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Storia della Sardegna antica<br />
Garonna ed i Pirenei; un Ti(berius) Iulius Capito, congedato dall’imperatore Tiberio<br />
(come dimostra il nome e la tribù Fabia, nella quale fu inscritto nel momento<br />
in cui diventava cittadino romano); infine forse Silo figlio di Terentius. L’onomastica<br />
dei personaggi, i formulari ed i supporti delle iscrizioni, in parte la durata<br />
del servizio, fanno supporre che il reparto operò nell’isola nella prima metà del<br />
i secolo. Le lapidi funerarie di Capitone e di Silone furono rinvenute a Iscia<br />
Cunzada, presso Nostra Signora di Castro (Oschiri), l’antica Luguido: il toponimo<br />
medioevale e moderno, la testimonianza dell’Anonimo di Ravenna che nel<br />
vii secolo localizza probabilmente qui i Castra Felicia, sono indizi della presenza<br />
di un accampamento, forse sede del reparto degli Aquitani, cui fu affidato il<br />
controllo della via a Karalibus Olbiam (ad Ardara è stato rinvenuto l’epitafio di<br />
[O]rcoeta) e della variante interna della Barbagia che passava per Bitti (località<br />
dove fu ritrovata la lapide di Decumus): l’ampiezza della giurisdizione dell’unità<br />
giustificherebbe l’esigenza di un’unità equitata a Luguido.<br />
Come gli altri due reparti, è probabile che la coorte giungesse nell’isola durante<br />
il principato di Tiberio, forse già con Augusto; in ogni caso essa lasciò la<br />
Sardegna prima dell’anno 74, quando un diploma militare la annovera fra le<br />
truppe della Germania Superiore. È quindi priva di fondamento l’ipotesi che<br />
inseriva fra i soldati della coorte M(arcus) Verecundius Diogenes, originario di Avaricum<br />
Biturigum (Bourges) in Aquitania. L’uomo, infatti, sposato con la sarda Iulia<br />
Fortunata, è ricordato con la moglie su due sarcofagi rinvenuti nella colonia di<br />
Eburacum-York in Britannia, databili alla seconda metà del ii, più verosimilmente<br />
al iii secolo, quando ormai da diverse generazioni la cohors aveva abbandonato<br />
la Sardegna.<br />
Gli Aquitani furono sostituiti a Luguido da una formazione di eguale entità e<br />
caratteristiche, la cohors Ligurum (equitata), arruolata inizialmente fra le popolazioni<br />
della Liguria antica: dalla chiesa di Nostra Signora di Coros a Tula, a breve<br />
distanza da Nostra Signora di Castro, ci giunge, infatti, il ricordo di M(arcus)<br />
Iunius Germanus, signifer della coorte (incaricato di portare l’insegna del reparto,<br />
di sorvegliare la cassa generale ed il mercato dei soldati), un cittadino romano<br />
vissuto attorno alla metà del i secolo. In ogni caso l’unità dei Liguri si trovava in<br />
Sardegna in un momento compreso fra il 55 ed i primi anni del principato di<br />
Vespasiano, forse fra il 62 ed il 65 quando nell’isola giunse in esilio Atte, la concubina<br />
amata da Nerone ed onorata con cospicue proprietà nella provincia: un<br />
testo da Olbia ricorda un suo liberto, amico di Gaio Cassio Blesiano, cittadino<br />
romano e decurione della cohors Ligurum, princeps equitum (comandante anziano<br />
di una delle turmae di cavalleria o comandante di un distaccamento stanziato ad<br />
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viii. L’esercito e la flotta<br />
Olbia). Sulla base di questi dati si può supporre che il reparto sia giunto in Sardegna<br />
in età neroniana e che sia stato impegnato in operazioni di polizia nei<br />
possedimenti imperiali; potremmo ipotizzare che fosse composto esclusivamente<br />
da cittadini romani come la cohors Apula e le cohortes Campanae e che in un<br />
certo senso godesse di un prestigio paragonabile a quello dei reparti legionari.<br />
Due diplomi militari rinvenuti a Sorgono ed a Dorgali, databili negli anni 88 e<br />
96, ci informano che alla fine del i secolo d.C. la Sardegna era controllata da<br />
due cohortes geminae (nate dalla fusione di reparti preesistenti), composte da fanti<br />
e cavalieri: la cohors I gemina Sardorum et Corsorum e la cohors II gemina Ligurum et<br />
Corsorum: in quest’ultimo reparto militava il Sardo Tunila, forse membro del populus<br />
dei Caresii, popolo che verosimilmente abitava la valle del Cedrino presso<br />
Orosei. Le due coorti non sono più attestate nelle iscrizioni di età posteriore,<br />
ma attraverso la loro titolatura sappiamo che le coorti dei Corsi e dei Liguri erano<br />
state sciolte per cause ignote in età flavia, forse nella confusione politica<br />
dell’anno 69. Dai due diplomi ricaviamo, inoltre, che almeno durante il principato<br />
di Nerone era stata costituita una cohors Sardorum, talvolta indicata anche<br />
come cohors I o praetoria Sardorum, i cui soldati (come sottolineato da Franco<br />
Porrà) avevano raggiunto già nell’anno 88 i venticinque anni di servizio sufficienti<br />
a ricevere il congedo. Anche questo reparto era stato forse sciolto o trasformato<br />
dai Flavi; i formulari e l’onomastica riscontrabili nelle sei iscrizioni a<br />
noi giunte (pur con dubbi sui testi frammentari da Sestu e Cumpingeddus), la<br />
presenza di una cohors II Sardorum equitata in Algeria (fra Numidia Cirtense e<br />
Mauretania Cesariense) operante sicuramente in età adrianea, ma probabilmente<br />
già nata alla fine del i secolo, dimostrano che la cohors I era stata ricostituita<br />
dopo l’anno 96.<br />
Gli effettivi dell’unità erano arruolati verosimilmente fra i Sardi, dotati di cittadinanza<br />
romana con l’eccezione del miles (?) Charittus figlio di Cota, sepolto a<br />
Grugua; altre iscrizioni permettono di conoscere i soldati G(aius) Arrius Laetus<br />
e Iulius Venustus, sepolti a Cagliari, città dove erano forse nati e dalla quale forse<br />
proveniva anche l’epitafio reimpiegato nel muro di un’abitazione della vicina<br />
città di Sestu, relativo ad un militare; a Cumpingeddus, presso Fluminimaggiore,<br />
risiedeva la famiglia del centurione Surdinius Felix; lo stesso grado era forse<br />
ricoperto da M(arcus) Iulius Potitus, sepolto presso il castello di Medusa (Asuni),<br />
non lungi da Fordongianus.<br />
Non sappiamo localizzare gli accampamenti della coorte: i testi di Carales e<br />
Sestu fanno supporre una caserma nei pressi della capitale provinciale, alle dirette<br />
dipendenze del governatore; le iscrizioni provenienti da Cumpingeddus e<br />
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