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Vite contadine - Inea

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128 MONICA CAGGIANO<br />

COLTURE E CULTURE ALL’OMBRA DEL MEDITERRANEO<br />

129<br />

“vecchio”, che invece è un uliveto secolare. Quando sono arrivata, l’uliveto<br />

secolare era infestato dai rovi, dalle rampicanti, praticamente quasi tutto<br />

ricoperto, ma aveva una grande voglia di vivere. Non si vedeva nulla, ma<br />

quando l’abbiamo ripulito, abbiamo trovato che ancora sulle piante c’erano<br />

delle olive, incredibile! Pian piano gli alberi si sono ripresi, tutti, anche quelli<br />

che mi avevano consigliato di tagliare e che invece ho voluto lasciare, quasi<br />

come un atto di fiducia, seguendo un istinto. I restanti due ettari e mezzo<br />

comprendono un uliveto piantato in gran parte nel ’75 e alcune piante del<br />

1985, in seguito a quella che, qui in zona, è nota come “la seconda gelata”. Tra<br />

i due uliveti è evidente la diversa disposizione degli alberi, uno è un uliveto<br />

in cui passavano con l’aratro, con colture differenziate, disposte a una diversa<br />

altezza, l’altro è un uliveto in cui passa il trattore, con un impianto molto più<br />

razionale.<br />

Oltre all’uliveto, c’è un ettaro di orto e tre di seminativi. Quando ho ereditato<br />

il terreno, era ridotto ai minimi termini, perché mio zio aveva coltivato<br />

una varietà di mais pieno di infestanti. Quei mais americani i cui semi sono<br />

contenuti spesso nei sacchi assieme a quelli di piante infestanti. Io ho scelto le<br />

coltivazioni biologiche, il primo anno ho piantato il miglio, poi ho messo un<br />

medicaio per riazotare il terreno e distruggere le infestanti. Questo è l’ultimo<br />

anno in cui dovrebbe esserci il medicaio, poi vorrei mettere il grano kamut.<br />

Non solo perché qualsiasi altro cereale è perdente dal punto di vista economico,<br />

ma anche perché il kamut è una pianta di una bellezza stravolgente, con la<br />

spiga doppia e una bella fioritura. Cedo di fronte all’aspetto estetico. Nell’orto<br />

si favorisce la riproduzione di semi locali come per la bietola, le fave, ceci,<br />

zucchine, ecc.».<br />

Costanza ha coniugato le due passioni per l’olivicoltura e la letteratura del<br />

Mediterraneo attraverso la fondazione dell’associazione “All’Ombra del mediterraneo”,<br />

di cui è presidente: «La necessità di fondare questa associazione<br />

nasce dal consenso che nel corso di questi anni si è venuto a creare intorno<br />

a diversi progetti e incontri. L’associazione vuol essere il punto di partenza<br />

d’un viaggio nel Mediterraneo, d’un mettersi in cammino lento, ma senza<br />

pause, come dicono gli spagnoli, attraverso l’incontro concreto con i saperi<br />

e i mestieri che intorno all’olivo si sviluppano: i vivaisti che li fanno nascere,<br />

i diversi modi di raccogliere le olive nel Mediterraneo e i riti a essi legati, le<br />

potature, i sistemi di difesa e d’impianto e le visioni del mondo che ogni modo<br />

di fare uliveto porta con sé. La qualità dell’olio e degli oli… S’apre così il<br />

dialogo tra i diversi linguaggi.<br />

Con l’associazione ho organizzato dei progetti con le scuole e anche con<br />

ragazzi diversamente abili; in uno di questi i ragazzi hanno adottato e curato<br />

degli olivi che erano stati rovinati da un incendio. Si tratta di ragazzi che<br />

venivano da situazioni pesantissime; per loro lavorare nei campi era una<br />

boccata d’aria. Ho sempre considerato l’azienda come un luogo di confronto,<br />

e per azienda intendo anche la mia biblioteca con libri di venti lingue diverse.<br />

Un posto accogliente è un luogo in cui si creano collegamenti nella memoria,<br />

affinità, ponti nei ricordi.<br />

Anche dopo la scelta della campagna, ho continuato ad andare ai convegni<br />

e a scrivere sulla letteratura dell’olivo e del Mediterraneo. Per la nascita<br />

dell’associazione è stato importante l’incontro a un convegno con uno storico<br />

che viveva nelle mie stesse condizioni: gestiva uno degli uliveti più grandi di<br />

Lesbo in Grecia, lavorava presso l’archivio storico e stava facendo una ricerca<br />

sulle tecniche culturali dell’olivo. Da quest’incontro è nata l’idea di fare un<br />

convegno sull’olivicoltura del Mediterraneo, che esaltasse la polifunzionalità<br />

dell’azienda olivicola come punto d’incontro e di dialogo di colture e culture.<br />

All’interno del convegno c’era di tutto, dai musicisti a chi si occupa di progetti<br />

territoriali. Il gemellaggio tra queste due aziende è stato l’inizio di una rete,<br />

che via via si è allargata comprendendo agronomi, scrittori, artisti, musicisti,<br />

medici, antropologi, architetti, olivicoltori, frantoiani. Questo gruppo, a partire<br />

dal 2002, ha realizzato una serie d’iniziative intorno al progetto “Colture<br />

e culture, luoghi dove si coltivano essenze locali, soprattutto olivo, e idee<br />

Mediterranee”. Una tappa importante è stata, nel maggio 2003, il progetto<br />

“Generazioni di olivi. Olivi che nascono e olivi che scompaiono”, in cui si è<br />

realizzato un gemellaggio con una cooperativa olivicola di palestinesi, da cui<br />

il nuovo uliveto della mia azienda dedicato alla Palestina.<br />

Nel 2004, “All’Ombra del Mediterraneo” è diventata un’associazione<br />

culturale internazionale, i cui membri – scrittori, studiosi, agronomi, artisti,<br />

olivicoltori, centri di ricerca, enti locali – attualmente sono circa quaranta e<br />

provengono da una ventina di Paesi. L’associazione esprime un’idea del Mediterraneo<br />

unitaria, comprendente la riva balcanica e quella mediorientale,<br />

nordafricana e Sud europea. Si tratta di una messa in rete di esperienze già<br />

esistenti per la promozione di nuovi percorsi condivisi. Ogni membro propone<br />

e realizza delle iniziative nel proprio Paese. L’associazione non dispensa<br />

soldi, ma risorse di saperi, conoscenze, contatti, idee, promuovendo anche<br />

l’adozione di un uliveto. Da questa passione sono nati incontri imprevisti,<br />

momenti emozionanti e… delle vere e proprie magie.<br />

L’olivo è un importante strumento di connessione culturale dei popoli del<br />

Mediterraneo. Ci sono circa 1500 specie, ma quando un abitante del Mediterraneo<br />

vede un olivo, in un certo modo si trova a casa, ovunque esso sia.<br />

L’ulivo è un albero che si adatta alle caratteristiche della zona. In aree della<br />

Tunisia, dove manca l’acqua, tra un ulivo e l’altro ci sono fino a 36 metri. È<br />

un albero che può regalare grandi emozioni. Una volta, ricordo che alla vista<br />

di un olivo di quattromila anni mi sono venute le lacrime.<br />

Qualsiasi cosa ho proposto in questi anni in azienda, anche a persone

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