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2 - Parliamo di Videogiochi

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:INDEPTH: Ring#2<br />

ARCHETIPI E STIMOLAZIONE DIRETTA_______<br />

[ICO]<br />

<strong>di</strong> DarknessHeir<br />

Spesso, ci si trova in situazioni<br />

per descrivere le quali le parole<br />

sono inadeguate, insufficienti.<br />

Spesso un’immagine vale più <strong>di</strong><br />

mille parole.<br />

Due verità non scritte: o<strong>di</strong>ose<br />

e malestrue, in quanto nel corso<br />

degli anni sublimate in te<strong>di</strong>anti<br />

frasi fatte. Ma delle frasi<br />

fatte, è davvero giusto <strong>di</strong>sprezzare<br />

il valore intrinseco solo<br />

perché il villico <strong>di</strong> turno se n’è<br />

servito per riempirsi la bocca,<br />

per l’ennesima volta?<br />

Archetipi... Fumito Ueda ne<br />

utilizza <strong>di</strong>versi nel suo splen<strong>di</strong>do<br />

Ico. E poche parole, <strong>di</strong> cui<br />

una buona parte (prima <strong>di</strong> aver<br />

completato l’avventura almeno<br />

una volta) incomprensibili.<br />

______...Più <strong>di</strong> mille parole<br />

Archetipi: Ico e Yorda ne sono<br />

due esempi lampanti. Il primo è<br />

il classico bambino da manga/<br />

anime/rpg nipponico: un piccolo,<br />

agile imberbe che grazie alla<br />

sola volontà riesce a trionfare<br />

in una situazione apparentemente<br />

oltre la sua portata. La<br />

sua “normalità” (riferita al contesto<br />

in cui vive, ovvero un villaggio<br />

presumibilmente modesto<br />

e poco civilizzato) è manifesta<br />

in ogni aspetto della sua<br />

figura: nei tratti rustici, in<strong>di</strong>geni,<br />

nelle vesti elaborate quanto<br />

lo può essere il vestiario del<br />

suo ambiente sociale/culturale/<br />

economico, nelle movenze<br />

sciolte ed ingenue tipiche dei<br />

ragazzini della sua età. Nel rispetto<br />

della (minimalista) trama<br />

del gioco, poi, sul capo egli<br />

porta un paio <strong>di</strong> infami corna:<br />

<strong>di</strong>stintivo apo<strong>di</strong>ttico della nega-<br />

tività che, suo malgrado, si trascina.<br />

Una caratterizzazione, la<br />

sua, che certamente non brilla<br />

per creatività: corna a parte,<br />

l’impressione <strong>di</strong> “già visto” permane<br />

piuttosto insistentemente.<br />

Lo stesso <strong>di</strong>scorso vale per<br />

Yorda: la fanciulla misteriosa e<br />

silente (sotto molti aspetti, dall’<br />

apparenza molto simile a quella<br />

<strong>di</strong> Rei Ayanami <strong>di</strong> Evangelion),<br />

fragile nonché latrice <strong>di</strong> risorse<br />

ben nascoste <strong>di</strong>etro alla sua apparente<br />

futilità. Anche la sua<br />

caratterizzazione è dunque<br />

decisa: tutte queste caratteristiche<br />

sono subito evidenti nell’<br />

osservare il candore che ne adorna<br />

vesti e sembiante, le<br />

movenze insicure, il viso <strong>di</strong>afano<br />

che <strong>di</strong> rado s’accende <strong>di</strong> espressioni<br />

smussate, evanescenti.<br />

Due personaggi stereotipati,<br />

infine. Due “frasi fatte”. Semplici,<br />

attorniati dall’aura del dejà-vu:<br />

ma per questo poco efficaci?<br />

Niente affatto.<br />

____________Stimolazione<br />

Evocativo come non mai è invece<br />

l’aspetto scenografico del<br />

titolo. Un impatto emotivo ad<strong>di</strong>rittura<br />

più forte <strong>di</strong> quello con<br />

cui gli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> Another<br />

World e Flashback lasciarono<br />

a bocca aperta ai tempi dell’Amiga.<br />

Il castello è immenso, e<br />

si estende a per<strong>di</strong>ta d’occhio:<br />

nel groviglio <strong>di</strong> torri e strutture<br />

<strong>di</strong> incomprensibile funzione è<br />

<strong>di</strong>fficile capacitarsi riguardo al<br />

luogo in cui ci si trova; gli unici<br />

attimi in cui è possibile sviluppare<br />

un’adeguata idea sulla<br />

propria posizione, sono solitamente<br />

quelli seguenti alla risoluzione<br />

degli enigmi <strong>di</strong> una<br />

data zona; ci si accorgere <strong>di</strong><br />

trovarsi ancora all’inizio dello<br />

schema, solo in una posizione<br />

che era prima occultata od apparentemente<br />

irraggiungibile.<br />

Oltre il castello, ecco che il<br />

19<br />

mare <strong>di</strong>spiega le sue calme spire;<br />

una <strong>di</strong>stesa piatta e corrusca,<br />

impossibile da rimirare per<br />

intero con il semplice sguardo,<br />

così come col semplice sguardo<br />

risulta impossibile cogliere particolari<br />

dell’entroterra che si estende<br />

al <strong>di</strong> fuori delle mura<br />

dell’ottundente fortezza. Sopra,<br />

il cielo; il terzo ed ultimo elemento<br />

scenografico principale,<br />

come gli altri sconfinato e brillante.<br />

La presenza del sole non<br />

è mai esplicita, così come le<br />

con<strong>di</strong>zioni del cielo non sono<br />

mai completamente definibili.<br />

Una danza <strong>di</strong> luci ed ombre enfatizza<br />

la duplicità della volta<br />

celeste: anche quando del tutto<br />

splendente, essa infatti non<br />

appare mai nitida; una sorta <strong>di</strong><br />

caligine superiore la attornia.<br />

Allo stesso modo, capita <strong>di</strong> rimanere<br />

accecati dal sole levando<br />

lo sguardo all’in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> un<br />

cielo che si credeva essere<br />

livido.<br />

Il coinvolgimento emotivo è<br />

dunque alto: l’atmosfera che si<br />

respira in ogni anfratto del<br />

mondo <strong>di</strong> Ico si impone sin dai<br />

primi istanti <strong>di</strong> gioco. Con un<br />

background così efficace, dei<br />

personaggi più originali od approfon<strong>di</strong>ti<br />

sarebbero davvero<br />

necessari?<br />

No, e questo lo deve aver<br />

pensato lo stesso Ueda. Più<br />

opportuno è sfruttare i vantaggi<br />

<strong>di</strong> una caratterizzazione talmente<br />

<strong>di</strong>retta. Il coinvolgimento<br />

è presente,si <strong>di</strong>ceva, i personaggi<br />

“funzionano”… Cosa<br />

manca? Un “messaggio”, un significato<br />

nascosto.<br />

E <strong>di</strong> conseguenza, ecco affacciarsi<br />

nuovi archetipi.<br />

_______________Archetipi<br />

Sin dall’antichità, il tenere per<br />

mano un in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> sesso opposto<br />

denota la presenza <strong>di</strong> un<br />

legame affettivo. L’usanza è<br />

tuttora presente, ed utilizzata<br />

dalla maggior parte delle strut-

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