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Storia della Sardegna antica<br />
in visita al santuario.<br />
La presenza delle sepolture dei vescovi consente di introdurre un ultimo problema,<br />
legato all’identificazione della cattedrale di Forum Traiani. Il centro è sicuramente<br />
sede di diocesi nel 484, quando il vescovo di Forotraiani presenzia insieme<br />
ad altri quattro presuli sardi al Concilio di Cartagine indetto da Unnerico.<br />
Occorre notare inoltre che a Forum Traiani, sin da età tardoantica dovette<br />
costituirsi un cimitero in area urbana, ancorché periferica, in relazione alla<br />
creazione di un edificio ecclesiastico intitolato a San Pietro; tale ecclesia potrebbe<br />
aver ottenuto la dignità di cattedrale all’atto della formazione della diocesi<br />
forotraianense. Gli scavi archeologici condotti nell’area della chiesa parrocchiale<br />
di San Pietro, demolita sullo scorcio del secolo scorso per far posto all’odierno<br />
edificio di culto neogotico, misero in luce infatti tombe con corredi databili<br />
tra il v e il vi secolo d.C.<br />
7. Gavinus, Protus e Ianuarius di Turris<br />
Come è ben noto, nelle fonti la più antica testimonianza del culto tributato ai<br />
martiri turritani Gavino, Proto e Gianuario si trova nel Martirologio Geronimiano,<br />
ove San Gavino di Turris è menzionato due volte: la prima, nel terzo<br />
giorno dalle calende di giugno (il 30 maggio), mentre l’ottavo giorno dalle calende<br />
di novembre (il 25 ottobre), lo stesso Gavinus è ricordato in Turribus.<br />
Il 27 ottobre, a sei giorni dalle calende di novembre, il Martirologio Geronimiano<br />
ricorda invece la memoria dei Santi Proto e Gianuario, in Sardinia, e almeno<br />
in alcuni codici, segnatamente in Turribus.<br />
Dopo il Martirologio, una documentazione del culto rivolto a San Gavino si<br />
trova, ancora in età altomedievale, nell’epistolario di Gregorio Magno: in una<br />
missiva del luglio del 599 a Ianuarius, vescovo di Cagliari, il pontefice fa riferimento<br />
ad un monasterium Sancti Luxurii et Gabini, verosimilmente localizzabile<br />
nella stessa città dove il destinatario era titolare del seggio episcopale.<br />
A parte il riferimento alla città, presente in alcuni codici del Geronimiano, a<br />
fornire i dati sui primitivi luoghi di culto dove si celebrava la memoria martiriale<br />
sono la passio e i successivi testi letterari che narrano della inventio delle reliquie<br />
dei Martiri turritani, avvenuta nel medioevo; naturalmente a tali documenti,<br />
innanzitutto alla passio, è da applicarsi il metodo critico, ma pur tuttavia,<br />
come negli altri casi, non sono pochi gli elementi di veridicità.<br />
Della Passio Sanctii Gavinii, Protii et Ianuarii sono edite diverse recensiones.<br />
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x. Il Cristianesimo<br />
Il racconto riunisce le vicende di Gavino con quelle di Proto e Gianuario, un<br />
presbitero e un diacono geniti in insula Sardiniae et in Turritana civitate nutriti; i due<br />
religiosi, che esercitavano la loro predicazione in un’area suburbana di Turris,<br />
presso il Mons Agellus, vengono denunciati al governatore Barbarus, che dapprima<br />
convoca i due personaggi in Corsica, dove si trovava temporaneamente, e<br />
al loro rifiuto di adorare gli idoli, esilia Proto su un’isola detta Cornicularia, tenendo<br />
con sé Gianuario. Dopo alterne vicende, una volta rientrato in Sardegna,<br />
il governatore tenta ancora una volta di convincere Proto e Gianuario ad<br />
abbandonare la loro fede, e, non ascoltato, affida i due alla custodia di un militare,<br />
Gavinus. Convinto dalla predicazione dei due prigionieri, Gavino abbraccia<br />
la religione cristiana, e per tale ragione, chiamato a dare spiegazioni al cospetto<br />
di Barbaro, subisce un processo, nel corso del quale rinuncia ad abiurare<br />
la nuova fede, venendo perciò condannato a morte. Mentre si avvia in una località<br />
presso la costa turritana, dove era stato stabilito il luogo dell’esecuzione,<br />
incontra una donna che gli porge un fazzoletto: quest’episodio e quello che segue<br />
poco dopo, relativo alla restituzione del fazzoletto al marito della donna,<br />
Calpurnius, e alla successiva guarigione della stessa, mostra una stretta analogia<br />
con la passione di Sant’Alessandro. Dopo essere stato decapitato e gettato in<br />
mare, il suo spirito appare dapprima a Calpurnio, a cui rende il fasciolum e, una<br />
volta avvenuto questo fatto miracoloso, Gavino si reca presso la grotta dove<br />
nel frattempo si erano nascosti Proto e Gianuario e li esorta a costituirsi alle autorità<br />
e accettare il martirio. I due sacerdotes vengono così condannati e, dietro<br />
loro richiesta, martirizzati nello stesso luogo dove era già stato ucciso Gavino.<br />
Al luogo in cui vennero martirizzati Gavino e, per loro scelta, Proto e Gianuario<br />
si fa riferimento nell’ultima parte, senza alcuna esplicita specificazione<br />
topografica; il sito era poco distante dalla spelunca dove erano nascosti, per<br />
sfuggire alla cattura, i due ecclesiastici; lo spirito di Gavino, già giustiziato, si recava<br />
presso la grotta per convincerli a consegnarsi alle autorità e dare l’ultima<br />
testimonianza del credo a lungo predicato.<br />
Tutti questi elementi sembrano confermare la tradizione secondo la quale<br />
l’originaria memoria edificata in onore dei martiri turritani sorgesse presso San<br />
Gavino di Balai, dove i corpi dei martiri rimasero deposti fino al momento della<br />
traslazione; l’Autore della passio doveva conoscere bene tale luogo, così come<br />
sapeva individuare il luogo in cui avvenne il martirio, mentre non si fa accenno<br />
ad altri luoghi di culto.<br />
Il problema sul primitivo santuario si complica in rapporto ai dati sul Mons<br />
Agellus, in parte recuperabili dalle fonti, ma soprattutto emersi nel corso delle<br />
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