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Storia della Sardegna antica<br />
do imbarcatosi a Cosa in Etruria con il suo esercito fedele alla causa dei populares<br />
si diresse in Sardegna, meditando di guadagnare alla sua causa la provincia Sardinia<br />
et Corsica, dove non mancavano le forze popolari. Il propretore provinciale,<br />
Lucio Valerio Triario, appartenente alla fazione filosenatoria, si mosse contro<br />
Lepido in vari combattimenti, che si configurarono come un vero e proprio<br />
bellum. Le cinte murarie urbane frustrarono i tentativi di assedio portati da Lepido<br />
alle città sarde filo senatorie. Appare, tuttavia, probabile che almeno una<br />
città si attestasse a favore di Lepido e dei populares, in quanto nel secondo libro<br />
delle Historiae sallustiane vi era menzione della città sarda di Tarrhi. È opinione<br />
prevalente della dottrina che tale menzione si giustificasse con il ruolo giocato<br />
da Tarrhi sia nel bellum sardo del 77 a.C., sia, dopo la morte di Lepido in Sardegna,<br />
presumibilmente nella stessa Tarrhi, nel successivo trasporto delle sue<br />
truppe, unite a quelle di Perperna, in Spagna dove andarono a rafforzare in maniera<br />
determinante l’esercito sertoriano. A questi episodi potrebbe collegarsi<br />
l’alto numero di Valerii concentrati nell’Oristanese ed in particolare nel Barigadu,<br />
forse discendenti di Sardi premiati con la cittadinanza romana da Triario<br />
per la loro lealtà.<br />
Nel periodo repubblicano in Tarrhi parrebbero persistere le correnti culturali<br />
puniche, in particolare in ambito cultuale. Il culto di Baal Ammone attestato<br />
insieme a quello di Tanit nelle epigrafi del tofet persiste sino al i secolo a.C., epoca<br />
alla quale dobbiamo assegnare la statuetta di divinità leontocefala, identificata<br />
con Frugifer – una delle interpretazioni romane del dio Baal Ammone, rivenuta<br />
nel tofet di Tharros. Lo stesso Baal era venerato, probabilmente, in Tarrhi<br />
ancora nel ii secolo d.C. come S(aturnus) A(ugustus) (CIL viii 12941, dalla Sardinia,<br />
forse dalla nostra città). Ma a prevalere su Baal nella prosecuzione del culto<br />
in età romana fu il suo paredros femminile, Tanit, soprattutto nella fusione sincretistica<br />
con Demetra. Il culto, di carattere prevalentemente rurale (ma è noto<br />
anche nella stessa Tarrhi, nel tempio di Demetra e presso le fortificazioni del<br />
colle di Torre di San Giovanni), si sostanzia nelle liturgie notturne, sicché le lucerne,<br />
funzionali o votive, caratterizzano le favisse dei santuari insieme ai busti<br />
della dea kernophoros (che reca sulla testa il vaso per le primizie, kernos) e alle<br />
protomi muliebri della dea. Nel Sinis i luoghi di culto sono documentati a Cùccuru<br />
is Arrius e Is Procaxius-Cabras, Monte Benei, Zerrei, Matta Isterri-San<br />
Vero Milis, Is Ariscas Burdas-Riola, Cadreas-Narbolia, a Paulilatino nei santuari<br />
del nuraghe Lughèrras e di Santa Cristina.<br />
Ugualmente rivestirono carattere popolare i culti di sanatio, talora nello stesso<br />
santuario demetriaco specie in connessione con una fonte d’acqua, documen-<br />
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vi. Gli oppida e i popvli della Sardinia<br />
tati principalmente a Pearba e a Bidda Maiore nel Sinis di San Vero Milis, nel<br />
pozzo sacro di Banatou-Narbolia, presso la fonte di S’Issizi a Seneghe e a Nuraxinieddu<br />
(Oristano, forse presso il pozzo di Sa Funtana Noa). In tutti questi<br />
centri di culto si sono avute terrecotte lavorate al tornio, rappresentanti devoti<br />
sofferenti che localizzano con la posizione delle mani la sede della malattia e<br />
votivi anatomici (in particolare arti inferiori).<br />
La presenza di un’iscrizione latino-punica (RVF, da intendersi rp, ossia “guarisci”)<br />
del iv secolo d.C., ripetuta più volte sulle pareti dell’ipogeo di San Salvatore<br />
di Sinis, sede di un culto privato di una corporazione, fa credere che uno<br />
degli dèi guaritori del pantheon dei tharrensi fosse l’Herakles soter (“Ercole salvifico”)<br />
rappresentato mentre strozza il leone nemeo nello stesso ipogeo. La<br />
scritta latino-punica succitata induce a ritenere che questo Herakles avesse ereditato<br />
le prerogative salutifere dal dio fenicio Melqart, il “Re della città”, venerato<br />
in uno dei templi principali di Tharros ancora nel iii secolo a.C.<br />
La città, amministrata dai sufeti, di tradizione punica, ancora nei primi tempi<br />
del dominio romano, dovette aprirsi progressivamente alle componenti anche<br />
culturali romano-italiche, così da acquisire un nuovo assetto urbanistico e politico<br />
con l’Impero.<br />
Nel i secolo a.C. si realizzò un santuario a terrazze sulle falde orientali del<br />
colle di Torre di San Giovanni, remota eco dei grandi santuari ellenistici ed italici,<br />
con un sacello distilo in antis e altare a bancone di tipo punico.<br />
Forse in età cesariana, al piede orientale della stessa collina, fu edificata una<br />
struttura con un prospetto corinzio-italico, caratterizzato dalla messa in opera<br />
di capitelli di bottega locale in arenaria stuccata, ed epistilio con iscrizione dedicatoria<br />
residua in un piccolo frammento ugualmente rivestita in stucco. Questo<br />
edificio, forse di carattere religioso (capitolium?), sembrerebbe correlato ad<br />
una piazza che oblitera strutture preesistenti rasate. Se la lettura coglie nel segno<br />
avremmo a Tarrhi una fase di monumentalizzazione, databile alla seconda<br />
metà del i secolo a.C., corrispondente all’analoga sistemazione dello spazio forense<br />
a Nora, in una posizione litoranea, in relazione visiva con il porto, situato<br />
a settentrione.<br />
A suggerire la localizzazione dell’area forense in questo settore, oltre a considerazioni<br />
urbanologiche, stanno i rinvenimenti, in questo settore, di frammenti<br />
di iscrizioni pubbliche, purtroppo estremamente frammentarie.<br />
Sono documentate dediche ad imperatori, almeno quattro tra il ii e il iv secolo:<br />
[L(ucius) Septimi]us Get[a] L(uci) Sep[timii Severi Aug(usti) n(ostri)] filius; D(ominus)<br />
N(oster) [---Consta]ntinus, [li]beralissi[mus]; un Augustus di cui è indicata la po-<br />
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