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1. La tradizione - Centro di studi Filologici Sardi

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Una caratteristica che sembra essere peculiare dei segni linguistici è la<br />

doppia articolazione e riguarda il significante. Il piano del significante, infatti,<br />

è organizzato su due livelli: un primo livello costituito da unità portatrici<br />

<strong>di</strong> significato (monemi o morfemi), un secondo livello costituito da<br />

unità prive <strong>di</strong> significato (i fonemi). Facciamo un esempio: io vedo una<br />

mela: i morfemi sono: io – ved-o un-a mel-a , i fonemi i-o v-e-d-o u-n-a me-l-a.<br />

Il numero dei morfemi (o unità minime <strong>di</strong> prima articolazione), almeno<br />

in linea teorica, è sempre soggetto ad aumentare, quello dei fonemi è invece<br />

definito (per esempio, i fonemi dell’italiano sono al massimo 30). Grazie<br />

alla doppia articolazione, con un numero limitato <strong>di</strong> elementi (i fonemi<br />

appunto) è possibile comporre un numero illimitato <strong>di</strong> parole.<br />

<strong>1.</strong>2 Il fonema<br />

Il concetto <strong>di</strong> fonema è ben più articolato e preciso <strong>di</strong> quanto abbiamo<br />

appena detto, ma per coglierlo pienamente bisogna preliminarmente chiarire<br />

alcuni concetti.<br />

Non tutti i suoni emessi da un parlante sono fonemi. Una pernacchia non<br />

è un fonema, ma anche il th inglese non è un fonema in italiano. Per capire<br />

che cosa sia un fonema dobbiamo introdurre il concetto <strong>di</strong> ‘fono’.<br />

Occorre a questo punto ricordare la <strong>di</strong>stinzione introdotta dal grande linguista<br />

Fer<strong>di</strong>nand de Saussure tra parole e langue: il primo termine designa<br />

gli atti linguistici concreti, le frasi concretamente pronunciate dai parlanti; il<br />

secondo in<strong>di</strong>ca invece la lingua come il sistema astratto che ogni parlante<br />

possiede nella mente e grazie al quale capisce gli altri parlanti. Per questo si<br />

<strong>di</strong>ce che la langue è astratta e asociale e la parole concreta e in<strong>di</strong>viduale.<br />

Noi tutti sappiamo che i suoni sono prodotti da corpi che vibrando producono<br />

onde, ossia movimenti dell’aria. Tecnicamente si <strong>di</strong>stinguono i suoni<br />

propriamente detti dai rumori a seconda che l’onda prodotta sia regolare<br />

(suono) o irregolare (rumore). Rilevando l’onda prodotta si è visto che le<br />

vocali sono suoni e le consonanti rumori, per cui è improprio chiamare entrambi<br />

suoni. Inoltre si è rilevato, come è coscienza comune, che i parlanti<br />

non pronunciano le parole allo stesso modo, per cui la /b/ o la /f/ non sono<br />

realizzate allo stesso modo da tutti i parlanti. Si è dunque scelto un termine<br />

per designare i suoni della lingua concretamente realizzati dai parlanti: questo<br />

termine è ‘fono’, adatto a designare sia vocali che consonanti.<br />

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