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Ring 013 - Parliamo di Videogiochi

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:STORY-TELLING: <strong>Ring</strong>#13<br />

Sanguine 03: “ thou shalt suffer - part. 1 ”<br />

<strong>di</strong> Nemesis Divina<br />

57<br />

12/12/2179<br />

Essere hacker un tempo dava certi vantaggi, oggi è solo una peste.<br />

E non è questione del NeoN, cioè, quella è una bella gatta da pelare, la spada<br />

<strong>di</strong> fuoco con cui l’Or<strong>di</strong>ne Mon<strong>di</strong>ale si liberò, in un colpo, <strong>di</strong> quasi duecentomila<br />

dei nuovi hacker. Il NeoN è una merda, se non ti uccide, ma ok, ci puoi star<br />

dentro, sputando sangue e cacciando un sacco <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>. Però essere un hacker<br />

<strong>di</strong> nuova generazione, anche se parliamo <strong>di</strong> una generazione ormai già estinta,<br />

ha una dannata serie <strong>di</strong> controin<strong>di</strong>cazioni che nessuno si è preso la briga <strong>di</strong><br />

spiegare, al momento in cui una donna morta <strong>di</strong> fame affittava l’utero<br />

all’Esercito…<br />

«Lo so che mi senti, collegati!»<br />

Una voce qui, dentro la testa, che copre gli altri rumori e spegne le sensazioni.<br />

Che o<strong>di</strong>o.<br />

«Chiunque tu sia, lasciami perdere. Ho chiuso.»<br />

«Non si può chiudere. Collegati, ho detto.»<br />

«…»<br />

«Non costringermi… Sono un Exe, sai che posso mandarti in autoesecuzione.»<br />

«…»<br />

«Peggio per te. Meglio che ti prepari.»<br />

Autoexec. Bello schifo.<br />

Ecco una delle controin<strong>di</strong>cazioni, almeno per i Driver come Rasta, un Exe poteva<br />

bootarti quando gli pareva e alla fine non erano granché le cose che si potevano<br />

fare per impe<strong>di</strong>rlo. Giusto sperare che nessuno incappasse nella cartella<br />

che segnalava la tua esistenza, ma con meno <strong>di</strong> mille hacker al mondo… <strong>di</strong>fficile<br />

passare inosservati da chi sa come cercare.<br />

Rasta, rassegnata e con un vago presagio <strong>di</strong> nausea, sprofondò in una se<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> plastica. Stava nella cucina quando l’Exe la contattò: una cucina <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata,<br />

<strong>di</strong> una casa sbilenca, in una baraccopoli puzzolente. La catasta <strong>di</strong> pentole e<br />

piatti torreggiava nel lavan<strong>di</strong>no, in una colonna malferma. Posate sporche. Resti<br />

<strong>di</strong> cibo. Un torsolo <strong>di</strong> mela.<br />

Ma doveva rior<strong>di</strong>nare la sua vita, prima ancora che la cucina.<br />

La voce <strong>di</strong> suo figlio proveniva da lontano, anche se lei sapeva che stava subito<br />

fuori dell’uscio, a saltare su quella lamiera arrugginita e a fare un chiasso<br />

del <strong>di</strong>avolo. Bambino i<strong>di</strong>ota…<br />

Non chiuse gli occhi ma non ce n’era bisogno, il soffitto incrostato si sciolse<br />

così come il pavimento, mentre il corpo scompariva e lei <strong>di</strong>ventava un’orbita <strong>di</strong><br />

dati destrutturati.<br />

Per un Driver era più facile navigare il web, in effetti era questo il suo compito:<br />

trovare la strada e interfacciare gli Exe. Eppure questo non era un Exe qualunque,<br />

e fu così che lui trovò lei prima ancora che si mettesse in viaggio.<br />

«Ti prego, configurati. Non ho voglia <strong>di</strong> parlare coi numeri.»<br />

Mentre si componeva la struttura, Rasta ebbe un’intuizione, molto prima che<br />

una percezione cosciente. C’era solo un Exe che preferisse configurazioni or<strong>di</strong>nate<br />

ai dati esposti.<br />

«Shin Hua…». Quasi sospirò.<br />

«Brava, indovinato. Usi sempre lo stesso avatar, vedo.»<br />

Lui no, adesso aveva assunto un aspetto tetro, minaccioso quasi. Un essere<br />

alto, con braccia lunghe ai ginocchi e una pelle chitinosa e lucida. La testa ovale,<br />

calva e bianca, con un alone rosso attorno agli occhi, due perle bianche sul<br />

fondo delle orbite e un’aureola fluttuante a venti centimetri sopra il capo. Decisamente<br />

non sembrava il coreano che era.<br />

«Per favore, lasciami perdere…»<br />

«Ce l’hai ancora con me perché ti ho portato via il fidanzato?»<br />

«State ancora assieme?»<br />

«No. È finita subito. Poi è morto, ma io non c’entro.»<br />

«Lasciami perdere, per favore…»<br />

«Non posso. È un lavoro grosso…»<br />

Shin Hua alzò un lungo braccio e recise la rete fino ad aprire un portale. Shin<br />

Hua era uno degli uomini più detestabili che Rasta avrebbe mai incontrato, ma<br />

era anche il miglior hacker vivente e forse vissuto. Con la sola mano navigò fra<br />

i no<strong>di</strong> e, raggiunta una sottocartella <strong>di</strong> un server protetto, linkò una figuretta<br />

piccola.<br />

«Fantastico! Dove l’hai pescato un ariano? Ci mancava solo questo…»

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