1. La tradizione - Centro di studi Filologici Sardi
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Si amars a amic corau,<br />
miga nonca m’en meravill<br />
s’il se fai semblar bestiau<br />
al departill;<br />
greu veiretz ja joc comunau<br />
al pelacill!<br />
Marcabrus <strong>di</strong>tz que no·ill en cau<br />
Qui quer ben lo vers’al foïll,<br />
que no·i pot hom trobar a frau<br />
mot de roïll,<br />
intrar pot hom de lonc jornau<br />
en breu doïll.<br />
Traduzione: I Comincio il verso quando senza foglia vedo del faggio la cima e la rama, che d’uccello né<br />
<strong>di</strong> rana non s’ode canto né graci<strong>di</strong>o, e non si darà fino alla stagione soave, quando il nocciòlo mette le<br />
fronde nuove. II Come richiede schietto poetare, porto la pietra e l’esca e l’acciarino, ma ronzanti poetucoli<br />
arruffati mi volgono il mio canto in baia e ne fanno beffe. III Pregio è <strong>di</strong>sceso d’alto in basso e caduto<br />
nella spazzatura, poiché il denaro ottiene che Roma si venda; ben credo che non ne godranno quelli<br />
che sono colpevoli <strong>di</strong> questo danno! IV Bassezza d’animo è padrona e sban<strong>di</strong>sce Prodezza. Difficilmente<br />
accadrà più che patrizzino in uno stesso modo i padri e i figli; ché non sento <strong>di</strong>re che alcuno se ne <strong>di</strong>a<br />
cura fuorché in Poitou. V I più <strong>di</strong> questo secolo carnale han volto Giovinezza in vanteria rumorosa e<br />
vuota, ch’io non trovo, e <strong>di</strong> ciò molto mi duole, chi lor sia maestro <strong>di</strong> cortesia con cuore leale, che non ci<br />
zoppichi. VI Han passato i limiti del pudore: a somiglianza <strong>di</strong> come usa per l’acaptum, assoggettano a<br />
tassa tutto quanto ciò che donano, pieni <strong>di</strong> scontrosità, e non pregiano biasimo o lode un chicco <strong>di</strong> miglio.<br />
VII Ben fu profeta e del male chi <strong>di</strong>sse che il mondo andrebbe alla rovescia: il signore comportarsi<br />
da servo e il servo da signore; e così fanno essi: ché i bozzagri d’Angiò vi han fatto colpi da sparviero.<br />
VIII Se l’amar del senso ha chi l’ami <strong>di</strong> cuore, non me ne meraviglio io già se poi, alla fine, gli si <strong>di</strong>mostra<br />
bestiale: <strong>di</strong>fficilmente vedrete partita patta al gioco del pelacill! IX Marcabruno <strong>di</strong>ce che non gliene<br />
importa se alcuno frughi il «verso» col frucone: ché non vi si può trovar nascosta parola rugginosa, entrare<br />
si può con lunga fatica nel minimo pertugio.<br />
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