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Scarica l'edizione di Novembre / Dicembre - Fondazione Biblioteca ...

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novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 11stione del primato, passando avanti anche all’opere <strong>di</strong>que’ due matadori, <strong>di</strong>ceva don Ferrante; il libro in cui sitrovan racchiuse e come stillate tutte le malizie, per poterleconoscere, e tutte le virtù, per poterle praticare;quel libro piccino, ma tutto d’oro; in una parola, lo StatistaRegnante <strong>di</strong> don Valeriano Castiglione».Ma la vera passione <strong>di</strong> don Ferrante, la <strong>di</strong>sciplinache più ama e sul quale «godeva il titolo <strong>di</strong> professore», èla scienza cavalleresca. 5 Come il conte Gian GiacomoLeonar<strong>di</strong> (1498-1572), che da Venezia più volte nel corsodel Cinquecento era stato chiamato a <strong>di</strong>rimere importantiquestioni d’onore, anche il personaggio manzonianomostra <strong>di</strong> maneggiare con <strong>di</strong>sinvoltura gli argomenti dellacavalleria, delle precedenze e dei duelli.«Aveva nella sua libreria, e si può <strong>di</strong>re in testa, leopere degli scrittori più riputati in tal materia: Paride dalPozzo, Fausto da Longiano, l’Urrea, il Muzio, il Romei,l’Albergato, il Forno primo e il Forno secondo <strong>di</strong> TorquatoTasso, <strong>di</strong> cui aveva anche in pronto, e a un bisogno sapevacitare a memoria tutti i passi così della GerusalemmeLiberata, come della Conquistata, che possono far testoin materia <strong>di</strong> cavalleria. L’autore però degli autori, nel suoconcetto, era il nostro celebre Francesco Birago, con cuisi trovò anche, più d’una volta, a dar giu<strong>di</strong>zio sopra casid’onore». Non a caso la descrizione della biblioteca <strong>di</strong>don Ferrante si interrompe («cominciamo a dubitare severamente il lettore abbia una gran voglia d’andare avantiin questa rassegna») con la trattatistica cavalleresca. Unascienza che <strong>di</strong> lì a poco sarebbe morta, e subito <strong>di</strong>menticata,contestualmente al tramonto dei principati italiani, allanascita degli Stati moderni (che proprio in quel periodostavano combattendo la Guerra dei Trent’anni) e alla per<strong>di</strong>ta<strong>di</strong> influenza e potere della classe nobiliare.Una raccolta, quella dell’eru<strong>di</strong>to manzoniano, profondamentereazionaria. In tutto rivolta al passato, è intrisa<strong>di</strong> un pessimismo cosmico verso il futuro, quasi incapace<strong>di</strong> cogliere le costanti del progresso.Colpevole, agli occhi <strong>di</strong> Manzoni, <strong>di</strong> non vedere alcunaevoluzione nella conoscenza, come nella vita, donFerrante vive <strong>di</strong> fantasmi e si condanna a una gloriosa edeterna posizione <strong>di</strong> retroguar<strong>di</strong>a che neppure gli permette<strong>di</strong> cogliere i segni della <strong>di</strong>vina Provvidenza.Oltre don Ferrante, attaccato ai suoi sillogismi aristotelicie al <strong>di</strong> là della sua morte causata dalla peste (cheappunto si porta via un mondo), rimangono i suoi trecentolibri. A testimonianza <strong>di</strong> un sapere che, <strong>di</strong>menticato maincorruttibile, è eterno.Ma don Ferrante è un “carattere” che percorre laletteratura. Analoghe figure si rintracciano in altre opereletterarie. Interessante è accennarne a uno grottesco: gliscrivani Bouvard e Pecuchet dell’omonimo romanzo(1881) <strong>di</strong> Gustave Flaubert.Intendendo stilare una sorta <strong>di</strong> catalogo dellesciocchezze umane, mentre il positivismo ottocentescoe la fiducia nel progresso mostravano le prime crepe, ilgrande scrittore francese narra le vicende <strong>di</strong> due copistiche lasciano il lavoro e si ritirano in campagna per de<strong>di</strong>carsiallo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>ssennato ed eterogeneo <strong>di</strong> tutte le <strong>di</strong>sciplinedello scibile: agronomia, anatomia, archeologia,chimica, filosofia, geologia, letteratura, me<strong>di</strong>cina,politica, religione, scienze naturali, storia. Si accumulanonella casa dei due scrivani libri su libri. E ogni giorno<strong>di</strong> più si allarga il <strong>di</strong>vario fra la loro <strong>di</strong>mensione ossessivae il mondo che pulsa al <strong>di</strong> fuori della proprietà <strong>di</strong>Chavignolles. Anche nella casa <strong>di</strong> Flaubert i libri andavanoaumentando.Per poter scrivere Bouvard e Pecuchetil grande letteratofrancese lesse, per sei anni, millecinquecento volumisu ogni branca del sapere col paradossale intento <strong>di</strong> noncapirli. Il capolavoro, peraltro incompiuto, non è solouna satira sulla stupi<strong>di</strong>tà umana. Bouvard e Pecuchet è unromanzo filosofico sulla sostanziale inconoscibilità delsignificato profondo e ultimo del mondo.Né la <strong>di</strong>vina provvidenza ci permette <strong>di</strong> comprenderlo(benché il religioso Manzoni professi il contrario)né i libri <strong>di</strong> Prospero, <strong>di</strong> don Ferrante e dei due copisti.Questi rassicuranti simulacri della ricerca del sapere segnanosolo una scelta <strong>di</strong> coraggio e ricerca, mai conclusa.Ma continuano a vivere, con la loro piccola e parziale verità,passando fra i secoli. Come in fondo anche Manzonimostra <strong>di</strong> sapere: «E quella famosa sua libreria? E’ forseancora <strong>di</strong>spersa su per i muriccioli». 6NOTE1W. Shakespeare, La tempesta, vv. 109-110.2Ib.,vv. 167-168.3Ib.,vv. 90-91.4A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXVII,Brescia, La Scuola, 1982, pp. 806-815.5Cfr. F. Erspamer, La biblioteca <strong>di</strong> DonFerrante. Duello e onore nella cultura del Cinquecento,Roma, Bulzoni, 1982.6A. Manzoni, I promessi sposi, cit., cap.XXXVII, p. 1082.

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