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1. La tradizione - Centro di studi Filologici Sardi

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Isella pubblica per Einau<strong>di</strong>-Gallimard una nuova e<strong>di</strong>zione dei romanzi e dei<br />

racconti e <strong>di</strong>chiara rispetto alle e<strong>di</strong>zioni precedenti quanto segue:<br />

“Nel primo caso (e<strong>di</strong>zione Mondo) si è voluto privilegiare il punto <strong>di</strong> vista<br />

del lettore, nel secondo (e<strong>di</strong>zione Grignani) si è inteso ‘restituire l’opera<br />

alla sua vera identità <strong>di</strong> lavoro imperfetto’. <strong>La</strong> nostra e<strong>di</strong>zione ambisce a tener<br />

conto l’una e l’altra istanza, motivate su premesse <strong>di</strong>versamente legittime”.<br />

Ciò che serve rilevare è, comunque, che anche un testo novecentesco non<br />

è necessariamente un testo dalla scontata intellegibilità. Si potrebbe obiettare<br />

che per Fenoglio si tratta <strong>di</strong> un caso limite, <strong>di</strong> un autore impe<strong>di</strong>to dalla<br />

morte a concludere la sua opera. Si veda allora il caso <strong>di</strong> Montale e della<br />

raccolta <strong>di</strong> poesie pubblicata, per sua volontà, dopo la morte. Nel decennio<br />

1969-1979 il poeta, morto nel 1981, affidò ad Annalisa Cima 84 componimenti<br />

a con<strong>di</strong>zione che fossero pubblicati post mortem, <strong>di</strong>visi in XI buste<br />

contenenti ciascuna sei testi, più un plico <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciotto. Tutti i testi sono scritti<br />

a mano. A partire dal 1986 la Fondazione Schlesinger pubblicò, una<br />

all’anno, le prime <strong>di</strong>eci buste. Le rimanenti ventiquattro videro la luce nel<br />

1996 nel Diario postumo, curato da Annalisa Cima, con testo e apparato<br />

critico <strong>di</strong> Rosanna Bettarini. Le buste contengono spesso più redazioni della<br />

stessa poesia e giacché questa caratteristica iterativa è voluta da Montale si<br />

pone il problema <strong>di</strong> rispettarla, cioè <strong>di</strong> rispettare il testo e il suo doppio o<br />

triplo, tutti contrad<strong>di</strong>stinti dall’ufficiale ultima volontà dell’autore. Montale,<br />

già nel 1969, aveva <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> patire la nicchia in cui la critica lo aveva<br />

collocato ed etichettato, per cui non stupisce che abbia voluto complicare il<br />

lavoro del filologo, abbia legittimato una redazione multipla per suggerire,<br />

ironicamente, che anche dopo la sua morte si evitasse ciò che più lo infasti<strong>di</strong>va:<br />

l’ostentata ripetizione <strong>di</strong> rocciose certezze. Rosanna Bettarini, nel curare<br />

l’e<strong>di</strong>zione del Diario postumo, identifica la sequenza cronologica dei<br />

testi e quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>acronia della loro formazione, fornendo in apparato il sistema<br />

delle varianti rispetto a quei testi per i quali è possibile in<strong>di</strong>viduare un<br />

punto <strong>di</strong> arrivo stabile. Ovviamente, invece, “le redazioni irriducibili [cioè<br />

redazioni <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> uno stesso testo] o tali da compromettere una spe<strong>di</strong>ta<br />

formalizzazione e risultare poco leggibili [cioè <strong>di</strong>fformi per un numero eccessivo<br />

<strong>di</strong> varianti rispetto alla redazione promossa a testo] sono date per<br />

intero, ed eventualmente con il suo proprio apparato <strong>di</strong> varianti” (p. 91, Milano,<br />

Mondadori). L’e<strong>di</strong>zione, dunque, deve arrendersi alle “moltiplicazioni”<br />

<strong>di</strong> Montale, ma il lettore, lungi dall’essere respinto, si trova coinvolto<br />

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