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Storia della Sardegna antica<br />

nente femminile della classe dirigente sarda.<br />

I documenti archeologici attestano la continuità insediativa dall’età punica, a<br />

quella romana repubblicana e imperiale, all’età vandalica, bizantina, fino ai nostri<br />

giorni nell’area di Padria. L’abitato si estendeva nella vallata compresa tra i<br />

tre colli di San Pietro, San Paolo e San Giuseppe, risalendo le falde delle colline<br />

mediante un sistema di terrazze, in parte evidenziate dall’indagine archeologica<br />

a San Pietro e a Palattu, presso San Paolo, dove si individua per oltre 100 metri<br />

un terrazzamento in opus siliceum tardo repubblicano. Nell’area di Santa Croce,<br />

al piede meridionale del colle di San Paolo, anteriormente al 1867 si mise in luce<br />

un tempio probabilmente di età augustea cui si riferisce una decorazione architettonica<br />

fittile residua in una lastra Campana con una biga guidata da una Vittoria.<br />

Fra i tronchi di colonne riferibili al prospetto o alla peristasi del tempio si<br />

ebbe una testa muliebre diademata, forse pertinente al simulacro di culto.<br />

Un secondo luogo di culto urbano si deve ubicare presso la chiesa parrocchiale<br />

da cui deriva una mano bronzea di Sabazio, del iii secolo d.C., e una mano<br />

con syrinx di Atthis in marmo, indizio della penetrazione nel Basso Impero di<br />

culti soteriologici orientali.<br />

L’abitato disponeva di vie lastricate, aperte alla circolazione dei carri, che disimpegnavano<br />

abitazioni talora con pavimenti musivi in bianco e nero. L’area funeraria<br />

più importante (almeno dal iv secolo a.C.) era ubicata presso l’odierno<br />

Cimitero.<br />

In un’area periferica fu costituita una memoria probabilmente legata alla deposizione<br />

di reliquie della martire corsa Iulia, trasformata in fase bizantina in ecclesia<br />

con abside orientata.<br />

Il territorium di Gurulis Vetus doveva comprendere il settore della Sardegna<br />

nord-occidentale corrispondente alle curatorie medievali di Caputabbas e forse<br />

di Nurcara e Costavalle estendendosi dalla costa di Villanova Monteleone all’agro<br />

di Giave-Bonorva, attraversato dalla via a Turre Karales. È plausibile che un<br />

deverticulum raccordasse Gurulis Vetus ad oriente con la stessa via a Turre Karales<br />

e ad occidente un altro percorso secondario unisse Gurulis con Bosa, lungo la<br />

via a Tibulas Sulcis.<br />

21. Gurulis Nova<br />

La polis di Gouroulìs néa è attestata da Tolomeo fra le città interne della Sardinia,<br />

a 25’ a sud di Bosa e di Makópsisa e a 5’ a nord di Kòrnos. Lo stesso Tolomeo richiama<br />

inoltre la stessa città per la sua distanza di due ore di longitudine da Ales-<br />

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vi. Gli oppida e i popvli della Sardinia<br />

sandria. Per un criterio di continuità toponomastica e per i rinvenimenti archeologici<br />

ed epigrafici Gouroulìs néa è identificata con l’odierna Cuglieri, posta su<br />

una balza nord-occidentale del Montiferru, a 15 km a nord di Cornus.<br />

Il problema principale è costituito dall’attribuzione o meno a Gurulis Nova<br />

del rango di civitas, stante la sua vicinanza relativa a Cornus. Ad orientarci, sulla<br />

scia di Ettore Pais, per un riconoscimento del rango cittadino a Gurulis Nova<br />

sta la sua correlazione toponomastica con Gurulis Vetus, allusiva ad un rapporto<br />

di fondazione recenziore da parte dei Gurulitani veteres, difficilmente ammissibile<br />

nel caso di un vicus in un territorium di altra civitas.<br />

Dal centro attuale di Cuglieri provengono un epitafio di un Priscus Ursinus, introdotto<br />

dall’adprecatio ai Manes, del ii secolo d.C., un’iscrizione relativa ad un<br />

membro della gens Patulcia, piuttosto che ai Patulci[enses] e una lastra (?) opistografa<br />

con il possibile patronimico Urri [f(ilius)], di carattere encorico, già incontrato<br />

a Valentia. Ad età vandalica appartiene, probabilmente, l’iscrizione cristiana<br />

di una Inbenia, rinvenuta nel coemeterium della località di San Lussorio, a nord<br />

di Gouroulis néa.<br />

Al i secolo d.C. si assegnano i termini, all’interno dell’ager gurulitanus, sulla riva<br />

sinistra del Riu Mannu, posti rispettivamente tra gli Eutychiani (o Euthiciani)<br />

e i Giddilitani, e tra gli stessi Eutychiani e i [M]uthon(enses), gli Uddadaddar(itani) e<br />

i [---]rarri(tani?) dei (praedia) delle Numisiae.<br />

Il breve territorium di Gouroulìs néa, interposto fra i più vasti territoria di Bosa e di<br />

Cornus, appare interessato da un insediamento sparso ancora al passaggio tra<br />

l’età punica e quella romana e successivamente in piena epoca romana e nella<br />

successiva età alto medievale. Il deposito di terrecotte votive di Sessa-Murru<br />

Contone, a sud di Gurulis Nova, è attribuibile ad un arco cronologico compreso<br />

tra il iii e il i secolo a.C.<br />

Il deposito, costituito da almeno un centinaio di figurine fittili ottenute con<br />

matrici bivalve, presenta due tipologie principali: 1) statuina di divinità femminile<br />

a schema cruciforme; 2) busto femminile con polos sul capo, velo a conchiglia,<br />

teda nella mano sinistra e porcellino tenuto col braccio destro, attestati in<br />

Sardegna principalmente nei santuari di Terreseu-Narcao; Santa Margherita-<br />

Pula e San Marco-Genna Cantoni-Iglesias, Vallermosa. Tali tipologie rientrano<br />

nella diffusa koiné ellenistica di terrecotte figurate connesse al culto di Demetra<br />

che, nel mondo punico, si fonde sincretisticamente con quello di Tanit-Ashtart,<br />

al quale più puntualmente rimandano le due colombe fittili di Murru Contone.<br />

Insediamenti di età repubblicana sono noti a Santu Zorzi e San Lussorio, mentre<br />

ad età imperiale appartiene l’edificio termale di Tanca de su Anzu, e gli stan-<br />

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