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Storia della Sardegna antica<br />
phia dell’Anonimo Ravennate (vii secolo d.C.), elencate secondo un ordine che<br />
consentirebbe di distinguere tre percorsi tutti originantisi da Caralis; infine in<br />
Guidone.<br />
I sette percorsi dell’Itinerario Antoniniano in realtà possono essere schematicamente<br />
ridotti a quattro, ordinati da est ad ovest, con le stazioni citate sempre<br />
da nord a sud, particolarmente diradate e distanti tra loro nelle regioni interne<br />
della Barbaria, con percorsi più brevi nell’area occidentale dell’isola, a testimonianza<br />
forse di una maggiore ricchezza e di una maggiore disponibilità di<br />
risorse che potevano essere destinate all’ammasso nelle singole mansiones, con<br />
una distanza che varia dalle 45 miglia di alcune aree barbaricine alle 12 miglia<br />
delle aree costiere.<br />
Possiamo allora distinguere:<br />
1) la litoranea orientale chiamata a portu Tibulas Caralis, lunga 246 miglia, cioè<br />
364 km, di cui conosciamo ben 14 stazioni con una distanza media tra loro di<br />
19 miglia che toccavano la Gallura, la Baronia, l’Ogliastra: le distanze tra singole<br />
mansiones variano dalle 12 alle 38 miglia; per il tratto gallurese fino ad Olbia<br />
esisteva una vera e propria variante interna che collegava il porto di Tibula (forse<br />
alla foce del Coghinas) con Olbia, lunga a quel che pare 56 miglia cioè 83 km<br />
(in realtà i codici dell’Itinerario Antoniniano hanno 16 miglia): a portu Tibulas<br />
per compendium Ulbia, un percorso che doveva consentire di risparmiare ben 23<br />
miglia rispetto alla litoranea.<br />
2) la strada interna della Barbagia, chiamata aliud iter ab Ulbia Caralis, una variante<br />
lunga 172 miglia cioè 254 km, che con le sue 5 stazioni (distanti in media<br />
tra loro 43 miglia) collegava il porto di Olbia con Carales, passando lungo le<br />
falde occidentali del Gennargentu e toccando il suo punto più alto (oltre 900<br />
metri) a Sorabile, oggi presso Fonni: le distanze tra singole mansiones erano notevoli<br />
e variavano da 40 a 45 miglia. Se collegassimo a questa strada la via a portu<br />
Tibulas per compendium Ulbia, avremmo anche in questo caso un itinerario che<br />
iniziava dal Porto di Tibula.<br />
3) la strada centrale sarda, chiamata a Tibulas Caralis, lunga 213 miglia cioè 315<br />
km, che collegava la Gallura col Campidano toccando 10 stazioni (distanti in<br />
media tra loro 19 miglia) ed attraversando le regioni centrali dell’isola, nel senso<br />
dei meridiani: corrisponde in parte all’odierna strada statale 131 Carlo Felice ed<br />
esisteva già alla fine dell’età repubblicana (come forse testimonia l’originario caput<br />
viae Tibula che sembra precedere la fondazione della colonia di Turris Libisonis<br />
per opera di Cesare o di Ottaviano), ma fu sostanzialmente costruita secondo<br />
un disegno unitario nell’età di Claudio con due tronchi, uno in partenza<br />
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vii. Le strade romane in Sardegna<br />
da Turris fino alle Aquae Ypsitanae ed un altro con partenza da Carales, per<br />
quanto già il prolegato Tito Pompeo Proculo alla fine dell’età di Augusto fosse<br />
intervenuto in un percorso laterale, da Ad Medias verso Austis; i restauri voluti<br />
da Vespasiano testimoniano l’antichità del primitivo tracciato (gli interventi di<br />
Vitellio al 44° miglio presso Cabu Abbas di Torralba non è detto fossero dei restauri).<br />
Se stiamo all’Itinerario Antoniniano, le stazioni distavano tra loro da 12<br />
a 36 miglia.<br />
4) la litoranea occidentale, chiamata a Tibulas Sulcis, che toccava 14 stazioni (distanti<br />
in media tra loro 20 miglia), quasi tutte le antiche colonie fenicie e puniche<br />
della Sardegna lungo la costa occidentale; le mansiones erano distanti tra 12 e 30<br />
miglia. La litoranea era lunga 260 miglia, pari a 384 km e può essere considerata<br />
un segmento di una strada più lunga, che comprendeva anche i tratti a Sulcis Nura<br />
lungo 69 miglia, con tre stazioni ed il tratto a Caralis Nura lungo 22 miglia. Nel<br />
complesso la strada costiera occidentale era lunga 351 miglia cioè 419 km e<br />
comprendeva ben 17 stazioni. Da questa strada (a nord di Cornus) proviene il<br />
più antico miliario della Sardegna, riferito ai primi decenni dell’età di Augusto.<br />
L’espressione usata dall’Itinerario Antoniniano (item a Tibulas Sulcis) farebbe<br />
pensare ad un segmento di un percorso più ampio, che copriva l’intero perimetro<br />
dell’isola, comprendendo come primo tratto la via a portu Tibulas Caralis:se<br />
Tibula ed il suo porto erano veramente vicini, l’insieme del perimetro costiero<br />
della Sardegna era percorso da una strada lunga 597 miglia, cioè 882 km per un<br />
totale di 27 stazioni (si ricordi che Strabone calcolava per le coste dell’isola un<br />
perimetro di 636 miglia e Plinio il Vecchio di 565 miglia, tra i 940 e gli 835 km).<br />
Non mi nascondo però che una correzione possibile potrebbe essere quella<br />
di item in iter.<br />
I miliari stradali ci fanno conoscere le stesse strade con differenti denominazioni,<br />
in genere con partenza da Karales, da Olbia o da Turris Libisonis; ma anche<br />
altre strade, tronchi parziali delle litoranee oppure vere e proprie varianti.<br />
Gli elementi più significativi sono due:<br />
5) la biforcazione per Olbia della strada centrale sarda chiamata sui miliari a<br />
Karalibus Olbiam, con origine sulla Campeda: si staccava a nord della Campeda<br />
dal tronco principale, chiamato sui miliari a Karalibus Turrem oppure a Turre,<br />
una denominazione che è evidentemente successiva alla fondazione della colonia<br />
di Turris Libisonis.<br />
6) la variante tra Sulci e Carales, lungo la vallata del Sulcis flumen, il Cixerri: un<br />
percorso diretto che toccava Decimo e dimezzava quello costiero che da Sulci<br />
(oggi Sant’Antioco), raggiungeva Tegula, Nora, Caralis.<br />
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