Beschäftigung mit Musik â ein Leben lang / Fare musica â tutta la vita
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L'immaginazione del<strong>la</strong> materia sonoria<br />
come detto, il linguaggio semantico più adatto perché effimero non deli<strong>mit</strong>ando<br />
l’ovvia oggettività visiva o <strong>la</strong> realtà concettuale descritta. La <strong>musica</strong> proprio perché<br />
impalpabile aff<strong>la</strong>to risuonante meglio di ogni altra semanticità stimo<strong>la</strong>, suscita, produce<br />
immagini, coglie il nostro vissuto e lo proietta in una dimensione diversa, in<br />
uno specchio irreale concepito come in un sogno dove lo stesso movimento è chimerico,<br />
dove le forme non possiedono una necessità logica, dove le ombre sono<br />
specchio di una metafisica interiore.<br />
Eppure nonostante questo re<strong>la</strong>tivismo onirico sono i nostri vissuti percettivi a dar<br />
forma al<strong>la</strong> stessa materia sonora. Bisogna renderci conto dice Bache<strong>la</strong>rd «que l’image<br />
est une p<strong>la</strong>nte qui a besoin de terre et de ciel, de substance et de forme» 2 dove<br />
<strong>la</strong> pianta è l’artista, dove terra e cielo costituiscono <strong>la</strong> più sfrenata fantasia creatrice,<br />
dove sostanza e forma rappresentano l’oggettività storica dell’entità fisica del<br />
suono.<br />
I nostri vissuti sonori hanno naturalmente una forza empatica fortemente condizionata<br />
dal<strong>la</strong> genetica, dal<strong>la</strong> storia provata e trascorsa, per cui <strong>la</strong> stessa e<strong>la</strong>borazione<br />
<strong>musica</strong>le è frutto di tale suggestiva dipendenza. Vi è una corresponsione stretta, allora,<br />
tra produzione e recezione dell’opera d’arte. Prendiamo l’elemento dell’aria.<br />
Non esiste un en p<strong>la</strong>in air libero, senza contaminazioni ontologiche. Nel finale del<strong>la</strong><br />
sinfonia n. 104 di Haydn, le ottave tra corni e violoncelli costituiscono l’essenza<br />
ambientale dell’aria mentre il formarsi sopra il pedale del<strong>la</strong> dominante di quinte<br />
vuote e quarte (sostanza armonica di cui è composto lo stesso tema) rappresenta<br />
il dato evocativo di suoni campestri, bordoni lontani di cornamuse, profumi agresti<br />
e bucolici come nel tempo iniziale del<strong>la</strong> Pastorale di Beethoven. L’aria diventa<br />
così paesaggio rurale, ma in tale spontanea naturalità, sorta di panismo cosmico,<br />
non si definisce mai un ambiente partico<strong>la</strong>re orograficamente deli<strong>mit</strong>ato ma semmai<br />
un locus amoenus astratto simbolo di ricordi, di presenze, di suggestioni che<br />
riaffiorano nel<strong>la</strong> nostra mente ricreando un’idea immaginaria quanto incorporea ma<br />
totalizzante non specifica del senso olfattivo. Tale ricomposizione sensoriale è dovuta<br />
al potere del<strong>la</strong> <strong>musica</strong> su di noi, influsso volutamente estrinsecato dai compositori<br />
coscienti delle sensazioni che gli ascoltatori provano dopo quel<strong>la</strong> esperienza<br />
uditiva. La quinta vuota, che come mezzo semantico espressivo non è altro che il<br />
risultato di due suoni sovrapposti, possiede, se collocata in rapporto al fluire <strong>musica</strong>le,<br />
una tradizione d’ascolto tipicamente caratteristica che evoca le stesse simbologie<br />
sonore dell’aria aperta: dai cori introduttivi del Guil<strong>la</strong>ume Tell di Rossini e<br />
de Le prophète di Mayerbeer sino al<strong>la</strong> liquescente scena d’apertura del Das Rh<strong>ein</strong>gold<br />
di Wagner.<br />
Ma anche gli strumenti <strong>musica</strong>li impiegati possono stimo<strong>la</strong>re un vissuto simbolico<br />
stratificatosi storicamente al di fuori dei dati percettivi propri del<strong>la</strong> mente. Se prendiamo<br />
<strong>la</strong> tempesta che apre l’Iphigénie en Tauride di Gluck e il temporale del<strong>la</strong> Pastorale<br />
di Beethoven vediamo come ambedue i compositori immaginino <strong>la</strong> materia<br />
sonora legata all’evento atmosferico utilizzando mezzi analoghi dal punto di vista<br />
stilistico: i timpani per i tuoni e l’ottavino per evocare i suoni sinistri del nubifra-<br />
2 Bache<strong>la</strong>rd, op. cit., p. 9.