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Storia della Sardegna antica<br />
un razionale sistema stradale che servisse certo le esigenze economiche di Turris<br />
e Carales, ma soprattutto consentisse un efficiente controllo militare a tutela<br />
delle aree maggiormente romanizzate. Più tardi la costituzione del Forum<br />
Traiani poté segnare, con una sostanziale pacificazione delle popolazioni sarde<br />
dell’interno, la necessità di concepire un tracciato unitario della via a Turre Karalis<br />
o, più tardi, a Karalibus Turrem, che assicurasse effettivamente al Forum<br />
Traiani quel carattere di punto mediano della via che è spesso proprio dei fora.<br />
Un nuovo tracciato fu allora concepito avvicinando la strada alla costa, unendo<br />
Forum Traiani a Othoca e quest’ultimo centro alle Aquae Neapolitanae e a Carales,<br />
attraverso la pianura del Campidano. L’antico tracciato della via vetus a Karalis<br />
divenne un deverticulum della viabilità principale, che staccandosi da Aquae<br />
Neapolitanae si dirigeva dapprima ad Uselis e da qui, attraverso i territori di<br />
Ruinas e di Allai, raggiungeva Forum Traiani.<br />
A tutto ciò deve aggiungersi il problema della biforcazione della centrale sarda<br />
a nord della Campeda e del tronco indicato sui miliari a Karalibus Olbiam (più<br />
raramente anche con numerazione delle miglia ab Olbia).<br />
L’Itinerario Antoniniano interpreta questi collegamenti in modo ancora differente,<br />
enfatizzando come punto di partenza e vero e proprio caput viae la città<br />
di Tibula, forse Castelsardo: eppure il documento conosce la stazione Ad Turrem,<br />
ma solo sulla litoranea nord-occidentale. La strada è dunque denominata a<br />
Tibulas Caralis, calcolando una lunghezza complessiva di 213 miglia, cioè 315<br />
km: non va escluso che ci sia rimasto un lontano ricordo di un tracciato ancora<br />
parziale, che precede la fondazione della colonia di Turris Libisonis. Di qualche<br />
interesse è il confronto con le distanze fornite dai miliari, che per la strada a<br />
Karalibus Turrem consentono di calcolare un totale di 159 miglia (calcolate sommando<br />
le 77 miglia a Turre e le 82 miglia a Karalibus della località Santa Marras<br />
presso Abbasanta) e per la strada a Karalibus Olbiam 177 miglia.<br />
Le 10 stazioni citate sono:<br />
– Tibula, oggi Castelsardo;<br />
– Gemellae, oggi forse Perfugas, a 25 miglia, 37 km, da Tibula;<br />
– Luguidonis c(astra), oggi Nostra Signora di Castro in comune di Oschiri, a 25<br />
miglia, 37 km da Gemellae;<br />
– Hafa, oggi Mores, 24 miglia, 35 km da Luguidonis c(astra);<br />
– Molaria, oggi Mulargia, a 24 miglia, 35 km da Hafa;<br />
– Ad Medias, oggi Abbasanta, a 12 miglia, 18 km da Molaria;<br />
– Forum Traiani, oggi Fordongianus (le antiche Aquae Ypsitanae) a 15 miglia,<br />
22 km da Ad Medias (la cifra è stata corretta in 12 miglia);<br />
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vii. Le strade romane in Sardegna<br />
– Othoca, oggi Santa Giusta, a 16 miglia, 24 km da Forum Traiani;<br />
– Aquae Neapolitanae, oggi Santa Maria de is Aquas, Sardara, a 36 miglia, 53<br />
km da Othoca (la cifra è stata corretta in 26 miglia);<br />
– Caralis,a 36 miglia, 53 km da Aquae Neapolitanae.<br />
Si è riflettuto molto sulla posizione di TIBULA, che preferiamo collocare tra<br />
Castelsardo e la foce del Coghinas, per le ragioni che abbiamo discusso: quel<br />
che è certo è che la vallata del fiume doveva essere percorsa sulla riva sinistra<br />
dalla strada che procedeva in direzione di Valledoria, toccava il ponte di Santa<br />
Maria Maddalena di Viddalba, dove è stata localizzata l’antica banchina fluviale<br />
di quello che era il più «antico porto fluviale gallurese», presso la collina Monte<br />
San Giovanni, non lungi dalle terme di Casteldoria, le caldissime sorgenti delle<br />
Aquae sicuramente conosciute in età romana: da qui la strada raggiungeva dopo<br />
25 miglia, 35 km, GEMELLAE, collocata tradizionalmente a San Lorenzo di<br />
Tempio, in realtà Monte Rennu sul Coghinas oppure Perfugas, per quanto l’attuale<br />
toponimo potrebbe continuare per Massimo Pittau una denominazione<br />
antica, connessa con il nome dei Balari (nella lingua dei Corsi secondo Pausania<br />
la parola Balari era un sinonimo di perfugae-disertori). L’interpretazione del<br />
toponimo Gemellae è discussa: escluderei una prosecuzione medioevale Gemini<br />
(per la curatoria di Tempio) ed un collegamento con le due coorti ausiliarie<br />
gemine del i secolo d.C.; si può pensare a due sorgenti termali (tanto da doversi<br />
intendere come Aquae Gemellae), ma altre spiegazioni sono possibili con<br />
riferimento alle stazioni stradali (sul modello di Ad Medias, presso Abbasanta,<br />
sempre nell’Itinerario Antoniniano), a particolari situazioni topografiche e<br />
geografiche (colline, vallate, monti, fiumi, ecc.), alla collocazione della mansio a<br />
mezza strada tra due fiumi, alla «congiunzione di due strade», al fatto che un’unica<br />
stazione poteva controllare i territori della Gallura interna a nord del Limbara<br />
«onde impedire le incursioni» di due distinti popoli, i Corsi ed i Balari, oppure<br />
in connessione con particolari antroponimi, sul tipo di quel Tiberius Claudius<br />
Spuri filius Gemellus di un sarcofago di origine olbiense.<br />
Proprio a questa strada potrebbe riferirsi il miliario stradale recentemente<br />
pubblicato rinvenuto sul Coghinas in comune di Erula in località Sa Mela pochi<br />
chilometri a sud-est di Perfugas, attualmente conservato al Museo di Perfugas,<br />
con l’indicazione di 180 miglia da Carales, cioè di 266 km: la cifra non è interamente<br />
leggibile e la lacuna potrebbe arrivare a 188 miglia da Carales: [millia?]<br />
pas(suum) CLXX/X[VIII]; eppure, se il testo fosse almeno parzialmente<br />
attendibile, ci consentirebbe proprio di collocare Gemellae in comune di Perfugas,<br />
dato che Gemellae distava 25 miglia dal caput viae Tibula (collocata a 213<br />
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