BeschÃ¤ftigung mit Musik â ein Leben lang / Fare musica â tutta la vita

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Giacomo Fornari 115 un’indagine di questo tipo, pur non essendo finalizzata alla prassi musicale e ad una più profonda conoscenza tecnica della musica, diventa chiarificatrice della stessa. Così come, d’altra parte, è pur vero che una conoscenza della musica più approfondita potrebbe aiutare a comprendere fenomeni che, tradizionalmente, vengono decontestualizzati da essa, come fa notare Fabrizio della Seta che si augura addirittura che la conoscenza di certi fenomeni musicali possa aiutare a chiarirne altri di maggiore portata storica: «[…] Ciò di cui si ha bisogno è, invece, far comprendere come la conoscenza dei fatti musicali possa arricchire incomparabilmente la comprensione di singoli momenti della storia della cultura e dell’intero arco di essa. Gli esempi possibili sono innumerevoli: la componente musicale della tragedia greca e di tutti i suoi accessori moderni, la funzione della musica nella liturgia cattolica ed evangelica, il madrigale e la cultura letteraria tra petrarchismo e marinismo, la committenza aristocratica tra Quattro e Settecento, l’impiego della musica come strumento di organizzazione del consenso dall’assolutismo alla rivoluzione francese e ai totalitarismi contemporanei, le avanguardie del primo Novecento (Debussy, Schönberg, Strawinskij) come espressione della crisi dei ‘fondamenti’ […]». 30 Questo, se si vuole, è stato solo un piccolo, piccolissimo esempio preso tra i tanti su cui si potrebbe parlare ancora a lungo. Ma è chiaro che la competenza musicale dovrebbe essere intesa come un insieme di conoscenze 31 per acquisire le quali non sembra essere affatto necessario saper leggere le note e saperle poi riprodurre come si augurava Adorno. 32 Anche un approccio ‘diverso’ può condurre comunque ad una conoscenza di tipo musicale ‘altro’. Sotto questo punto di vista, non appare nemmeno necessario partire dall’esempio concreto per addentrarsi poi in discussioni di carattere teorico-musicale: è sufficiente considerare la musica come una delle tante e possibili espressioni artistiche e culturali della nostra civiltà, cioè come una disciplina che può essere approcciata con molta facilità anche da chi è digiuno di determinate conoscenze tecniche. In questo modo, la storia della musica potrà tornare a quella ‘normalità’ che, attualmente, sembra esserle negata nei programmi delle scuole italiane che, attribuendole particolari ed irripetibili specificità, la escludono di fatto dal mondo di una cultura più diffusa e, quindi, maggiormente condivisa. Un fatto, questo, che esclude un simile approccio ad un aggiornamento permanente e che, al contrario, in un simile ambito potrebbe dare contributi importanti, anche e soprattutto al di fuori del più ristretto ambito scolastico, come diverse università popolari, scuole alternative e istituti musicali di varia natura hanno dimostrato con successo nel tempo. Soprattutto 30 Cfr. Fabrizio Della Seta, Musica nella storia e musica come storia, in: Educazione musicale e Formazione, a cura di Giuseppina La Face Bianconi & Franco Frabboni, Franco Angeli, Milano 2008, pp. 379-386: 380. Molto interessante la seguente (e assai condivisibile) osservazione: «[…] in questo modo le opere musicali sono considerate quali documenti da accostare a documenti di natura diversa, utili per una ricostruzione sempre più completa del passato “così come è realmente stato”, non per il loro significato storico in quanto opere d’arte» (ibid.). 31 Sulle principali funzioni formative della musica cfr. Giuseppina La Face, Il cammino dell’Educazione musicale: vicoli chiusi e strade maestre, in: Educazione musicale e Formazione cit., pp. 13-25 (in particolare: 15-18). 32 Per altre osservazioni sul tema, cfr. tra gli altri Giacomo Fornari, Musik verbindet. Musikgeschichte und Musik als Ausdruck musikalischer und kultureller Erfahrungen, «Forum Schule Heute» XXIII/2 (2009), pp. 14-15.
116 La storia (della musica) come competenza musicale in età matura, un simile approccio non può che avere benefici sotto diversi punti di vista, rivelandosi un mezzo didattico di eccezionale efficacia. E, soprattutto, dando alla storia della musica, ma quindi alla musica stessa, una permanenza a lungo nel panorama delle discipline d’insegnamento curriculari. 33 33 Un pensiero, questo, che nasce parafrasando quanto detto da Eggebrecht a proposito dell’importanza dell’analisi della musica e che, invece, può avere anche altrettanta valenza nel campo della storia della musica: «[…] Musikanalyse als Wissenschaft und als Lehrgegenstand wird den erworbenen Rang behalten, solange die Einsicht fortbesteht, daß konkrete Aussagen über Musik, welcher Art auch immer, an der konkreten Musik selbst, ihrem Sinngefüge, festgemacht sein müssen, da nur so die Aussagen ihren Nachweis zu erlangen und mit sich zu führen vermögen, die Einsehbarkeit, die für ein verbindliches Sprechen über Musik zur Voraussetzung gehört», cfr. H. H. Eggebrecht, Sinn und Gehalt cit., pp. 264-265.
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