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Ricerca sul valore economico del Terzo Settore in Italia 2012

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L’<strong>in</strong>tero settore, secondo l’Istat conta oltre 235 mila organizzazioni non profit,<br />

pari al 5,4% di tutte le unità istituzionali; circa 488 mila lavoratori, pari al<br />

2,5% <strong>del</strong> totale degli addetti e circa 4 milioni di persone co<strong>in</strong>volte <strong>in</strong> veste di<br />

volontari. Dal punto di vista <strong>del</strong> <strong>valore</strong> <strong>economico</strong>, la ricerca quantifica un<br />

volume di entrate stimato di 67 miliardi di euro pari al 4,3% <strong>del</strong> Pil, <strong>in</strong> deciso<br />

aumento rispetto ai dati Istat <strong>del</strong> 2001 che attestavano tale cifra a 38 miliardi<br />

di euro, pari al 3,3% <strong>del</strong> Pil. Dati ancor più significativi se accompagnati da<br />

una quantificazione <strong>del</strong> risparmio sociale derivante dalle ore di lavoro messe<br />

gratuitamente a disposizione dai quattro milioni di volontari e, ancor più, dal<br />

benessere materiale e immateriale apportato a chi ha beneficiato <strong>del</strong>le loro<br />

prestazioni, <strong>del</strong> loro aiuto e <strong>del</strong>la loro solidarietà.<br />

Per lungo tempo, <strong>in</strong>fatti, lo studio <strong>del</strong>le scienze sociali, <strong>in</strong> particolare<br />

<strong>del</strong>l’economia, ha fatto riferimento ad un concetto di benessere <strong>in</strong>teramente<br />

identificabile con l’aumento <strong>del</strong>la ricchezza <strong>in</strong>dividuale. Oggi, <strong>in</strong>vece, è<br />

ampiamente riconosciuto che lo ‘star bene’ <strong>del</strong>le persone è associato non<br />

soltanto al soddisfacimento dei bisogni materiali e immateriali, ma anche<br />

a quello dei bisogni relazionali e che tutto ciò concorre a rendere più<br />

competitivi i territori che ne hanno <strong>in</strong>troiettato l’importanza.<br />

La ricerca evidenzia squilibri sia nella presenza territoriale <strong>del</strong>le tipologie<br />

con cui sono state s<strong>in</strong>tetizzate le funzioni degli enti (advocacy, produttive e<br />

erogative), sia nel diverso peso complessivo <strong>del</strong>le funzioni stesse. La maggior<br />

parte degli enti <strong>in</strong>tervistati opera prevalentemente <strong>in</strong> regioni <strong>del</strong> Nord, con<br />

una sostanziale omogeneità tra i diversi cluster funzionali <strong>in</strong>dividuati. Spicca<br />

la presenza <strong>del</strong>le istituzioni produttive al Sud, con una quota pari al 39% <strong>del</strong><br />

totale, a fronte di un <strong>valore</strong> medio <strong>del</strong> 27,8%.<br />

Da segnalare, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, che dalle risposte degli <strong>in</strong>tervistati si evidenzia un<br />

importante cambiamento nella composizione <strong>del</strong>le entrate, con un calo<br />

significativo dei fondi provenienti dalla Pubblica Amm<strong>in</strong>istrazione, <strong>in</strong> larga<br />

PAgIne 3_3

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