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[21] Un contributo allo studio della provincia Piemontese-Savoiarda 259<br />
I nuovi fermenti pol<strong>it</strong>ici, sociali e culturali avevano ormai attecch<strong>it</strong>o e,<br />
alimentati dalla Carboneria, spingevano a percorrere strade diverse, fino<br />
a opporsi, nelle frange più radicali, alla stessa concezione monarchica<br />
dello Stato. Si ebbero così intese fra i “federati” lombardi e quelli piemontesi,<br />
miranti a un’azione comune per espellere l’Austria dalla Lombardia<br />
e ottenere un regime cost<strong>it</strong>uzionale. I Piemontesi, per ottenere ciò,<br />
si appoggiarono a Carlo Alberto di Savoia-Carignano (†1849), che svolgeva<br />
le funzioni di reggente, in assenza di Carlo Felice (†1831) 55 , succeduto<br />
al fratello V<strong>it</strong>torio Emanuele I, che il 13 marzo 1820 aveva abdicato dopo<br />
un’insurrezione, che, part<strong>it</strong>a da Alessandria, si era andata rapidamente<br />
estendendo nel Regno. L’intervento austriaco aveva rapidamente restaurato<br />
la monarchia assoluta, abolendo la Cost<strong>it</strong>uzione che Carlo Alberto<br />
aveva concesso il 14 marzo 1821 (condizionata all’approvazione del<br />
re e da questi immediatamente sconfessata), costringendolo a r<strong>it</strong>irarsi in<br />
Toscana; ma nel 1831 quest’ultimo saliva al trono e il 4 marzo 1848 concedeva<br />
lo Statuto del Regno Sabaudo (lo “Statuto albertino”), che sarà poi<br />
esteso a tutta l’Italia 56 .<br />
In questa ansia di cambiamento, la provincia Piemontese dei Barnab<strong>it</strong>i<br />
cominciò progressivamente a ricost<strong>it</strong>uirsi. Già dal 1814, infatti, furono<br />
rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e ai Barnab<strong>it</strong>i le case di Alessandria (SS. Alessandro e Carlo<br />
Borromeo), Genova (S. Bartolomeo) e Vercelli (S. Cristoforo); e tra il<br />
1821 e il 1826, la congregazione ottenne la rest<strong>it</strong>uzione o la riapertura ufficiale<br />
delle case di Asti (S. Martino), Chieri (S. Maria Consolatrice e S.<br />
Giovanni Battista) e Torino (S. Dalmazzo); ma, in occasione del cap<strong>it</strong>olo<br />
generale del 1823, non essendo ancora state rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e tutte le case del<br />
Piemonte, per l’elezione dei soci si r<strong>it</strong>enne opportuno unire la provincia<br />
Piemontese a quella Toscana e il padre Roselli vi prese parte in qual<strong>it</strong>à di<br />
preposto della provincia Etrusco-Piemontese, comprendente le case di<br />
Genova (S. Bartolomeo), Vercelli (S. Cristoforo), Finale Ligure (S. Francesco<br />
di Sales), Livorno (S. Sebastiano), Massa Carrara (Beata Vergine<br />
Addolorata) e Bologna (S. Lucia e S. Luigi) 57 . Questa s<strong>it</strong>uazione di instabil<strong>it</strong>à<br />
rimase per tutto il triennio successivo, tanto che il preposto generale,<br />
Ignazio Scandellari, allorché dovette indire il cap<strong>it</strong>olo generale nel<br />
1826, chiese a papa Leone XII di poter ovviare ad alcuni inconvenienti,<br />
che avrebbero potuto invalidare i risultati dell’assemblea cap<strong>it</strong>olare, fra i<br />
quali il problema dell’elezione dei soci, fatta nei cap<strong>it</strong>oli locali, che potevano<br />
soffrire eccezioni per il modo in cui si erano tenuti e per le circostanze<br />
avverse, provocate dal mancato ristabilimento delle provincie, “già<br />
————<br />
55<br />
Cfr. in DBI XX le voci: G. TALAMO, Carlo Alberto di Savoia, pp. 310-326; G. LO-<br />
COROTONDO, Carlo Felice di Savoia, pp. 365-379.<br />
56<br />
Sulla nasc<strong>it</strong>a del Regno d’Italia vedere fra gli altri: P. KEYES O’CLERY, La Rivoluzione<br />
<strong>it</strong>aliana. Come fu fatta l’un<strong>it</strong>à della nazione, Milano 2000.<br />
57<br />
Cfr. ACPG III, f. 48.