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Storia della Sardegna antica<br />
Istituto geografico militare, Firenze 1<strong>93</strong>1,p.55,nr.11;G.LILLIU, Per la topografia di Biora-Serri-Nuoro,<br />
«Studi Sardi», 7, 1947,pp.45 s., n. 26;R.J.ROWLAND JR., I ritrovamenti romani<br />
in Sardegna, L’Erma di Bretscneider, Roma 1981,p.16. Sulla documentazione epigrafica<br />
cfr. A. MASTINO, Un’iscrizione funeraria inedita proveniente da Aùstis (Nuoro), «Archivio<br />
Storico Sardo», 30, 1976,pp.51 ss.; P. RUGGERI, Aùstis: l’epitafio di Cn(aeus) Coruncanius<br />
Faustinus, «Nuovo Bullettino Archeologico Sardo», 4, 1987-1992, pp.159<br />
ss.; R. J. ROWLAND JR., Caturo, not Caturon(i?)us, «Beiträge zur Namenforschung», 29-<br />
30,4, 1994-95,pp.355 ss.<br />
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1. La viabilità nella Sardegna romana<br />
vii<br />
LE STRADE ROMANE IN SARDEGNA<br />
La viabilità nella Sardegna romana fu il frutto di una lenta evoluzione, che deve<br />
essersi originata in età preistorica e protostorica, sviluppandosi poi in età fenicio-punica,<br />
soprattutto con lo scopo di collegare le principali colonie della<br />
costa occidentale e meridionale dell’isola. Le numerose arterie della Sardegna<br />
romana sono documentate solo in età imperiale e segnano ancora oggi il paesaggio<br />
isolano: da esse si dipartivano naturalmente dei rami secondari, cioè dei<br />
deverticula, vere e proprie varianti orientate a raggiungere città e villaggi, in un<br />
territorio che appare nel complesso scarsamente urbanizzato.<br />
Le denominazioni delle strade romane cambiano in modo rilevante a seconda<br />
delle fonti che vengono utilizzate: i geografi e le fonti letterarie mettono<br />
l’accento sulle principali stazioni di sosta di ambito rurale (mansiones), ma anche<br />
sulle città, con attenzione specifica al fenomeno urbano, ai porti ed alle principali<br />
direttrici utilizzate per il transito delle merci e dei rifornimenti, in particolare<br />
per il trasporto sui carri del grano prodotto in Sardegna e diretto al mercato<br />
di Roma. Viceversa i quasi 150 miliari stradali rinvenuti nell’isola testimoniano<br />
una dimensione differente, quella dello spazio rurale: ci consentono allora di<br />
seguire sul terreno il percorso reale e spesso ci conservano con un formulario<br />
molto rigido il numero delle miglia (ogni miglio corrisponde a 1478 metri, pari<br />
a mille passi), il nome dell’imperatore e del governatore che ha effettuato i lavori<br />
di costruzione o di restauro o semplicemente che si è occupato della collocazione<br />
dei segnacoli itinerari.<br />
La realizzazione dei miliari deve essere attribuita a varie officine o a lapicidi<br />
itineranti, che utilizzavano naturalmente le cave di materiale lapideo dei singoli<br />
territori attraversati dalle strade, dunque ad esempio la trachite del Meilogu per<br />
l’area di Bonorva e Mores ed il granito per l’agro olbiense.<br />
Del resto la localizzazione dei ponti, l’individuazione di tratti di massicciata,<br />
gli stessi toponimi consentono di avere oggi un quadro della viabilità romana<br />
sempre più dettagliato, anche in rapporto ai numerosi censimenti archeologici<br />
ed agli scavi in corso nell’isola per iniziativa delle Soprintendenze archeologi-<br />
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