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1. La tradizione - Centro di studi Filologici Sardi

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zioni palatali e affricate dei nessi in jod, come si è appena detto; l’intacco<br />

palatale delle velari /k/ e /g/ <strong>di</strong>nanzi alle vocali palatali /e/ e /i/.<br />

Sul versante morfologico, il dato più rilevante è la crisi della declinazione,<br />

crisi che rimane latente fino al V secolo, per <strong>di</strong>venire effettiva dopo questa<br />

data e sancire la fine <strong>di</strong> questo sistema flessivo del nome.<br />

Le ragioni della crisi della declinazione latina sono molteplici; tra le<br />

principali si annoverano cause <strong>di</strong> natura fonetica e sintattica. Per le prime va<br />

ricordato che la tendenza alla caduta delle consonanti finali rendeva maggiore<br />

il numero delle forme uguali utilizzate per casi <strong>di</strong>versi (rosa nom. =<br />

rosa-m, acc. = rosa abl.); tra le seconde, la tendenza ad accompagnare i casi<br />

con preposizioni, tendenza che agevolò il <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> costrutti preposizionali<br />

in sostituzione <strong>di</strong> casi organici (liber Pauli (genitivo) = il libro <strong>di</strong> Paolo<br />

> il(lum) libru(m) de Paulo; da pacem Antonio (dativo) > da pacem ad Antoniu(m)).<br />

Una volta sostituiti il genitivo e il dativo con questi costrutti (de<br />

+ ablativo per il genitivo e ad + accusativo per il dativo), <strong>di</strong>venuti uguali –<br />

per la caduta della -M l’accusativo e il nominativo, della declinazione rimaneva<br />

ben poco. Il sistema delle cinque classi <strong>di</strong> nomi (o declinazioni) si semplificò,<br />

con il passaggio dei nomi della IV alla II e della V alla I e alla III.<br />

<strong>La</strong> debolezza del consonantismo finale ha effetti anche sulla flessione<br />

verbale.<br />

Nella prima coniugazione, il futuro in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong>veniva molto simile<br />

all’imperfetto in<strong>di</strong>cativo (amabo fut. -amaba(m) imp.) e nella terza coniugazione<br />

poteva essere confuso con il presente congiuntivo (legam [io leggerò],<br />

leges, leget ecc. = legam [che io legga], legas, legat ecc.). Inoltre<br />

l’imperfetto congiuntivo (amarem, amares, amaret ecc.), sempre in ragione<br />

della caducità delle vocali e delle consonanti finali, <strong>di</strong>veniva uguale alla<br />

forma dell’infinito presente (amare). Il sistema linguistico inevitabilmente si<br />

ristrutturò: per il futuro si sostituì alla forma organica (amabo) una forma<br />

perifrastica data dall’infinito del verbo + le voci del presente del verbo avere<br />

(amare habeo); il perfetto congiuntivo sopravvisse nella forma originaria<br />

solo in sardo, mentre nelle altre lingue romanze venne derivato dalle voci<br />

del piucheperfetto congiuntivo (FUISSEM > it. fossi).<br />

Nei tempi passati, interviene una progressiva sostituzione delle forme<br />

organiche (cantavi = io cantai) con forme perifrastiche (habeo cantatum =<br />

ho cantato). È la nascita dei cosiddetti tempi composti, che ancor oggi soppiantano,<br />

non solo nell’uso comune, ma anche in quello letterario, le forme<br />

organiche.<br />

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