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Storia della Sardegna antica<br />
ne filopompeiana, ma forse anche benefici a favore dei gruppi a lui favorevoli<br />
nella stessa città, che poterono conquistare il potere cittadino. Ne è spia non<br />
solo l’attestazione fin dal 68 d.C. di un C(aius) Iuli(ius) [S]enecio Sulcitanus e di altri<br />
membri della gens Iulia (e in due casi dei Cai Iulii) a Sulci, ma anche la documentazione<br />
di un L(ucius) Peduc(aeus) Apollo, che potrebbe discendere da un liberto<br />
del governatore della Sardinia scelto da Cesare nel 48, Sex(tus) Peducaeus.<br />
L’urbanistica della città tardo repubblicana dovette ricalcare l’area della città<br />
punica, benché sia possibile ammettere, in funzione del ceto dei negotiatores presenti<br />
a Sulci, la costruzione di un tempio pseudo-periptero sine postico nell’area a<br />
monte della necropoli punica, preceduto da una rampa monumentale di ascendenza<br />
medio-italica di matrice ellenistica. Il tofet proseguì nella sua funzione cultuale<br />
fino al ii o alla prima metà del i secolo a.C., se a quest’ultimo periodo dobbiamo<br />
attribuire le (rare) stele a frontoncino con rosetta di tipo medio-italico. In<br />
ogni caso, come ha notato Piero Bartoloni, nell’area del tofet sono «evidenti alcune<br />
strutture parzialmente di reimpiego, che sono parte di un edificio di epoca<br />
romana repubblicana, forse un santuario dedicato al dio Saturno».<br />
La costituzione del municipium Sulcitanorum, con la relativa ascrizione dei cives<br />
alla tribù Quirina, direttamente attestata da quattro iscrizioni, riferite ai magistrati<br />
municipali, va probabilmente assegnata all’imperatore Claudio, verosimilmente<br />
prima del 48 d.C. La fondazione del municipium potrebbe, infatti,<br />
ascendere all’inizio del principato di Claudio, se ad essa raccordiamo, come<br />
appare probabile, un complesso statuario di membri della famiglia giulio-claudia,<br />
comprendente Tiberio, Druso e lo stesso Claudio con il ritratto dell’ascesa<br />
al trono, destinato verosimilmente all’Augusteum di Sulci. D’altro canto sono<br />
note le proprietà che Claudio possedette nel territorium sulcitanum, documentate<br />
indirettamente dai servi imperiali addetti al patrimonium Caesaris, quali<br />
Lyde, già prima del 41 d.C., e Nisus. Non siamo in grado di stabilire se il municipium<br />
fosse civium Romanorum come quelli di Carales e, verosimilmente, di Nora,<br />
o municipium Latinum, in cui solo coloro che avevano ricoperto le più alte<br />
magistrature locali ricevevano la cittadinanza romana: questa pratica divenne<br />
infatti regola fissa proprio nel 48 d.C. (o secondo altri solo nel 73 d.C. durante<br />
la censura di Vespasiano).<br />
Il municipium era amministrato, come di regola in Sardinia, da un collegio formato<br />
da due IIIIviri iure dicundo, giusdicenti, e da due IIIIviri aedilicia potestate,<br />
con competenze annonarie. Le gentes sulcitane che gestirono le magistrature<br />
furono, in base alla nostra documentazione epigrafica, i Luci Cornelii (due<br />
membri, non contemporaneamente), i Caii Coelii, i Titi Flavii ed i Marci Porcii. I<br />
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vi. Gli oppida e i popvli della Sardinia<br />
magistrati annuali venivano, come di norma, individuati tra i decuriones attraverso<br />
una preliminare designatio e, successivamente, eletti dai membri della curia<br />
municipale. L’epigrafia sulcitana ci documenta il caso di due f(ratres) M(arci<br />
duo) Porc(ii) Felix e Impetratus che vennero de[s(ignati)] per l’anno successivo entrambi<br />
alla carica di IIIIviri a(edilicia) p(otestate).<br />
L’iterazione della massima magistratura giusdicente è attestata in due casi,<br />
mentre è noto un esempio di quattuorvirato iure dicundo gestito una volta sola<br />
e un caso di suprema magistratura conclusa anzitempo per la morte del quattuorviro<br />
in carica. I supremi magistrati, talvolta appartenenti all’ordine equestre,<br />
potevano essere cooptati dall’ordo decurionum come patroni municipii o civitatis<br />
e ricevere l’onore di una statua. Tra i personaggi cittadini illustri si evidenzia,<br />
in particolare, L(ucius) Cornelius Marcellus, un patrono della città che fu<br />
anche l’unico sulcitano ad aver rivestito il sacerdozio provinciale, probabilmente<br />
in età adrianea, e dopo l’anno di sacerdozio nominato sacerdotalis prov(inciae)<br />
Sard(iniae). Ignoriamo il rango e la carica di un personaggio, forse un altro<br />
patronus, che fu onorato memoria perenni con una statua (?) ob merita nei confronti<br />
della splendidissima civitas Neapolitanorum.<br />
Figura 28: Sulci.<br />
Base di Lucio<br />
Cornelio Marcello<br />
(CIL X 7518).<br />
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