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SUONO n° 477

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Two is megl che one<br />

altoparlanti di un diffusore le<br />

cui frequenze vengono distribuite<br />

agli altoparlanti tramite<br />

una rete di componenti passivi”.<br />

In sostanza la distorsione di un<br />

ampli non si può far sentire su<br />

un altoparlante che non c’è! Un<br />

ampli, con un segnale in bassa<br />

frequenza distorce e crea, con la<br />

distorsione, altre “cose” che arrivano<br />

anche al tweeter. Bene, se il<br />

tweeter non c’è (o meglio, “non<br />

re”)<br />

l’ampli potrà anche distorcere<br />

ma il tweeter non riproduce<br />

no<br />

“garbage” perché, appunto,<br />

questa distorsione non c’è!<br />

<br />

le anomalie (distorsioni, alterazioni<br />

tonali e dinamiche, e chi<br />

più ne ha più ne metta) che si<br />

presentano e si distribuiscono<br />

in tutta la banda utile in seguito<br />

all’interazione di un elemento<br />

reattivo come un altoparlante e<br />

<br />

banda utile “dell’altro”! In altre<br />

Nel numero di giugno 2012 di<br />

<strong>SUONO</strong> abbiamo pubblicato<br />

il test di un sistema composto<br />

da Linn Sneaky Music DS<br />

(streamer e amplificatore) a<br />

cui vene abbinato un altro<br />

classe D, l’Audioengine N22,<br />

per biamplificare una coppia di<br />

Indiana Line Tesi 540 (tutto il<br />

sistema raggiungeva a stento i<br />

2000 euro!).<br />

parole, e più sul piano pratico,<br />

nifesterà<br />

i suoi disappunti circa<br />

l’impegno a cui è sottoposto sia<br />

nella banda in cui c’è più energia<br />

(ad esempio, quella del woofer),<br />

sia in quella più in alto.<br />

<br />

il tweeter non è collegato a que-<br />

<br />

<br />

collegato al tweeter non soffrirà<br />

di tutte quelle sollecitazioni e<br />

“contromisure” adottate per correggerle,<br />

quindi si troverà in una<br />

condizione di tranquillità “emotiva”<br />

non proprio in tutti i sensi ma<br />

sotto tanti punti di vista!<br />

Logicamente continuano a valere<br />

tutti i criteri che trattano<br />

<br />

loro accoppiamento ai diffusori,<br />

ma si prospetta un nuovo scenario<br />

che vede più elementi in<br />

gioco sia per quanto riguarda la<br />

scelta degli apparecchi e delle<br />

soluzioni, a questo punto anche<br />

“ibride”!<br />

Il caso più semplice è costituito<br />

da un diffusore a due vie, con gli<br />

-<br />

<br />

re<br />

non si troverà nelle migliori<br />

catore<br />

giunge tutta la gamma di<br />

frequenze da riprodurre e vedrà<br />

un carico più o meno “congruo”<br />

nella zona di lavoro dell’altoparlante<br />

a cui è collegato e un carico<br />

quasi aperto nella zona al di<br />

fuori, con l’aggravante che il tipo<br />

di carico sarà principalmente<br />

induttivo per quanto riguarda il<br />

woofer e capacitivo per i tweeter.<br />

IN PROFONDITÀ<br />

Ha senso investire nella qualità dei singoli apparecchi<br />

Per quanto riguarda i pre sì, anzi è forse uno dei casi in cui il preamplificatore<br />

“buono” finalmente fa egregiamente il suo lavoro: amplifica il segnale, contiene<br />

il rumore, lo trasferisce anche a lunghe distanze fregandosene delle condizioni<br />

al contorno (sempre e solo i pre buoni). Per quanto riguarda i finali invece ci<br />

troviamo di fronte a una situazione un po’ di frontiera: gli amplificatori “perfetti”<br />

saranno quelli meno indicati per beneficiare della biamplificazione! Sono perfetti<br />

pertanto insensibili a i cavi, ai carichi complessi e alle condizioni di utilizzo!<br />

La multi amplificazione serve ad aumentare la potenza<br />

Si è sempre fatto un gran parlare circa la reale necessità di potenza negli amplificatori<br />

quando i veri dati di riferimento consistono da un lato nella pressione<br />

sonora presente nell’ambiente di ascolto e dall’altro nella “qualità” percepita<br />

(dall’ascoltatore) nello stesso locale. Si tratta di parametri non facilmente misurabili<br />

e quantificabili, ma che sono praticamente condivisi dalle persone<br />

che partecipano all’evento. Di fatto, non ci interessa affrontare l’argomento<br />

che porterebbe fuori strada il tema fondamentale almeno quanto lo portano<br />

le seguenti affermazioni ricorrenti in ambito hi-fi: “l’ampli X sembra avere<br />

almeno il doppio della potenza dichiarata... i Watt dei finali a valvole valgono di<br />

più perché distorcono più dolcemente... anche solo con un Watt ho percepito una<br />

massa sonora adeguata e credibile”.<br />

Le sensazioni all’ascolto derivano da altri fenomeni e per avere pressioni ed<br />

escursioni dinamiche concrete in ambiente bisogna “giocare al raddoppio”<br />

di potenza! Comunque, almeno per la cronaca, la risposta è: sì, aumenta la<br />

potenza in gioco anche se, ripetiamo, è del tutto fuorviante e inutile cercare<br />

una relazione in termini “lineari” o perlomeno proporzionali; il doppio, meno<br />

del doppio, poco più di uno solo degli ampli di partenza... non ci interessa!<br />

Sorge spontaneo invece chiedersi quale soluzione è più adatta agli scopi e se<br />

realmente cerchiamo un aumento di potenza nelle sensazioni che rincorriamo<br />

oppure serve altro per soddisfarle...<br />

Bisogna riconsiderare i criteri di scelta dei cavi di potenza nella biamplificazione<br />

passiva<br />

Sì e no! Quello che è evidente è che la maggior parte delle influenze del carico<br />

complesso cavo/diffusore sull’amplificatore viene modificato in modo<br />

sostanziale, generalmente ridotto in modo sensibile. Ad esempio alcuni dei<br />

benefici del bi wiring che adotta cavi differenti per le due vie vengono ottenuti<br />

con schiacciante evidenza. Quindi, la differenziazione delle geometrie e<br />

delle caratteristiche cede il passo a soluzioni che aggirano il problema. A tal<br />

proposito però vale la regola d’oro che recita: il miglior cavo è quello che non<br />

c’è! Quindi, toglierlo in assoluto non è possibile, ma ridurlo di molto si può!<br />

Con la biamplificazione passiva di tipo verticale o la semplice amplificazione<br />

monofonica si può, basta collocare i finali a ridosso dei diffusori e si risolve alla<br />

grande il problema dei cavi! Perché di problema si tratta, non di un ulteriore<br />

“componente nobile” dell’impianto.<br />

<strong>SUONO</strong> giugno 2013 83

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