1. La tradizione - Centro di studi Filologici Sardi
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Anche I promessi sposi ebbero due “e<strong>di</strong>zioni”, quella del ’27 e quella del<br />
’40 con la celebre “ripulitura in Arno”. Ma all’interno dell’e<strong>di</strong>zione del ’40<br />
(che avvenne a fascicoli) si rilevano <strong>di</strong>fferenze dovute ad interventi e innovazioni<br />
del Manzoni, ad<strong>di</strong>rittura all’interno <strong>di</strong> un singolo fascicolo.<br />
A tutto ciò si aggiunga che più passa il tempo, più i livelli linguistici e <strong>di</strong><br />
contesto <strong>di</strong>vengono non facilmente accessibili a un lettore comune.<br />
L’italiano <strong>di</strong> Ariosto e <strong>di</strong> Manzoni non è sensibilmente <strong>di</strong>fferente da quello<br />
corrente, eppure presenta alcune <strong>di</strong>fficoltà: nel primo caso lessicali e nel secondo<br />
lessicali e sintattiche. Sul versante del contesto, i riferimenti alla letteratura<br />
coeva o precedente e quelli relativi agli eventi storici sono entrambi<br />
inintelligibili senza “istruzioni esplicative” adeguate. Per cui, anche se<br />
niente vieta una fruizione <strong>di</strong>retta, cioè non me<strong>di</strong>ata da un’attività critica, <strong>di</strong><br />
questo genere <strong>di</strong> testi, tale attività resta in<strong>di</strong>spensabile per l’inten<strong>di</strong>mento<br />
pieno del loro significato e del loro valore.<br />
4.2.3 Originali manoscritti contemporanei<br />
Si può infine ritenere che nei tempi moderni, con un modello <strong>di</strong> scrittura<br />
univoco e generalizzato, con le macchine da scrivere e i computer, non vi<br />
siano più <strong>di</strong>fficoltà ad affrontare un originale, manoscritto o dattiloscritto o<br />
<strong>di</strong>gitato al computer, e tanto meno se a stampa.<br />
Invece le <strong>di</strong>fficoltà ci sono, anche se <strong>di</strong> natura e proporzione <strong>di</strong>fferente<br />
rispetto a quelle degli originali antichi e moderni. Pren<strong>di</strong>amo ad esempio il<br />
caso dell’opera <strong>di</strong> Beppe Fenoglio Il partigiano Johnny.<br />
Fenoglio nacque nel 1922 e morì nel 1963, lasciando ine<strong>di</strong>to il romanzo.<br />
Nel 1968 venne pubblicata la prima e<strong>di</strong>zione del testo a cura <strong>di</strong> Lorenzo<br />
Mondo. Sia il titolo che l’articolazione del testo sono del curatore e non<br />
dell’autore, ma lo si saprà dopo che il romanzo godette <strong>di</strong> una certa fortuna.<br />
Nelle carte del Fondo Fenoglio <strong>di</strong> Alba, in Piemonte, si conservano due redazioni<br />
incomplete (PJ1 e PJ2) che, analizzate, scopriamo essere state utilizzate<br />
da Mondo in funzione della linearità dello svolgimento delle sequenze<br />
del romanzo, secondo una pratica contaminatoria <strong>di</strong> utilizzo e saldatura <strong>di</strong><br />
parti ora <strong>di</strong> una redazione ora dell’altra.<br />
Alla prima, vulgata e fortunata e<strong>di</strong>zione, seguì l’e<strong>di</strong>zione critica del romanzo<br />
(Einau<strong>di</strong>, 1978) a cura <strong>di</strong> Antonietta Grignani, nella quale le due redazioni<br />
vengono pubblicate una <strong>di</strong> seguito all’altra. Nel 1992, infine, Dante