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1. La tradizione - Centro di studi Filologici Sardi

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Un esempio del secondo tipo è l’età pre-umanistica e umanistica, allorché<br />

sull’onda del Petrarca si riorganizzò il canone degli autori (e delle auctoritates)<br />

secondo parametri estetici e politici sensibilmente <strong>di</strong>fferenti rispetto<br />

a quelli dominanti nei secc. XI e XIV. Altri esempi possono essere<br />

in<strong>di</strong>cati nel passaggio della poesia dal canto alla lettura, o ancora nella compilazione<br />

dei gran<strong>di</strong> manoscritti ciclici delle chansons de geste e dei romanzi<br />

cavallereschi, tutti fattori estetici della risistemazione del sapere che hanno<br />

inciso notevolmente sulla <strong>tra<strong>di</strong>zione</strong> delle opere.<br />

Queste fasi <strong>di</strong> riorganizzazione decidevano (oggi non è più così) del futuro<br />

o dell’oblio <strong>di</strong> molte opere, perché ne sancivano l’utilità o la pericolosità,<br />

il prestigio o l’inutilità.<br />

Un altro fattore che agì sulla <strong>tra<strong>di</strong>zione</strong> è l’evoluzione dei materiali<br />

scrittori. L’uomo ha scritto, nel corso della sua storia, sulle cortecce degli<br />

alberi, sulla pietra, sul papiro, sulla pergamena, sulla carta e oggi sempre più<br />

<strong>di</strong>ffonde i suoi testi attraverso la rete telematica.<br />

Il cambiamento del supporto scrittorio, con il suo carico <strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ni<br />

estetiche e pratiche che accompagnano costantemente i mutamenti delle<br />

consuetu<strong>di</strong>ni umane, ha inevitabilmente comportato un’attività <strong>di</strong> copiatura<br />

dei testi fatta anche <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te e <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticanze. Si consideri, per esempio,<br />

che oggi sono certamente più letti i testi <strong>di</strong>sponibili in rete (perché ri<strong>di</strong>gitati<br />

o scannerizzati) rispetto a quelli rimasti su solo supporto cartaceo.<br />

I materiali scrittori più <strong>di</strong>ffusi nel mondo antico per la redazione <strong>di</strong> documenti<br />

e libri furono il papiro e la pergamena. Ancora agli inizi del VII secolo,<br />

a Roma venivano utilizzati entrambi: ce ne dà prova Gregorio Magno,<br />

Papa dal 590 al 604 d.C., che nei suoi testi e nel suo epistolario ci descrive<br />

come un suo scritto giungeva alla redazione definitiva. Inizialmente egli lo<br />

dettava a segretari che lo trascrivevano in presa <strong>di</strong>retta su tavolette cerate.<br />

Per poter scrivere sotto dettatura, e quin<strong>di</strong> velocemente, i segretari si servivano<br />

<strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> abbreviazioni che verrà lasciato in ere<strong>di</strong>tà al Me<strong>di</strong>oevo<br />

e all’età moderna. Dopo questa prima redazione, il testo veniva trascritto<br />

su fogli <strong>di</strong> papiro e rivisto dall’autore, quin<strong>di</strong> copiato nella forma definitiva<br />

in rotoli <strong>di</strong> papiro o in co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> pergamena. Dopo il VII secolo d.C., il papiro<br />

cessò <strong>di</strong> essere uno strumento scrittorio dell’Occidente latino e fu interamente<br />

sostituito dalla pergamena, ma non tutte le opere vennero trascritte. Il<br />

cambio <strong>di</strong> materiale produsse quin<strong>di</strong> una per<strong>di</strong>ta.

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