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Vite contadine - Inea

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144 MONICA CAGGIANO<br />

AVVOCA’, MA CHI GLIELO FA FARE?<br />

145<br />

una morte serena in quei quattro, cinque anni di tempo che ti può dare un<br />

cancro; piuttosto che non veder crescere i propri figli perché morti ammazzati,<br />

si sceglie di vederli morire di cancro e i nipoti nascere storpi.<br />

Per la chiusura della cava ho scritto anche a Ciampi, allora Presidente<br />

della Repubblica, una lettera appassionata, ma non mi ha mai risposto. Poi<br />

ci ho riprovato con Napolitano che, invece, non ha risposto direttamente,<br />

ma mi ha fatto scrivere dalla prefettura di Salerno una lettera che custodisco<br />

gelosamente, in cui si dice che in questa zona non c’è nessuna cava. Era la cosa<br />

migliore per abolire ogni equivoco, invece che discutere di autorizzazioni,<br />

permessi e impatti. Ho fatto un lavoro di ricognizione cartografica delle cave<br />

presenti in questo territorio, sono tantissime, tutte rigorosamente abusive, ma<br />

non le vede nessuno. Anche i rifiuti non li vede nessuno, ma la fortuna dei<br />

rifiuti è che puzzano, se non puzzassero non se ne sarebbe proprio parlato.<br />

Le cave, invece, non puzzano, ma deturpano il paesaggio, sono delle piaghe<br />

inferte al territorio che troncano la memoria storica dei luoghi, però non ci<br />

sono occhi per vedere queste cose. Certo, io sono stato tenace, tenacissimo. La<br />

soddisfazione più grande è stata non soltanto per me, ma per tanti, tantissimi<br />

altri che non avrebbero scommesso mille lire che questi se ne sarebbero andati.<br />

Tutti pensavano che avrei mollato io. Le stesse forze dell’ordine mi consigliavano<br />

di andarmene: “Guardi lei, per carità avrà pure ragione, ma chi glielo fa<br />

fare?”. E forse non avevano tutti i torti!». Si fa una risata, poi riprende: «Io<br />

però sono andato avanti, ed è servito. Oggi in tanti sono sbalorditi. Smontare<br />

gli impianti è una questione molto concreta. Io però non mi faccio illusioni,<br />

sono convinto che ritorneranno, ma a questo punto non gli faremo mettere<br />

neppure un chiodo per terra… Però ci riproveranno…».<br />

Dopo una pausa, Mario ricomincia la descrizione del sito: «Ecco, qui c’era<br />

l’impianto, guarda che il fatto che è stato smontato è un sogno! – esclama<br />

sorridendo, con palese soddisfazione –. Qui entravano i grandi camion. Qui<br />

c’era la pesa, qui il box dell’ufficio. Guarda, ancora è rimasto qualcosa. Beh,<br />

in effetti, è la prima volta che arrivo così vicino…», ammette guardandosi<br />

intorno con evidente curiosità. «In quest’area c’erano tutti gli impianti che<br />

portavano a vagliare le pezzature di calcare. È logico che questo fa parte<br />

del ciclo del cemento. Tutti ci dicevano: “Per quanto riuscirete a fare, farete<br />

ben poco, perché sono in ballo interessi enormi, un giro d’affari che tra cave,<br />

cemento e calcestruzzo rappresenta il 10% del PIL, cifre astronomiche. Sono<br />

veramente delle grandi potenze».<br />

Osservando gli orribili edifici di Battipaglia in lontananza, constato con<br />

amarezza: «Il cemento con cui si costruiscono quei palazzoni. Beh, a suo modo<br />

è un ciclo chiuso anche questo…». Mario sorride. Il contrasto è sintomatico,<br />

da una parte della collina il panorama rassicurante della campagna, dall’altra<br />

l’avanzata inesorabile delle sgradevoli costruzioni di Battipaglia, l’autostrada<br />

con il suo traffico di automobili e camion.<br />

Restiamo un po’ a guardare il panorama: «Oggi non è la giornata giusta,<br />

ma da qui si vedono Capri, Capo Palinuro e Punta Licosa, laggiù il parco dei<br />

monti Picentini, Olevano sul tusciano, con la famosa grotta di San Michele,<br />

dove vado ogni anno a maggio». Ricordo che proprio in occasione di un pellegrinaggio<br />

alla grotta, che riprende l’itinerario dei pastori transumanti e i loro<br />

riti cosmico-religiosi, ho conosciuto Mario per la prima volta. Era assieme<br />

ai suoi asinelli e anche allora indossava giacca e cravatta. Era già da qualche<br />

anno che un amico mi parlava con entusiasmo di lui e dei suoi ciucciarielli.<br />

Prima della visita in azienda, l’ho incontrato poi una seconda volta, quando<br />

ha ritirato il premio dei comuni ricicloni per il Comune di Montecorvino<br />

Rovella, che – caso raro al Sud – era riuscito a raggiungere percentuali di<br />

raccolta differenziata dei rifiuti superiori al 70%. Ricordandomene, gli chiedo<br />

di raccontarmi del suo impegno per la raccolta differenziata: «Beh, viene<br />

un po’ tutto di conseguenza. Circa metà della mia vita è stata segnata dalle<br />

cave, che mi hanno aperto gli occhi su una serie di emergenze ambientali: chi<br />

è appassionato di cave non può che essere interessato a ciò che ci va a finire<br />

dentro e quindi ai rifiuti. Tra cave, rifiuti tossici e le ripetute emergenze che<br />

hanno investito la Campania, la raccolta differenziata è stata quasi un gioco.<br />

Nel ’95 abbiamo organizzato a Montecorvino Rovella un convegno intitolato<br />

“Dal rifiuto della discarica all’economia dei rifiuti”, un concetto che doveva<br />

diventare pratica, così come l’economia intorno alla raccolta differenziata.<br />

Il convegno andò benissimo. Allora c’era già l’emergenza rifiuti e io pensavo:<br />

possibile che nessuno si sia accorto che bisogna fare la raccolta differenziata?<br />

Andai a dirlo al sindaco e lui si mise a ridere. Abbiamo dovuto aspettare sette<br />

anni. Nel 2002, quando dopo anni di battaglie chiusero la discarica di Parapoti,<br />

i comuni furono obbligati a creare dei siti di stoccaggio sul loro territorio.<br />

Nessun sito era buono, per cui ci fu una rivolta di popolo». A questo punto la<br />

pittoresca mimica di Mario diventa più vivace: «Ricordo la piazza di Montecorvino<br />

gremita di gente e il sindaco asserragliato nel Municipio, gridava tra<br />

un pool di manifestanti, con le donne che lo volevano scorticare vivo. Io salii<br />

sopra con la curiosità di vedere che succedeva, i carabinieri non mi volevano<br />

fare passare. Arrivato dal sindaco gli domandai: “Che dice, le sembra che sia<br />

giunta l’ora di fare la raccolta differenziata o non ancora?”. E lui ebbe come<br />

un lampo ed esclamò: “Sì, sì, effettivamente questa è la soluzione. Bisogna<br />

fare la raccolta differenziata. Avvoca’ e perché non ve ne incaricate voi? C’è<br />

un posto libero da assessore”. Io rimasi un attimo perplesso poi gli chiesi:<br />

“Ma è tecnico?”. Lui subito: “Sì, certo, certo, ci mancherebbe altro”. Lì ci fu<br />

l’incoronamento, mi misero la bomba in mano con la miccia accesa. Già dal<br />

giorno successivo a chiunque gli chiedesse chiarimenti sui rifiuti il sindaco<br />

diceva: “Parli con Codanti, è lui che se ne sta occupando”.<br />

L’incarico durò pochi mesi, perché a maggio ci furono le elezioni, ma in<br />

quei mesi feci un lavoro enorme. All’epoca c’era in Campania un commissa-

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