1. La tradizione - Centro di studi Filologici Sardi
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dunque alla numerazione delle carte, ma seguente alla stesura<br />
all’In<strong>di</strong>ce, il che dovrebbe confermare che la scrittura dei fascicoli fu<br />
compiuta prima della rilegatura); per tutte, tranne che per IX e XIV,<br />
<strong>di</strong>sponiamo della testimonianza <strong>di</strong> altri co<strong>di</strong>ci. Delle dubbie attribuzioni<br />
tramanda, da solo, la canzone, anonima, Membrando l’amoroso<br />
<strong>di</strong>partire (D.1 = Dubbie attribuzioni 1) e il sonetto D.2 ascritto al notaro<br />
dal Re<strong>di</strong>ano 9 e dal Parmense 1081 (ma non dal Vaticano Barberino<br />
3953). (…)<br />
Come si nota, trattandosi <strong>di</strong> un manoscritto arcinoto, l’e<strong>di</strong>tore non si<br />
concentra sugli aspetti co<strong>di</strong>cologici, ma va subito ad esplicitare tratti salienti<br />
del testimone, rilevanti per problemi specifici sollevati e risolti dall’e<strong>di</strong>zione.<br />
2) Nel censimento e nell’analisi dei manoscritti è sempre opportuno tener<br />
presente che nell’operazione successiva, la collatio, occorrerà confrontare<br />
i testi trà<strong>di</strong>ti e che per confrontare bisogna partire da un testo base <strong>di</strong> riferimento.<br />
In teoria si dovrebbe procedere preliminarmente a e<strong>di</strong>zioni dei singoli<br />
testimoni e poi ad<strong>di</strong>venire all’e<strong>di</strong>zione critica a partire da un testo base<br />
scelto grazie ad una minutissima conoscenza della <strong>tra<strong>di</strong>zione</strong>. Anzi, quando<br />
si ha a che fare con un’opera ine<strong>di</strong>ta, inevitabilmente si produce l’e<strong>di</strong>zione<br />
del solo ms. grazie al quale la si è conosciuta. Poi, spesso se ne scopre un<br />
altro, <strong>di</strong> cui si cura l’e<strong>di</strong>zione o si dà uno spoglio, e poi un altro ancora e così<br />
<strong>di</strong> seguito e solo dopo un certo tempo, come conferma un sommario esame<br />
delle prime riviste <strong>di</strong> filologia romanza dell’Ottocento, si giunge ad<br />
un’e<strong>di</strong>zione critica ricostruttiva. Quando invece ci si occupa dell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
un testo noto, magari già e<strong>di</strong>to, il filologo, dopo aver letto attentamente le<br />
precedenti e<strong>di</strong>zioni, purtroppo spesso si limita a sondaggi sulla lezione dei<br />
manoscritti, quando non si accontenta, sbagliando ulteriormente, degli spogli<br />
già fatti da altri. <strong>La</strong> raccomandazione <strong>di</strong> scuola è <strong>di</strong> procedere a<br />
un’approfon<strong>di</strong>ta conoscenza <strong>di</strong>retta dei testimoni e <strong>di</strong> non fidarsi delle letture<br />
precedenti, ma <strong>di</strong> registrarle.<br />
Si veda, per esempio, un altro pezzo della schedatura del Vaticano <strong>La</strong>t.<br />
3793 realizzata da Roberto Antonelli per l’e<strong>di</strong>zione delle opere <strong>di</strong> Giacomo<br />
da Lentini e si consideri quanto esso sia sinteticamente colmo del sapere accumulato<br />
sulla lezione degli altri testimoni: