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1. La tradizione - Centro di studi Filologici Sardi

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pers il De <strong>di</strong> O. Inoltre V4CV7PTLl sono d’accordo per comande invece <strong>di</strong><br />

prïet. Infine Deu è preceduto, in V4CV7PTLl, dalla preposizione a, sicché<br />

resta perfetta la coor<strong>di</strong>nazione con a l’angle. Se il De risalisse a iniziativa <strong>di</strong><br />

O, esso servirebbe a spiegare quasi tutte le contrad<strong>di</strong>zioni del suo testo, tra<br />

cui la sostituzione <strong>di</strong> prïet a comandet e la conseguente riduzione del secondo<br />

emistichio (dove poteva esserci que les invece que·s, tra l’altro raro). E<br />

allora da γ si potrebbe dedurre con sicurezza:<br />

Ses pers [cumandet a] Deu ….<br />

E [sei meïsme] a l’angle Gabrïel,<br />

solo restando incerto il completamento del primo verso, per il quale i testimoni<br />

<strong>di</strong> γ sono <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>, sicché s’avrebbe meno scrupolo a utilizzare la lezione<br />

<strong>di</strong> O. Si noti che proprio nella lassa precedente si legge:<br />

Hoi te cumant al Glorius celeste (2253).<br />

È curioso che tutti gli e<strong>di</strong>tori abbiano sottoposto ai soliti interventi ortope<strong>di</strong>ci<br />

il v. 2261 <strong>di</strong> O, senza utilizzare i suggerimenti abbastanza espliciti <strong>di</strong><br />

γ. Tuttavia anche qui rimangono dei dubbi. <strong>La</strong> costruzione col De <strong>di</strong> argomento<br />

ha un aspetto <strong>di</strong>fficilior. Probabilmente il criterio della lectio <strong>di</strong>fficilior<br />

ha fatto compiere un buon numero <strong>di</strong> delitti filologici. Eppure non conviene<br />

scre<strong>di</strong>tarlo, se non si vuol veder pullulare le e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> scelte attuate<br />

sul versante della banalità” (pp. 190-191).<br />

4.5.11 <strong>La</strong> forma linguistica<br />

In una <strong>tra<strong>di</strong>zione</strong> manoscritta ampia, il problema della veste linguistica<br />

ha un peso superiore rispetto a quello che pur ha nella circostanza del codex<br />

unicus o meglio dell’autografo. Quando l’originale è perduto e un’opera ha<br />

avuto un largo successo, ci si trova <strong>di</strong> fronte a una <strong>tra<strong>di</strong>zione</strong> manoscritta<br />

che presenta spesso tante patine linguistiche quanti sono i testimoni che la<br />

compongono. È evidente che una veste linguistica non può essere artificialmente<br />

ricostruita, cioè che non è possibile comporre come in un collage la<br />

veste linguistica che si ritiene sia più prossima all’originale. Si procede<br />

dunque nel rispetto della veste del testo base, avendo cura <strong>di</strong> sceglierlo in

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