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Storia della Sardegna antica<br />

to dal governatore sillano Lucio Valerio Triario e probabilmente respinto sugli<br />

altopiani, dove il raccolto era già stato fatto; in Sardegna qualche mese dopo<br />

Lepido moriva per malattia e per rimorsi, morbo et paenitentia, oppure come sostiene<br />

Plutarco per angoscia d’amore dopo aver intercettato una lettera che<br />

svelava l’infedeltà della moglie Appuleia; i compagni si affrettarono a bruciarne<br />

il corpo, nudo, su una pira improvvisata. Le truppe popolari furono poi<br />

condotte in salvo dal legato Marco Perperna Ventone fino in Spagna, venendo<br />

così ad incrementare le fila del partito mariano, riorganizzate da Sertorio. Intanto<br />

in Sardegna Triario premiava i Sardi che lo avevano aiutato con ampie<br />

concessioni di cittadinanza: da questo ceppo sembrano derivare in parte i Valerii<br />

sardi.<br />

Pompeo Magno visitò alcune volte la Sardegna, a quel che pare senza lasciare<br />

un grande ricordo di sé, ma legandosi ad alcune famiglie alle quali concesse la<br />

cittadinanza romana: abbiamo notizia degli itinerari da lui seguiti per raggiungere<br />

l’isola in almeno due occasioni; nel 67 a.C., incaricato del comando della<br />

guerra contro i pirati in forza della legge Gabinia, dalla Sicilia raggiunse l’Africa<br />

e da qui la Sardegna dove operava il suo legato Marco Pomponio e quindi Roma;<br />

nel 56 a.C., nominato già dall’anno precedente responsabile dell’approvvigionamento<br />

granario della capitale, Pompeo partecipò al convegno di Lucca,<br />

dove fu rinnovato il così detto primo triumvirato, cioè l’accordo con Cesare e<br />

Crasso; il 9 aprile Cicerone non sapeva ancora se Pompeo si sarebbe imbarcato<br />

l’11 aprile a Pisae oppure a Labro (Livorno) per raggiungere Olbia in Sardegna,<br />

dove si trovava fin dall’anno precedente Quinto Cicerone, bloccato dal mare<br />

clausum e timoroso di prendersi la malaria, ma pure molto attivo nel raccogliere<br />

frumento; da qui Pompeo raggiunse poi l’Africa e probabilmente la Sicilia (Plutarco<br />

dà la successione Sicilia, Sardegna, Africa forse per lo stesso episodio, ricordando<br />

la famosa frase pronunciata da Pompeo: «è necessario navigare, non<br />

è necessario vivere»). Fedele ai Pompeiani sarebbe rimasta nella guerra civile anche<br />

dopo Farsalo la sola città di Sulci, sottoposta a blocco navale nel 47 a.C. da<br />

parte di Lucio Nasidio, il prefetto della flotta giunta da Marsiglia, interessato in<br />

particolare a raccogliere i minerali del retroterra sulcitano: nella città di Sulci del<br />

resto si concentra il maggior numero dei Pompeii conosciuti in Sardegna.<br />

È nota l’antipatia che Cicerone manifestava nei confronti dei Sardi ben prima<br />

del processo di Scauro, se ad esempio nel 62 a.C. criticava il legato Publio Vatinio,<br />

esponente dei populares, che forse aveva voluto visitare i simpatizzanti di<br />

Clodio in Sardegna: diretto verso l’Hispania Ulterior, Vatinio aveva scelto un itinerario<br />

effettivamente un poco inusuale, toccando l’isola e recandosi poi da<br />

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iii. Roma in Sardegna: l’età repubblicana<br />

Iempsale in Numidia e da Mastanesosus in Mauretania; solo in un secondo<br />

tempo arrivò, passando per le colonne d’Ercole, nella penisola iberica; e si comprendono<br />

le critiche e le preoccupazioni di Cicerone, che non riusciva a spiegarsi<br />

perché Vatinio non avesse seguito la via di terra o quella marittima più breve e<br />

più usuale.<br />

Cesare aveva studiato a memoria fin da ragazzo l’apprezzata orazione pro Sardis<br />

pronunciata cinquanta anni prima dallo zio Strabone a favore dei Sardi, utilizzandola<br />

ampiamente ad verbum nella sua Divinatio contro il proconsole della<br />

Macedonia Dolabella; divenuto console nel 59 a.C., tra i suoi primi provvedimenti<br />

presentò una proposta di legge per punire più severamente il reato di<br />

concussione, proprio con l’intento di colpire gli abusi dei governatori senatorii<br />

nelle province. Più tardi, nel 49 a.C., scoppiata la guerra civile tra Cesare e Pompeo,<br />

i Caralitani, fedeli al partito popolare, riuscirono a cacciare il governatore<br />

pompeiano Marco Aurelio Cotta che, atterrito per le minacce e per le violenze<br />

subite, riuscì a raggiungere ad Utica in Africa i Pompeiani superstiti, ai quali annunciò<br />

che tutta la Sardegna era ormai concordemente schierata con la parte<br />

avversa; il nuovo legato cesariano Quinto Valerio Orca si occupò subito di raccogliere<br />

frumento per approvvigionare gli eserciti dei populares. Più tardi la città<br />

di Carales doveva contribuire in modo decisivo all’esito della battaglia di Tapso<br />

vinta da Cesare sui Pompeiani, inviando in Africa truppe e rifornimenti per l’esercito<br />

di Cesare, nel momento in cui il dittatore si era venuto a trovare in gravi<br />

difficoltà, letteralmente assediato dai nemici sulla fascia litoranea; alla battaglia<br />

finale parteciparono certamente delle coorti ausiliarie di Sardi. Dopo la vittoria<br />

e dopo il suicidio di Catone, eroe del partito repubblicano e della causa della libertà<br />

contro la tirannide, il vincitore, partito da Utica alla foce del fiume Medjerda,<br />

giunse dopo due giorni di navigazione il 15 giugno 46 a.C. a Carales, dove<br />

si vendicò punendo i Pompeiani della città di Sulci, che avevano sostenuto con<br />

rifornimenti di ferro non lavorato e di armi la causa di Pompeo e del Senato. La<br />

città vide la decima portata ad un ottavo, i beni di alcuni notabili locali furono<br />

messi all’asta e fu imposta una multa di 10 milioni di sesterzi (per altri 900 000<br />

mila sesterzi). Durante il suo soggiorno a Carales, che durò 12 giorni, Cesare<br />

sembra abbia deciso anche di sdebitarsi con la città per i servigi resi al partito<br />

popolare: tutti i Caralitani ottennero allora, o comunque negli anni immediatamente<br />

successivi con provvedimento triumvirale, la cittadinanza romana (con<br />

alcuni di essi, ad esempio con il cantante Tigellio, che doveva essere già famoso,<br />

il dittatore aveva stretto anche una salda amicizia personale). Cesare concesse<br />

a Carales probabilmente lo statuto di civitas libera, come aveva fatto per<br />

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