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1. La tradizione - Centro di studi Filologici Sardi

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Fra il XII e il XIII secolo mo<strong>di</strong> e luoghi <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong> fruizione del<br />

libro cambiano ra<strong>di</strong>calmente. L’epicentro <strong>di</strong> questo cambiamento sono le<br />

università. Esse, come è noto, rispondono a nuove esigenze <strong>di</strong> cultura, <strong>di</strong><br />

professionalizzazione del sapere, e determinano la nascita <strong>di</strong> un ceto intellettuale<br />

<strong>di</strong>ffuso, presente nelle <strong>di</strong>verse articolazioni del potere, non più<br />

esclusivamente ecclesiastico ma in larga misura laico. <strong>La</strong> Chiesa affida la<br />

sua strategia agli or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti, impegnati nelle cattedre universitarie e<br />

nella pre<strong>di</strong>cazione a vincere la battaglia dell’egemonia culturale da cui <strong>di</strong>pende<br />

il governo dei costumi e il con<strong>di</strong>zionamento del potere.<br />

Il libro <strong>di</strong>viene nuovamente un bene che ha un suo mercato e che viene<br />

prodotto artigianalmente in botteghe professionali e venduto al pubblico,<br />

soggetto dunque, come tutti i beni, al gioco della domanda e dell’offerta, ma<br />

anche sorvegliato dal potere per i suoi contenuti.<br />

L’aumento degli alfabetizzati, il ruolo delle città e la crescita economica<br />

dell’Europa sono alla base <strong>di</strong> un nuovo modo <strong>di</strong> produrre e <strong>di</strong> usare il libro.<br />

Nascono officine (non più scriptoria monastici) che lo producono in serie. È<br />

il cosiddetto sistema della “pecia”: l’università depositava un esemplare<br />

autentico non rilegato del libro adottato: i fascicoli, ormai non più solo quaderni,<br />

perché composti da un numero <strong>di</strong> fogli maggiore <strong>di</strong> quattro, venivano<br />

<strong>di</strong>stribuiti a <strong>di</strong>versi copisti e poi fatti ruotare in modo che, allorquando ciascun<br />

copista aveva copiato almeno una volta tutti i fascicoli del testo, si arrivava<br />

a <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un numero congruo <strong>di</strong> copie prodotte nello stesso intervallo<br />

temporale.<br />

Il testo universitario è in genere scritto su due colonne, in scrittura gotica<br />

(la scrittura che rompe le curve e dà una sensazione <strong>di</strong> compattezza, spesso<br />

a <strong>di</strong>scapito della leggibilità); ha margini ampi, per poter essere annotato;<br />

contiene i riman<strong>di</strong> da un fascicolo all’altro in modo che la loro sequenza<br />

non venga alterata (se il fascicolo che precede termina con la parola misericor<strong>di</strong>a,<br />

quello seguente riporta nel margine superiore o in quello inferiore la<br />

parola misericor<strong>di</strong>a); articola il testo in paragrafi e capitoli. È in questi testi<br />

che compaiono i primi in<strong>di</strong>ci. I testi romanzi non sono più rari come nel periodo<br />

precedente: si <strong>di</strong>spone sia <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci lussuosi che comuni, sia <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci<br />

vergati su commissione che per uso privato a opera <strong>di</strong> autori e <strong>di</strong> cultori.<br />

Il libro umanistico nasce in aperta polemica con quello tardo-me<strong>di</strong>evale<br />

(o libro “della scolastica”). Petrarca e Coluccio Salutati non lesinarono critiche<br />

al libro gotico, considerato graficamente illeggibile, più orientato allo<br />

studente e alla “vulgata” universitaria che alle esigenze <strong>di</strong> esattezza e ele-

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