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Storia della Sardegna antica<br />

cause di ciò sono da ricercare nel forte degrado ambientale dovuto allo sfrenato<br />

sfruttamento delle risorse minerarie, nella vivacità e nella pressione demografica<br />

dell’elemento tartessio e nell’espansione di quello greco, soprattutto<br />

ionio.<br />

Contrariamente a quanto si è ritenuto fino a qualche tempo fa, malgrado la<br />

presumibile medesima origine, le singole città fenicie di Occidente svilupparono<br />

ciascuna una propria politica e una rete di commerci personale, senza particolari<br />

rapporti di simbiosi o di alleanza con le altre consorelle. In particolare,<br />

per quanto riguarda le campagne militari effettuate prima da Malco e poi da<br />

Amilcare e Asdrubale in Sardegna, alcuni studiosi avevano immaginato che<br />

questi interventi fossero stati motivati dalla necessità di soccorrere le città fenicie<br />

dell’isola presumibilmente sottoposte ad una aggressione delle popolazioni<br />

locali. Tralascio di proposito l’esegesi di queste vicende che comunque ha potuto<br />

ben dimostrare come il reiterato intervento in Sardegna degli eserciti cartaginesi<br />

fosse volto non al soccorso delle città fenicie bensì alla loro conquista e<br />

sottomissione.<br />

Oltre alle ben note vicende di Malco, seguite dall’impresa dei Magonidi, che<br />

denotano il pervicace desiderio di Cartagine di impadronirsi della Sardegna, è<br />

senza dubbio da ricordare la battaglia di Alalia (la prima grande battaglia navale<br />

dell’antichità, nota già ad Erodoto come battaglia del Mare Sardonio), episodio<br />

determinante per il controllo delle acque del Tirreno. Come è noto la vicenda si<br />

inquadra nei rapporti tra le città etrusche e Cartagine e nella repressione della<br />

pirateria focea, pirateria che si estrinsecava nelle acque sulle quali si affacciavano<br />

numerosi e importanti insediamenti sia etruschi sia fenici. È da ritenere che<br />

Cartagine, nel 535, data presumibile della battaglia, non avesse, o almeno non<br />

avesse ancora, soverchi interessi sulle sorti commerciali degli insediamenti disseminati<br />

lungo la costa orientale della Sardegna. È invece presumibile che alla<br />

metropoli nord-africana stessero particolarmente a cuore i rapporti politici e<br />

commerciali con le città dell’Etruria meridionale e, in particolare, con Caere.<br />

Quanto alle modalità della battaglia, questa si deve essere svolta nelle acque<br />

della stessa Alalia, oppure, come recentemente proposto, nel braccio di mare<br />

antistante Pyrgi. Taluno ha suggerito che lo scontro navale non può aver avuto<br />

luogo che in mare aperto ma ciò naturalmente, come è ovvio per chi ha una sia<br />

pur minima conoscenza delle regole non scritte dell’antica marineria, non è<br />

neppure minimamente plausibile. Infatti, a prescindere da una corretta esegesi<br />

del passo erodoteo, sarebbe sufficiente una consuetudine con quanto descritto<br />

da Tucidide e da Senofonte con riferimento ad analoghi fatti d’arme. Come è<br />

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i. La Sardegna fenicia e punica<br />

noto a chi si occupa di marineria antica, per tacito accordo le battaglie navali<br />

avevano sempre luogo in specchi d’acqua prossimi alla costa, al fine di consentire<br />

una via di salvezza agli equipaggi delle navi affondate. Costoro, infatti, non<br />

erano schiavi, bensì cittadini, e sarebbe quindi sufficiente una discreta conoscenza<br />

dei fatti occorsi durante e dopo la battaglia di Egospotami per comprendere<br />

l’importanza di questo assunto.<br />

In conclusione, da quanto riferito più sopra si può ben arguire come la volontà<br />

di espansione di Cartagine divenga nel corso del tempo una vera e propria politica<br />

imperialista. Per quel che riguarda il Mediterraneo centrale, nei cento anni<br />

che compongono il vi secolo a.C. si assiste prima all’espansione territoriale in<br />

terra africana; attorno alla metà dello stesso secolo avviene la conquista della Sicilia<br />

occidentale, mentre prende piede una forte presenza nel Mar Tirreno, rivolta<br />

ad un rafforzamento dei rapporti politici con le città dell’Etruria meridionale,<br />

alla progressiva eliminazione della minaccia focea e, infine, alla totale conquista<br />

della Sardegna. Sintomatica è la constatazione che con la fine del vi secolo<br />

a.C. cessino totalmente le importazioni nei centri di Sardegna di vasellame<br />

etrusco da mensa e da toeletta, prima distribuito nell’isola in modo quasi capillare,<br />

e ciò ad esclusivo vantaggio della ceramica di produzione attica, in questo a<br />

palese testimonianza dei nuovi rapporti tra Cartagine ed Atene.<br />

Con il 509 a.C., dunque con il trattato tra Cartagine e Roma, che di certo ricalca<br />

precedenti trattati stipulati con le città etrusche, la conquista del Mediterraneo<br />

centrale da parte della metropoli nord-africana è ormai un fatto compiuto.<br />

Nei Sardi menzionati da Erodoto quali partecipanti sotto le insegne cartaginesi<br />

di Amilcare figlio di Annone alla battaglia di Imera del 480 a.C. non è da supporre<br />

un gruppo di mercenari di stirpe nuragica, bensì da immaginare un contingente<br />

della leva, probabilmente forzata, fornito dalle città fenicie di Sardegna,<br />

ormai asservite sotto l’amministrazione di Cartagine.<br />

All’alba della conquista cartaginese della Sardegna, gli insediamenti superstiti<br />

della costa orientale appaiono in una situazione di evidente depressione economica.<br />

L’ulteriore contrazione dei centri abitati, già iniziata nei secoli precedenti,<br />

è pari alla sporadicità degli oggetti importati. La chiusura dei mercati<br />

etruschi, attuata da Cartagine, probabilmente contribuì o, addirittura, determinò<br />

la profonda recessione di tutti i centri costieri, almeno per tutto il v e per la<br />

parte iniziale del iv secolo a.C. e, anche in seguito, la riapertura dei mercati, palesata<br />

da alcune importazioni, non assumerà gli aspetti raggiunti in età fenicia.<br />

Comunque, la violenza dell’invasione cartaginese non risparmiò alcuni abitati,<br />

tra i quali il più significativo è quello di Cuccureddus di Villasimius, che, dato<br />

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