SUONO n° 477
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Questa unione tra di voi sul palco si legge molto bene, mi<br />
sembra un grande punto di forza.<br />
Sclavis: Sì, per noi quello che fa uno è strettamente legato a quello<br />
che fa l’altro come per tutti i musicisti, del resto non ho la pretesa di<br />
sentirmi speciale…<br />
Una volta mi hai detto una cosa molto interessante sulle<br />
sensazioni che provi quando suoni e ti sei paragonato ad<br />
un macchinista nella sua locomotiva…<br />
Sclavis: Sì è esattamente il modo in cui mi vedo quando suono: lo so<br />
che è poco romantico e che magari il pubblico si immagina che io stia<br />
pensando a chissà cosa mentre suono ma in realtà sono solo preoccupato<br />
che tutto funzioni bene. Inizialmente è un lavoro meccanico,<br />
puramente meccanico, proprio come un vecchio macchinista che deve<br />
controllare la pressione, il calore della caldaia: io devo controllare che lo<br />
strumento sia nelle giuste condizioni, che la mia posizione sia corretta e<br />
che tutto vada bene. Poi durante l’esecuzione di questo compito scatta<br />
qualcosa di magico ed inspiegabile, perché da tanta concentrazione<br />
meccanica e se vogliamo fredda scaturisce l’estasi (ride - ndr) che mi<br />
porta a suonare la musica nel modo in cui la suono. È come se in un<br />
momento imprevedibile uscissi da me stesso e mi osservassi da fuori;<br />
l’automatismo dello strumento diventa così ripetitivo ed ossessivo che<br />
<br />
mio corpo e non sono più io… il<br />
danzatore entra in contatto con il<br />
divino ed io con la musica.<br />
O forse sei veramente tu!<br />
Sclavis: Sì, giusto! Non lo so se<br />
sono più io quando suono o quando<br />
non suono.<br />
Un po’ come quando alla guida ci si distrae apparentemente<br />
e si percorre un pezzo di strada senza averne il ricordo<br />
Texier: Più o meno ma è ancora più complesso…<br />
Romano: …e meno pericoloso!<br />
Texier: Quello che ha detto Louis è proprio il punto esatto di come avviene<br />
il passaggio da eseguire un pezzo e suonarlo con emozione; esiste<br />
un punto preciso del concerto in cui noi da tre diventiamo uno solo.<br />
Romano: Che romantico!<br />
Texier: Non sappiamo mai in quale momento succede ma immaginiamo<br />
che succeda sempre. Non posso dire che cerchiamo questa<br />
condizione, diciamo di estasi musicale, ma la desideriamo perché<br />
sappiamo che è la condizione che fa la differenza in un concerto. Per<br />
fare un paragone come quelli di Louis, noi siamo come un hovercraft<br />
<br />
<br />
del mare. Il distacco permette all’hovercraft di viaggiare così come<br />
per noi diventa il modo per suonare; all’inizio siamo lì, ancora freddi<br />
come degli atleti che devono iniziare la loro performance e sappiamo<br />
Stiamo assistendo ad un appiattimento devastante…<br />
aumenta l’offerta in modo esponenziale ma<br />
allo stesso tempo non si va in profondità delle<br />
cose. Se oggi una televisione volesse proporre un<br />
programma sull’arte lo boicotterebbero all’istante<br />
con la scusa che non farebbe share.<br />
che deve succedere qualcosa che ci porta ad essere altri noi stessi…<br />
<br />
dico perché in realtà è una condizione abbastanza semplice, emotiva<br />
e che prescinde in un certo senso dalla nostra volontà… non è che<br />
siamo per questo dei grandi artisti o chissà cosa, siamo un gruppo<br />
coeso e per qualche motivo mentre suoniamo succede una piccola<br />
magia che ci rende più forti di quando siamo da soli.<br />
E se non succede Se non parte questa forma di misticismo<br />
musicale Lo ricercate Vi rende frustrati<br />
Sclavis: A volte succede che per ragioni che non sappiamo non si ricrea<br />
la magia che ci fa suonare come vorremmo, per fortuna quasi mai,<br />
ma è come una storia d’amore: se non parte non parte ed è inutile<br />
insistere… ci si accontenta di quello che si ha in quel momento. Per<br />
assurdo può anche succedere che facciamo un concerto tecnicamente<br />
ineccepibile e che piace molto al pubblico ma noi siamo consapevoli<br />
che non è scattata la molla tra di noi.<br />
È bellissima questa immagine che avete dato del vostro trio…<br />
Texier: Siamo di più: c’è anche Guy con la sua Leica!<br />
Romano: Le immagini non sono solo un commento o un accompagnamento<br />
alla musica sono assolutamente funzionali perché sono<br />
sempre le immagini collegate al<br />
momento in cui è stata fatta quella<br />
composizione.<br />
Cosa pensate del periodo in<br />
cui viviamo<br />
(scoppia una grande risata generale…<br />
- ndr)<br />
Texier: In Francia viviamo un<br />
momento di grande speranza, sappiamo che la situazione mondiale<br />
<br />
il nuovo presidente Hollande sono sicuro che farà bene.<br />
Ho sentito molte critiche ad Hollande…<br />
Texier: Sicuramente sono infondate perché non ha avuto ancora il<br />
tempo di portare avanti il suo programma; adesso deve lottare con tutto<br />
quello che ha ereditato e ti assicuro che hanno tanto tanto da fare…<br />
Sclavis: La cultura ha subito moltissimo in questi anni, ci sono stati<br />
tagli enormi a tutti i livelli, per fortuna sia nel cinema che nella musica<br />
la Francia protegge molto gli artisti, grazie ad una legge voluta dai socialisti<br />
che la destra ha provato a cancellare più volte… Sai il giochino<br />
è sempre il solito: ti dicono che non ci sono soldi per le scuole e come<br />
<br />
Beh anche in Italia ne sappiamo qualcosa…<br />
(altra risata - ndr)<br />
Sclavis: A Parigi vent’anni fa c’era una scena musicale molto più<br />
intensa, locali che offrivano una scelta enorme, ogni sera tra il Duc<br />
<strong>SUONO</strong> giugno 2013 41