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accompagnato dalla recitazione <strong>di</strong> versi<br />
improvvisati o presi <strong>di</strong>rettamente dal Nahmeh.<br />
2. Parlare con sincerità: è severamente vietato mentire<br />
tra Veri Fedeli, e l’uso <strong>di</strong> bugie o menzogne è un<br />
grave peccato. Questo rituale si compie facendo<br />
precedere ogni affermazione o promessa da una<br />
formula del tipo: “Nel nome <strong>di</strong> Al—Kalim e<br />
dell’Eterna Verità, giuro…” oppure semplicemente<br />
giurando <strong>di</strong> <strong>di</strong>re il vero <strong>di</strong> fronte ad un sacerdote,<br />
un pala<strong>di</strong>no o un qualsiasi altro santuomo del<br />
culto. Chiunque venga meno alla sua parola viene<br />
maledetto dai Guar<strong>di</strong>ani Immortali e scacciato dai<br />
credenti che ne sono a conoscenza.<br />
3. Proteggere il prossimo: questo dettame può essere<br />
adempiuto in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong>, dato che non esiste un<br />
rituale formale per portarlo a compimento. Nel<br />
suo modo più semplice e meno oneroso, implica il<br />
dovere per i Veri Fedeli <strong>di</strong> fare la carità ai<br />
bisognosi e prestare aiuto ai sofferenti. Inoltre,<br />
questo obbligo può essere adempiuto nella sua<br />
forma più pura rispondendo alla chiamata alle<br />
armi in una guerra contro gli Infedeli. Occorre<br />
notare che non è ammessa la lotta tra membri<br />
dell’Eterna Verità, e spesso viene addotto<br />
quest’obbligo come pretesto per scontrarsi con<br />
altri Veri Fedeli <strong>di</strong>chiarati per un motivo o per<br />
l’altro empi, tra<strong>di</strong>tori o impuri (spesso basta il<br />
proclama <strong>di</strong> un santuomo contro il proprio rivale<br />
per giustificare la chiamata alle armi, mentre altre<br />
volte basta indurre il nemico ad attaccare per<br />
primo, giustificando quin<strong>di</strong> la reazione come un<br />
tentativo <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> fronte alla corte dei<br />
sapienti).<br />
Rispettare la Saggezza e l’Eru<strong>di</strong>zione: il Nahmeh<br />
prevede due rituali per <strong>di</strong>mostrare la propria fede<br />
nella saggezza e nella ragione.<br />
1. Apprendere: ogni Vero Fedele deve saper leggere,<br />
stu<strong>di</strong>are e citare il Nahmeh. Sia che si tratti del più<br />
forte tra i guerrieri del deserto o del più povero tra<br />
i barboni <strong>di</strong> città, ogni credente deve essere in<br />
grado <strong>di</strong> memorizzare gli insegnamenti <strong>di</strong> Al—<br />
Kalim e <strong>di</strong> citare parabole e dogmi alla lettera,<br />
mentre le famiglie più ricche o importanti hanno<br />
sempre una copia scritta del Nahmeh che<br />
custo<strong>di</strong>scono come un prezioso tesoro.<br />
2. Giu<strong>di</strong>care: quando un Vero Fedele viene chiamato<br />
a dare un giu<strong>di</strong>zio su un argomento, che si tratti <strong>di</strong><br />
una questione <strong>di</strong> scienza, tattica militare, condotta<br />
morale, religione o legge, egli deve sempre seguire<br />
tre regole fondamentali per raggiungere un<br />
giu<strong>di</strong>zio il più possibile saggio ed equilibrato. In<br />
primo luogo deve contemplare ed osservare la<br />
materia del contendere; poi deve esaminare le<br />
prove che ha <strong>di</strong>nnanzi; infine deve basare il suo<br />
giu<strong>di</strong>zio sulla conoscenza fattuale, e non sulla<br />
tra<strong>di</strong>zione o sulla superstizione. Dare un giu<strong>di</strong>zio è<br />
una pratica solenne per i credenti dell’Eterna<br />
Verità, una questione <strong>di</strong> pazienza, saggezza e<br />
metodo. Un in<strong>di</strong>viduo i cui giu<strong>di</strong>zi siano<br />
riconosciuti come saggi viene rispettato da tutti,<br />
mentre chiunque <strong>di</strong>a giu<strong>di</strong>zi avventati o impulsivi<br />
basati sull’arroganza o la rabbia viene considerato<br />
infantile e inaffidabile.<br />
Pellegrinaggio: i Veri Fedeli devono poter recarsi in<br />
pellegrinaggio almeno una volta nella vita in uno<br />
dei luoghi sacri dell’Eterna Verità, anche se sono<br />
esentati coloro che non sono in grado <strong>di</strong> sostenere<br />
lunghi viaggi a causa <strong>di</strong> malattie o <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap<br />
fisici. Ogni pellegrino è chiamato a ripercorrere<br />
simbolicamente la via del pellegrinaggio <strong>di</strong> Al—<br />
Kalim verso la Montagna del Vecchio del Mare,<br />
per chiedere la bene<strong>di</strong>zione e la protezione dei<br />
Guar<strong>di</strong>ani Immortali per sé e la propria gente<br />
proprio come fece il Sommo Profeta.<br />
Naturalmente per molti fedeli basta visitare<br />
almeno uno dei luoghi sacri del pellegrinaggio <strong>di</strong><br />
Al—Kalim all’interno dell’Ylaruam, ascoltando la<br />
lettura del Nahmeh e le pre<strong>di</strong>che degli stu<strong>di</strong>osi o<br />
dei santuomini più istruiti nei luoghi <strong>di</strong> culto o <strong>di</strong><br />
scienza, e solo i credenti più potenti e resistenti<br />
sono in grado <strong>di</strong> ripercorrere tratti interi del<br />
viaggio del Profeta. Oltre che essere un obbligo<br />
religioso comunque, il pellegrinaggio viene visto<br />
anche come un modo per rilassarsi e gioire della<br />
vita, ed è sempre un ottimo affare per i gestori <strong>di</strong><br />
locande e per le guide che lavorano nei luoghi sacri<br />
dell’Eterna Verità.<br />
Sogno <strong>di</strong> Giustizia e Onore: questa fu la prima serie<br />
<strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> condotta che Al—Kalim<br />
donò ai suoi seguaci, quando ancora lottavano per<br />
la liberazione del bacino alasiyano dalle forze<br />
thyatiane e alphatiane. In base a questo sogno, Al—<br />
Kalim proibisce ai Veri Fedeli <strong>di</strong> prendere le armi<br />
e combattersi l’un l’altro (come era abitu<strong>di</strong>ne nei<br />
tempi passati) e condanna l’abitu<strong>di</strong>ne tra<strong>di</strong>zionale<br />
dei noma<strong>di</strong> del deserto <strong>di</strong> fare scorrerie e<br />
proclamare faide generazionali. Questo dettame si<br />
impose per unire gli alasiyani contro gli oppressori<br />
ed evitare che nei tempi successivi quanto era stato<br />
fatto da Al—Kalim per costruire uno stato forte e<br />
unito potesse essere <strong>di</strong>strutto dalle vecchie faide<br />
tribali. Naturalmente molti credenti interpretano<br />
questa regola come l’obbligo <strong>di</strong> unirsi per<br />
combattere gli Infedeli, ma non come un <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong><br />
razziare gli armenti delle tribù rivali o ven<strong>di</strong>care i<br />
torti subiti, col pretesto che stanno solo<br />
obbedendo al precetto più importante <strong>di</strong><br />
“proteggere il prossimo” (laddove con “prossimo”<br />
intendono solo i membri della propria tribù).<br />
Sogno del Giar<strong>di</strong>no nel Deserto: questa dottrina<br />
venne elaborata da Suleiman Al—Kalim al termine<br />
dell’unificazione delle tribù, in modo che tutti<br />
avessero un obiettivo comune, un bene superiore<br />
al quale aspirare lavorando insieme. Essa esorta i<br />
capi tribù, gli stu<strong>di</strong>osi e gli uomini del clero a<br />
ingegnarsi per capire come si può far arrivare<br />
acqua sufficiente nel bacino alasiyano per poterlo<br />
rendere fertile e per far sì che i popoli degli Emirati<br />
possano beneficiarne. Questa stessa dottrina esorta<br />
i mercanti a finanziare le ricerche per rendere<br />
verde e rigoglioso il deserto, e impone ai membri<br />
dei ceti più bassi <strong>di</strong> cooperare coi propri<br />
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