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Scarica l'edizione di Novembre / Dicembre - Fondazione Biblioteca ...

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6 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Da sinistra: Li <strong>di</strong>scorsi cavallereschi <strong>di</strong> Francesco Birago (1562-1640) nell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Milano, Giovanni Battista Bidelli, 1628;Frontespizio del Trattato dei governi <strong>di</strong> Aristotile, stampata nel 1549 a Firenze da Lorenzo Torrentino, nella traduzione a cura<strong>di</strong> Bernardo Segni. La copia della nostra biblioteca proviene dalla raccolta <strong>di</strong> Giuseppe Martini (1872-1944)do la sua unica attività, lo stu<strong>di</strong>o appassionato <strong>di</strong> ognibranca dello scibile, dalla storia alla scienza, dalla politicaalla filosofia, 4 Manzoni ci lascia un ritratto <strong>di</strong> don Ferranteche (come notato da Eugenio Donadoni nel celebresaggio La dottrina dei Promessi sposi, 1913) più che ridere fasorridere. Rintanato nella sua biblioteca, anche per sfuggirealla tirannia domestica <strong>di</strong> donna Prassede, don Ferrantetrascorre i giorni fra i suoi volumi.Possedeva «una raccolta <strong>di</strong> libri considerabile, pocomeno <strong>di</strong> trecento volumi: tutta roba scelta, tutte operedelle più riputate, in varie materie; in ognuna delle qualiera più o meno versato». Nascosto nel suo stu<strong>di</strong>o, donFerrante appare protetto, come il sinologo Peter Kien <strong>di</strong>Auto da fè, dai suoi libri: trecento, specifica Manzoni.Trecento tomi che, come gli Spartani alle Termopili,bloccano il fluire della vita e non ne permettono l’ingressonella biblioteca <strong>di</strong> don Ferrante. Pur se posto inquesta <strong>di</strong>mensione atemporale e atarassica, don Ferranterimane, nella sostanza, uno dei personaggi più rispettabilidell’intero romanzo. È <strong>di</strong>sinteressato, sincero e idealista.Manzoni però si <strong>di</strong>verte a descriverne, con sottile (e atratti perfida) ironia la vasta e curiosa eru<strong>di</strong>zione.Per Manzoni, uomo cresciuto nella temperie illuminista,non può che esserci una forte condanna della <strong>di</strong>mensioneeru<strong>di</strong>ta, vista (a torto) come solo e sterile eserciziointellettuale. Manzoni presenta al lettore, fra le righe,gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> don Ferrante non solo come vacui, ma anchemiopi. Essi gli impe<strong>di</strong>scono qualsiasi contatto con la

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