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Vite contadine - Inea

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28 MONICA CAGGIANO<br />

guardare le arnie una per una, tutte le volte, ne guardi una su cinque, perché<br />

sai che anche quelle che stanno lì intorno staranno come quella lì; però c’è<br />

sempre entusiasmo quando guardi l’arnia, quando vedi le apine che vengono<br />

tutte su e succhiano le goccioline di miele, c’è tutta una serie di cose bellissime<br />

che ti affascinano, ma purtroppo ti dici non posso stare qui a godere di queste<br />

cose, devo rendere. Bene, se devo vivere così con ottanta arnie, ma chi ne ha<br />

mille come lo vive il rapporto con le api? Non hai più il tempo per amarle<br />

come vorresti e lo stesso discorso vale con la terra.<br />

«La nostra arma vincente credo sia stata proprio quella di rimanere piccoli<br />

e di seguire tutta la filiera, dalla produzione alla vendita. Chi è partito pensando<br />

in grande con mille arnie, si è ritrovato a non saperle gestire, a non sapere<br />

come piazzare il prodotto, a stoccarlo tenendolo per anni. Molti apicoltori<br />

in Sardegna non hanno una grande esperienza, perché dopo l’avvento della<br />

Veroa, all’inizio degli anni ’80, qui c’è stato il crollo dell’apicoltura. Quando<br />

sono arrivata in Sardegna non si trovavano né arnie, né apicoltori, ne erano<br />

rimasti quattro, cinque. Il patrimonio apistico dell’isola era stato decimato. In<br />

passato quasi tutti gli allevatori avevano delle arnie, allora si usava l’apicoltura<br />

con i bugli di sughero, pensavano che la Veroa qui non avrebbe preso piede<br />

perché siamo in un’isola. Erano tutti molto tranquilli, fino a quando l’epidemia<br />

non è arrivata, allora è scoppiato tutto, i bugli di sughero non si potevano<br />

visitare, non si potevano curare. I bugli sono delle arnie fatte con la corteccia<br />

del sughero, tonda; a una certa altezza si infilavano due pezzi di legno, sotto<br />

c’era il nido e sopra la parte che si apriva, con il coperchio di sughero, per<br />

prelevare il miele usando un coltello. I bugli restavano fissi, producevano<br />

12-15 chili di miele che si raccoglieva solo una volta all’anno. Oggi invece<br />

con l’apicoltura razionale un mielaio, cioè la parte che si mette sopra l’arnia,<br />

produce sui quindici chili di miele, ma si mettono uno sopra all’altro, anche<br />

quattro, cinque nei periodi di fioritura dell’eucalipto o del cardo».<br />

Chiedo ad Anna se anche loro sono colpiti dalla crisi che, a livello mondiale,<br />

sta decimando le api e la produzione di miele. «Molti ritengono che la causa<br />

della decimazione delle famiglie sia una sostanza usata nella conservazione<br />

dei semi, soprattutto del granoturco, che poi resta nella pianta e quando le<br />

api vanno a raccoglierne la rugiada poi restano disorientate, tramortite, e non<br />

ritornano più alla famiglia o se vi ritornano sono mezze morte. In Sardegna<br />

questo problema non esiste molto, perché quasi tutto il miele che produciamo,<br />

eccetto quello dei fiori d’arancio, viene da piante spontanee. Non ci sono molte<br />

coltivazioni di granoturco, che attualmente dovrebbe essere proprio vietato,<br />

vista la carenza d’acqua che qui arriva anche con una pressione bassissima.<br />

Ci sono cartelli ovunque che ne vietano la coltivazione, eppure l’altro giorno<br />

sono passata davanti a un campo di granoturco.<br />

«La grossa crisi che c’è qui in Sardegna è causata dai gruccioni, degli<br />

ALLA FINE ARRIVANO LE DONNE E COMINCIANO A CANTARE<br />

uccelli stupendi, che hanno delle sfumature cangianti che vanno dal giallo al<br />

blu, con dei becchi lunghissimi, molto belli a vedersi, ma disastrosi: mangiano<br />

circa un etto di api al giorno. Qui da sempre gli apicoltori hanno avuto dei<br />

problemi a causa loro. Tra l’altro il gruccione è una specie protetta che non<br />

si può assolutamente toccare, a parte che io non li toccherei ugualmente. La<br />

situazione della nostra azienda è, poi, peculiare, perché la vendita grossa di<br />

miele la facciamo con il negozio che abbiamo a Villasimius, in un centro turistico.<br />

Molti dei nostri clienti viaggiano in aereo, e da quando a livello europeo<br />

hanno approvato la legge sulla sicurezza per il trasporto aereo, i viaggiatori<br />

non possono trasportare miele nel bagaglio a mano, se non vasetti piccoli da<br />

cento grammi e nessuno mette il miele nella valigia che imbarca, sapendo<br />

come le trattano. Hanno messo in ginocchio molti agricoltori e produttori<br />

di vino, anche per noi è stato un danno enorme e abbiamo dovuto inventarci<br />

qualche altra cosa da vendere ai turisti».<br />

Domando ad Anna in che modo l’attività dell’azienda è stata influenzata<br />

dalla partecipazione alla rete dell’associazione promossa da Teresa, il “Centro<br />

Sperimentazione Autosviluppo”. «La convinzione condivisa di voler<br />

insistere a lavorare nel territorio e di creare uno sviluppo dal basso in grado<br />

di coinvolgere altre persone, sicuramente ci ha aiutato a superare i periodi di<br />

crisi. Dalle persone che fanno parte dell’associazione ci è venuto un grande<br />

sostegno, soprattutto nei momenti di crisi finanziaria. Come ti dicevo abbiamo<br />

passato i primi anni con difficoltà enormi in banca, eravamo sempre in rosso,<br />

nonostante impegnavamo tutti i nostri risparmi e lavoravamo dalla mattina<br />

alla sera 365 giorni all’anno. In questi momenti, abbiamo sempre avuto la<br />

solidarietà di questa rete di persone che credeva nella nostra idea imprenditoriale.<br />

L’associazione ci ha aiutato anche a conoscere meglio le realtà operanti<br />

sul territorio; per il discorso ecologico e ambientale, invece, penso che sia più<br />

una cosa che ti senti dentro; non hai bisogno di qualcuno che ti educhi a certi<br />

principi e valori».<br />

1 Ente Regionale di Sviluppo e Assistenza Tecnica in agricoltura<br />

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