacere a comprare oltre all’olio anche altri prodotti, per i quali<br />
non faccio nessuna politica di commercializzazione, anzi devo razionare le<br />
vendite.<br />
Stiamo coltivando anche un orto di 4000 metri quadrati con l’idea di sperimentare<br />
una sorta di self-service, una formula chiamata “pick your own”<br />
(raccogli tu stesso), che consente ai nostri clienti di cogliere frutta e verdura<br />
direttamente nell’orto. Abbiamo, poi, un agrumeto di cinquanta alberi e circa<br />
trecento piante aromatiche, per le quali abbiamo realizzato un essiccatore artigianale<br />
con materiale riciclato e il lavoro non professionale del sottoscritto.<br />
L’idea è quella di creare una piccola comunità agricola multifunzionale, un<br />
po’ come si faceva un tempo quando nella masseria si integravano tante piccole<br />
attività. Nella casa colonica, che la mia famiglia sta ristrutturando, giusto<br />
accanto all’agrumeto, abbiamo infatti previsto di attrezzare un laboratorio<br />
multifunzionale con tutti i requisiti igienico-sanitari, da utilizzare a giorni<br />
alterni per la produzione delle marmellate, per la macinatura della farina<br />
(perché abbiamo un piccolo mulino a pietra), per la lavorazione delle erbe e<br />
così via. Un piccolo locale multifunzionale che permetta di valorizzare tutte<br />
le risorse dell’azienda. L’idea non è di fare grandi speculazioni, ma di trarre il<br />
giusto margine su ogni produzione e avere un’offerta diversificata che, nella<br />
nostra idea di sviluppo strategico del mercato, dovrebbe essere collocata su<br />
base locale, riducendo l’impatto anche ambientale del trasporto attraverso la<br />
vendita diretta».<br />
Giuseppe quando può pratica il baratto, scambia l’olio con carne, formaggi,<br />
miele e frutta secca di amici produttori locali, ospita volontari in cambio di<br />
aiuto in campagna, tutte modalità che, come mi spiega, servono a “superare<br />
l’economia del denaro”. La casa di Cutrofiano è una casa aperta, sempre<br />
accogliente, continuo crocevia di amici, collaboratori, turisti di passaggio. A<br />
tal proposito, gli chiedo come mai parla di “comunità agricola”: «Per realizzare<br />
il programma previsto sono necessarie almeno due, tre persone, ma<br />
sarebbe bello che fossero direttamente e pienamente coinvolte nel progetto,<br />
non solo lavoro salariato. Mario, il mio capo di Milano, manager ma anche<br />
proprietario di una piccola azienda olivicola biologica in Toscana, da diversi<br />
anni in perdita, mi diceva sempre: “Ricordati che la campagna dà reddito se<br />
ci lavori direttamente, se pensi di stare dietro la scrivania lascia stare, anzi<br />
è facile rovinarsi perché l’agricoltura richiede discreti investimenti, con<br />
pochi margini di ritorno e soprattutto non c’è nessuna certezza”. Nella casa<br />
RITORNO IN SALENTO<br />
colonica, oltre al laboratorio, dovrebbe sorgere al piano terra una biosteria,<br />
con un piccolo spazio al chiuso che si può ampliare in estate, e poi un ostello<br />
della gioventù con una capacità di circa 25 posti, per offrire una ricettività a<br />
basso costo, prevedendo anche la possibilità di prestare lavoro in cambio di<br />
vitto e alloggio. Già ora aderiamo al circuito del WWOOF 1 , attraverso cui<br />
riceviamo diversi ospiti da varie nazioni. Questo è un discorso che vogliamo<br />
ampliare, perché i nostri ospiti finora ci hanno dato una discreta mano, poi a<br />
ogni passaggio ognuno lascia qualcosa, si originano scambi culturali e umani<br />
molto interessanti. Si tratta di persone abituate a viaggiare e a convivere, senza<br />
confronto con la media dei miei coetanei, molti dei quali vivono ancora a casa<br />
dei genitori o comunque ingabbiati più o meno consapevolmente in reiterate<br />
dinamiche familiari di aspettativa/ricompensa. Non è facile trovare delle persone<br />
con cui condividere questo progetto, è importante che ci sia la volontà e<br />
la motivazione senza le quali è destinato a fallire qualsiasi programma».<br />
La svolta di vita di Giuseppe è stata certamente una scelta controcorrente.<br />
Incuriosita, gli chiedo quanto questa corrente l’abbia effettivamente bloccato:<br />
«Poco in realtà, perché ho sempre agito in maniera abbastanza istintiva. Ho<br />
sempre minimizzato, sottovalutato le conseguenze della mia scelta, pensavo<br />
di avere una vita molto più facile. Non mi aspettavo, ad esempio, due anni<br />
di conflitto continuo con i miei. Nel primo periodo con mio padre è stato<br />
un disastro, un continuo riaffermare principi, volontà, in qualsiasi occasione.<br />
Ora sto ancora recuperando il nostro rapporto, diminuisce sempre più la frequenza<br />
delle paternali, dei rimbrotti. Non posso ancora dire che abbia capito<br />
il senso della mia scelta, ma dentro di lui c’è – come dire – una sensazione piacevole<br />
di calore e positività che attenua la spinta critica. In lui c’è qualcosa che<br />
comincia ad accettarmi, inizia ad apprezzare alcuni risvolti dell’attività. Cose<br />
come la bontà delle mie friselline o gli articoli sull’azienda gli fanno piacere<br />
e attenuano, anche se non compensano, tutta la sua preoccupazione e la sua<br />
delusione per la mia svolta di vita. Per il resto, la mia scelta ha suscitato qualsiasi<br />
tipo di reazione, dalla più entusiasta, alla più repressiva, rispecchiando<br />
l’enorme diversità che c’è tra gli individui. Ora che ho a che fare soprattutto<br />
con contadini, artigiani e tecnici, mi fa piacere cominciare ad acquisire gergo,<br />
manualità e padronanza di certe conoscenze, in modo da essere considerato<br />
uno di loro. Non sospettano minimamente che sia laureato. Questa sensazione<br />
di uguaglianza, di essere considerato alla pari, mi dà soddisfazione anche<br />
perché non ho mai sopportato le deferenze dovute alla differenza di censo<br />
o istruzione, a maggior ragione quando il titolo serve solo a mascherare il<br />
privilegio e la mancanza di un reale valore umano e professionale.<br />
Come dicevo, ho minimizzato le difficoltà che mi aspettavano, ma evidentemente<br />
la spinta era così forte che mi è bastato pensare soltanto alla possibilità<br />
di cambiare, che una mattina mi sono svegliato e ho deciso di mollare<br />
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