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Ricerca sul valore economico del Terzo Settore in Italia 2012

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FIGURA 3<br />

Composizione <strong>del</strong> personale<br />

retribuito per fascia di età<br />

ToTale campIone<br />

advocacy<br />

produTTIva<br />

Meno di 30 anni<br />

16,2 %<br />

17,8 %<br />

13,3 %<br />

Da 30 a 55 anni<br />

61,5 %<br />

57,7 %<br />

62,5 %<br />

Oltre 55 anni<br />

7,1 %<br />

7,3 %<br />

5,4 %<br />

dunque <strong>del</strong>la forza lavoro femm<strong>in</strong>ile specie nelle istituzioni produttive, che<br />

per loro natura sono quelle caratterizzate da d<strong>in</strong>amiche più simili alle aziende<br />

for profit (62,3% il dato complessivo, 65,6% il <strong>valore</strong> registrato presso le produttive).<br />

Questo ri<strong>sul</strong>tato è particolarmente <strong>in</strong>teressante, <strong>in</strong> un Paese dove il<br />

60% dei lavoratori è un uomo49 , e può essere considerato una proxy <strong>del</strong>le “politiche<br />

di sviluppo” portate avanti da alcune istituzioni <strong>del</strong> <strong>Terzo</strong> <strong>Settore</strong>: al<br />

di là <strong>del</strong>la loro funzione produttiva, le cooperative sociali favoriscono <strong>in</strong>fatti<br />

l’impiego stabile <strong>del</strong>la forza lavoro femm<strong>in</strong>ile.<br />

Analogamente a quanto riscontrato a livello generale, anche per quanto<br />

riguarda il personale retribuito prevale la fascia di età tra 30 e 55 anni (61,5%,<br />

vedi Figura 3). Buona comunque la partecipazione giovanile (16,2%).<br />

La composizione per titolo di studio riportata <strong>in</strong> Figura 4 evidenzia la presenza<br />

di un ampio numero di lavoratori laureati: il 43,4% nell’advocacy e poco più<br />

di un terzo nelle produttive (dato medio campionario, 45,2%). I lavoratori<br />

diplomati corrispondono a circa un terzo <strong>del</strong> personale, con percentuali pari<br />

al 36,9% per l’advocacy e al 29,1% per la produttiva, mentre la restante parte<br />

si divide più o meno equamente tra lavoratori con qualifiche professionali<br />

e lavoratori con titoli <strong>in</strong>feriori. Sono soprattutto gli enti produttivi a dare<br />

impiego ai lavoratori con titoli di studio bassi, per una quota pari a oltre il 35%<br />

<strong>del</strong> personale retribuito. Ciò non stupisce, data la presenza <strong>del</strong>le cooperative<br />

sociali di tipo B che dedicano la propria attività all’impiego di lavoratori<br />

appartenenti a categorie protette e <strong>in</strong> situazioni di svantaggio sociale (per<br />

maggiori dettagli, si veda la Figura 10 e relativo commento). Oltretutto,<br />

le cooperative sociali nascono spesso per <strong>in</strong>iziativa di ex imprenditori for<br />

profit o ex cooperatori con il ruolo di educatori (entrambi probabilmente<br />

caratterizzati da scolarità non elevata). I tre fenomeni congiuntamente<br />

determ<strong>in</strong>ano, dunque, una composizione <strong>del</strong>la forza lavoro maggiormente<br />

orientata su titoli di studio medio/bassi.<br />

In generale, comunque, nonostante il non profit venga spesso derubricato<br />

come settore che non necessita di expertise specifiche, <strong>in</strong> cui contano di più<br />

le motivazioni che non le competenze, i dati evidenziano l’elevata qualità <strong>del</strong><br />

capitale umano presente.<br />

Non <strong>in</strong>dica<br />

15,1 %<br />

17,2 %<br />

18,9 %<br />

Fonte: Indag<strong>in</strong>e <strong>sul</strong> non profit, UniCredit<br />

Foundation Nota: totale rispondenti: 1021, di cui<br />

advocacy 580, produttive 414.<br />

49 ISTAT, 2011<br />

PAgIne 52_53

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