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[5] Un contributo allo studio della provincia Piemontese-Savoiarda 243<br />
to (1571) 5 , mentre in Vercelli, diocesi suffraganea di Milano — dopo una<br />
prima proposta riguardante la chiesa parrocchiale di S. Agnese nel 1571 6<br />
—, grazie all’intervento dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo<br />
(†1584) e dietro inv<strong>it</strong>o del vescovo Giovanni Francesco Bonomi (†1587) 7 ,<br />
nel 1574 introduce una comun<strong>it</strong>à nell’antico seminario di S. Pietro della<br />
Ferla, mentre a Roma accetta la parrocchia di S. Biagio dell’Anello (o<br />
dell’Oliva) (1575). Il padre Giovanni Pietro Besozzi sr (†1584), su richiesta<br />
dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, accoglie l’offerta del collegio<br />
di S. Maria al Carrobiolo in Monza (1572) 8 , mentre il padre Agostino<br />
Tornielli (†1622) a Vercelli ottiene di permutare la casa di S. Pietro<br />
della Ferla con la chiesa di S. Cristoforo (1581) 9 grazie anche ai buoni uffici<br />
del commendatario Felice Bertodano; più tardi, rieletto preposto generale,<br />
il Tornielli erigerà le case di Zagarolo (non lontano da Roma) dedicata<br />
a S. Maria Assunta (1593) e di S. Maria dei Lumi a Sanseverino<br />
Marche (1600). Il padre Carlo Bascapé (†1615) apre le case di S. Aureliano<br />
in Montù Beccaria (1588), di S. Alessandro in Zebedia a Milano (1589)<br />
e di S. Frediano in Pisa (1592). Tuttavia è con il padre Cosimo Dossena<br />
(†1620) che l’espansione registra una notevole accelerazione: accetta a<br />
Roma la chiesa di S. Paolino alla Colonna (1596), in Bologna le chiese di<br />
————<br />
5<br />
Dopo che i Barnab<strong>it</strong>i vennero inv<strong>it</strong>ati nel 1571 a Casale Monferrato dal canonico<br />
Bernardino Fisso, amico del padre Giovanni Pietro Besozzi, la fondazione fu resa possibile<br />
con l’acquisto di alcune case, che permisero l’erezione di un oratorio dedicato a s.<br />
Paolo nel 1573 e solo nel 1594 si poté costruire la chiesa, su progetto del padre Binago e<br />
decorata dal Moncalvo; ma ciò dopo che per molte difficoltà non si poté ottenere la chiesa<br />
di S. Maria della Piazza, per l’opposizione dei canonici che la officiavano e nonostante<br />
i buoni uffici interposti da Carlo Borromeo presso il duca di Mantova e del Monferrato,<br />
Guglielmo Gonzaga, e da Rolando della Valle, Presidente del Senato di Casale Monferrato<br />
e padre del barnab<strong>it</strong>a Antonio Maria della Valle.<br />
6<br />
La proposta venne rifiutata, perché proveniente da Lorenzo Davidico, figura alquanto<br />
bizzarra e irrequieta del panorama religioso-spir<strong>it</strong>uale del Cinquecento, che per<br />
un certo tempo era stato tra i Barnab<strong>it</strong>i e, dopo varie viciss<strong>it</strong>udini (che lo avevano visto<br />
anche sottoposto ai rigori dell’Inquisizione), aveva trovato un poco di requie a Vercelli<br />
come parroco appunto di S. Agnese, incontrando il favore del vescovo, il card. Guido Luca<br />
Ferrero (†1585). Cfr. O. PREMOLI, Storia dei Barnab<strong>it</strong>i, I, Roma 1913, pp. 248.272-274;<br />
D. ROSSELLI, Guido Ferrero, in DBI XLVII, pp. 27-29.<br />
7<br />
Sul vescovo di Vercelli vedere: G. RILL, Giovanni Francesco Bonomi, in DBI XII,<br />
pp. 309-314.<br />
8<br />
La chiesa, dedicata alla Beata Vergine Maria e a s. Agata, venne accettata ed eretta<br />
in comun<strong>it</strong>à il 17 giugno 1573, dopo aver rifiutato quella dedicata a Tutti i Santi, perché<br />
in condizioni assai miserevoli (Cfr. O. PREMOLI, Storia…, I, pp. 241-243).<br />
9<br />
I Barnab<strong>it</strong>i, che già nel 1571 dovevano entrare in possesso della chiesa di S. Cristoforo,<br />
ma ne furono imped<strong>it</strong>i per la presenza di un commendatario — il card. Marcantonio<br />
Bobba (†1575) —, la ottennero nel dicembre del 1580 e vi entrarono ufficialmente<br />
nel giugno del 1581; e, guarda il caso, era la chiesa in cui l’ultimo preposto degli Umiliati,<br />
Gerolamo Lignana, aveva preso parte alla congiura contro l’arcivescovo di Milano, Carlo<br />
Borromeo, e per questo aveva concluso la sua v<strong>it</strong>a non impiccato, ma con il capo mozzato<br />
per le sue nobili origini. Cfr. L. MARINI, Marcantonio Bobba, in DBI X, pp. 807-813.<br />
Vescovo di Aosta tra il 1557 e il 1559 e tra il 1564 e il 1566, fu anche ambasciatore dei<br />
Savoia presso la Santa Sede e poi a servizio di quest’ultima tra il 1559 e il 1564.