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SUONO n° 477

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Traffic<br />

di Winwood<br />

Capaldi e Mason a Nick Drake,<br />

Fairport Convention, John<br />

Martin, Cat Stevens, Mott The<br />

Hoople, King Crimson, EL&P,<br />

Roxy Music, Eno, John Cale,<br />

Marianne Faithfull, Robert Palmer,<br />

ed americani come Bob<br />

Marley, Black Uhuru, Willie<br />

Nelson e Jimmy Buffett, fino<br />

a new wave come U2, B52, Ultravox!,<br />

Pogues. Un catalogo<br />

tichetta<br />

fu venduta a Polygram<br />

e si adeguò alla politica della<br />

multinazionale. Una simile etichetta<br />

alternativa fu la Chrysalis<br />

per cui incisero i Jethro Tull<br />

ed i Procol Harum. Ma di tutte<br />

le etichette alternative la più<br />

straordinaria fu certamente la<br />

londinese Virgin Records, che<br />

nacque nel 1972 da un negozio<br />

di dischi a Notting Hill Gate di<br />

proprietà di Richard Branson,<br />

specializzato in import di rock<br />

tedesco, per il quale aveva già<br />

realizzato la minuscola Caroline<br />

Records (per la quale registrò,<br />

per esempio, Klaus Schulze). Il<br />

logo era bellissimo: una ragazza<br />

nuda (o due) accoccolata su<br />

un drago, opera del pennello<br />

di Roger Dean, il<br />

celebrato autore delle<br />

copertine dei dischi<br />

degli Yes. Il primo<br />

disco fu l’opera<br />

d’esordio di uno<br />

sconosciuto Mike<br />

<br />

strumentale che era<br />

camente<br />

da ogni casa<br />

ca.<br />

A sorpresa quel disco<br />

rimase in classifica ininterrottamente<br />

per due anni,<br />

sempre nelle prime dieci posizioni,<br />

decretando la fortuna di<br />

Branson e della Virgin Records.<br />

La Virgin Records degli anni<br />

Settanta diede rifugio ad una<br />

quantità di artisti d’avanguardia<br />

che attiravano l’attenzione<br />

del pubblico solo per il fatto di<br />

far parte della stessa etichetta<br />

<br />

top ten dischi di musica elettronica<br />

tedesca come Phaedra<br />

dei Tangerine Dream, e follie<br />

di Canterbury come la trilogia<br />

delle teiere volanti dei Gong<br />

di Daevid Allen. Registrarono<br />

per la Virgin i Faust, Captain<br />

Beefheart, Kevin Coyne, Robert<br />

<br />

the North, gli africani Jabula<br />

e persino Roy Orbison, Keith<br />

Richards e Warren Zevon. Con<br />

l’avvento del punk la Virgin<br />

mare<br />

con i Sex Pistols appena<br />

licenziati dalla EMI, a cui seguirono<br />

a ruota Culture Club,<br />

Human Legue, Simple Minds,<br />

XTC, PIL. L’etichetta fu assimilata<br />

e normalizzata dalla EMI<br />

ed il marchio Virgin di Branson<br />

divenne persino una linea aerea.<br />

Sic transit gloria mundi.<br />

Blue Bottazzi<br />

ASCOLTI D’AUTORE<br />

Niccolò<br />

Ammanniti<br />

Where are the fucking kangaroos<br />

Questo mese “Ascolti d’autore” ospita un Premio Strega:<br />

Niccolò Ammaniti, romano classe ’66, che si è aggiudicato<br />

il prestigioso riconoscimento con il romanzo Come Dio<br />

comanda. Ammaniti è anche l’autore di successi come Fango, Ti<br />

prendo e ti porto via, Io non ho paura, Io e te, che ne fanno uno<br />

degli scrittori più letti e amati del nostro tempo.<br />

È vero che sei un grande collezionista di dischi<br />

Vero. Ho cominciato presto con roba tipo Duran Duran e Spandau<br />

Ballet e poi non ho mai più smesso. Ho una collezione di quasi<br />

diecimila CD. Mi piace ascoltare bene e curo molto la riproduzione<br />

musicale. Uso anche Spotify che però ha dei limiti di qualità.<br />

In quali momenti della giornata ascolti musica<br />

Sempre. Smetto solo per parlare.<br />

Ascolti musica anche mentre scrivi<br />

Sì. E a seconda di cosa scrivo scelgo la colonna sonora appropriata,<br />

essenzialmente musica senza parole.<br />

Il tuo percorso di scrittore somiglia a quello di tante<br />

rockstar, più selvaggio all’inizio, più intimista con l’andare<br />

avanti degli anni.<br />

<br />

<br />

<br />

scrivo ultimamente.<br />

Il primo maggio<br />

Il primo maggio, sonnacchiosi,<br />

dopo magari un pranzo di festa,<br />

accendiamo la televisione e con<br />

nonchalance facciamo scivolare il<br />

dito sul tasto tre del telecomando<br />

fingendo stupore nel beccare, preciso<br />

ogni anno come il festival di<br />

Sanremo, il concertone del primo<br />

maggio. Il concertone è il festival<br />

di Sanremo per gli snob, uno spettacolo<br />

da addetti ai lavori e artisti<br />

livorosi di non essere là. Beh poi ci<br />

sono quelle migliaia di ragazzetti<br />

che non hanno niente di diverso<br />

da quelli che si accalcano davanti<br />

al palco degli MTV Awards. Stessa<br />

voglia di ballare, di trasgredire, di<br />

pomiciare, di bere di nascosto dai<br />

genitori, di fare festa insomma.<br />

L’unica differenza è che al concertone<br />

in qua e in là ancora si cerca<br />

di buttare qualche messaggio sociale,<br />

per niente credibile a dire il<br />

vero, però diciamo che si apprezza<br />

la buona volontà. Fatto sta che su<br />

quel palco il guazzabuglio da criticare<br />

è roba davvero succulenta,<br />

ognuno può prendere di mira la<br />

136 <strong>SUONO</strong> giugno 2013

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