Beschäftigung mit Musik â ein Leben lang / Fare musica â tutta la vita
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La storia (del<strong>la</strong> <strong>musica</strong>) come competenza <strong>musica</strong>le<br />
materie opzionali obbligatorie, si può intravvedere una sua possibile diffusione su<br />
più <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>, sperando nell’interesse e nel<strong>la</strong> sensibilità del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana.<br />
Al momento attuale, pertanto, sembra mancare globalmente un’idea di ‘storia del<strong>la</strong><br />
<strong>musica</strong>’ qui intesa come disciplina autonoma, non necessariamente corre<strong>la</strong>ta ad un<br />
curriculum <strong>musica</strong>le pratico parallelo, cioè non finalizzata ad un apprendimento affine<br />
e corre<strong>la</strong>to, come nel caso dei Conservatori di <strong>musica</strong>. Se ciò è avvenuto è grazie<br />
ad un’idea che sta al<strong>la</strong> base del sistema di educazione <strong>musica</strong>le tradizionale in<br />
Italia che intende <strong>la</strong> <strong>musica</strong> più come un settore disciplinare a sé stante e per addetti<br />
ai <strong>la</strong>vori, da approfondire in modo cognitivo che non un semplice settore culturale<br />
come tanti altri offerti dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> a prescindere da eventuali vocazioni partico<strong>la</strong>ri<br />
o doti testate da esami attitudinali. Così facendo, <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> <strong>musica</strong> si<br />
trova confinata in un territorio per pochi, selezionati allievi, perdendo quindi quel<br />
suo aff<strong>la</strong>to umanistico su cui si tornerà oltre.<br />
Per cercare di comprendere quali conseguenze abbia avuto una simile politica didattica,<br />
basta prestare attenzione ad una picco<strong>la</strong> indagine i cui risultati sono stati<br />
raccolti da chi scrive in diversi anni di attività, senza che ciò abbia velleità statistiche.<br />
Quando mi è capitato di chiedere a qualcuno un’opinione su un brano <strong>musica</strong>le<br />
e/o su un’esecuzione, <strong>la</strong> risposta canonica tendenziale è stata in tante occasioni:<br />
«Non lo so: purtroppo sono stonato». 1 Qualora lo scrivente avesse chiesto lo stesso<br />
dopo l’osservazione di un quadro di Leonardo, Giotto o van Gogh, nessuno avrebbe<br />
risposto con <strong>la</strong> medesima noncha<strong>la</strong>nce: «Non lo so: purtroppo non so dipingere».<br />
Mentre, in questo senso, <strong>la</strong> <strong>musica</strong> viene letta come espressione di una prassi intimamente<br />
ed imprescindibilmente corre<strong>la</strong>ta ad essa, tanto da determinarne <strong>la</strong> possibilità<br />
di comprensione, per ciò che concerne <strong>la</strong> storia dell’arte, <strong>la</strong> teoria e <strong>la</strong> prassi<br />
del<strong>la</strong> stessa sono intese a prescindere, senza che ciò nul<strong>la</strong> possa togliere all’intelligenza<br />
dell’opera artistica osservata. In questo caso, <strong>la</strong> mancanza di una pratica reale<br />
del<strong>la</strong> disciplina non sembra togliere nul<strong>la</strong> all’intelligibilità del<strong>la</strong> materia.<br />
2. Teoria del<strong>la</strong> <strong>musica</strong> versus <strong>musica</strong> pratica?<br />
Il mancato inserimento del<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> <strong>musica</strong> come disciplina d’insegnamento<br />
tout-court, facoltativa o obbligatoria che sia, indipendente dalle effettive conoscenze<br />
tecniche e pratiche del discente, ha avuto alcune conseguenze sull’intero ambito<br />
didattico e con diversi esiti. 2 Prima tra tutti <strong>la</strong> mancanza di autonomia del<strong>la</strong> storia<br />
1 La chiave d’accesso al<strong>la</strong> <strong>musica</strong> dipende, secondo Hans H<strong>ein</strong>rich Eggebrecht, dal<strong>la</strong> possibilità del<strong>la</strong> sua comprensione<br />
dal<strong>la</strong> quale, comunque, anche i meno addentro non sembrano essere esclusi: «Der Zugang zur <strong>Musik</strong> (<strong>Musik</strong><br />
überhaupt) liegt beschlossen im Begriff und Prinzip des Verstehens von <strong>Musik</strong>. […] Das Verstehen von <strong>Musik</strong> ist<br />
das begriffslose, das k<strong><strong>la</strong>ng</strong>sinnliche, das ästhetische Verstehen ihrer begriffslosen, k<strong><strong>la</strong>ng</strong>sinnlichen, ästhetischen<br />
Mitteilung, man kann auch sagen: ihres begriffslos, sinnlich, ästhetisch gestifteten Sinns. […] Es ergibt sich aus<br />
diesen vorläufigen und sehr knapp gehaltenen Bemerkungen über das Verstehen von <strong>Musik</strong> nicht nur, daß es<br />
(außer in krankhaften Fällen) Unmusikalität nicht gibt (<strong>Musik</strong> versteht jeder), sondern auch und vor allem, daß die<br />
Verstehensver<strong>mit</strong>tlung von <strong>Musik</strong> bei den Verstehensprozessen selbst anzusetzen hat, d. h. bei den Prozessen der<br />
binnenmusikalischen Definition musikalischen Sinns», Hans H<strong>ein</strong>rich Eggebrecht, Sinn und Gehalt. Aufsätze zur<br />
musikalischen Analyse, H<strong>ein</strong>richshofen’s Ver<strong>la</strong>g, Wilhelmshaven 1979, pp. 282-283.<br />
2 A dire di Christoph Richter nel<strong>la</strong> Repubblica federale tedesca, una simile crasi tra lezione basata sul<strong>la</strong> prassi e<br />
didattica poggiata sull’esclusiva teoria, ha creato nel tempo qualche problema <strong>la</strong>ddove afferma: «[…] wie ich